mercoledì, marzo 29, 2006
La citazione di Marketing Usabile
Sharna Goetz - stilista
Quale futuro per l'immagine coordinata?
Circa quattro anni fa ho conosciuto ad un convegno in cui erano relatori, due svedesi dal nome impronunciabile, Kjell Nordström e Jonas Ridderstråle. Si tratta degli autori di un libro non convenzionale sul marketing dal titolo “funky business”. Per delle strane associazioni di pensiero, mi sono tornati in mente quando sono uscito dal ristorante ed in particolare mi sono ricordato di una loro affermazione che mi ha fatto molto riflettere: “in una società del surplus, vi è un surplus di imprese simili, che impiegano persone simili, con simili background universitari e che avranno idee simili e quindi produrranno prodotti simili, con prezzi e qualità simili.”
Il mio volo è stato chiamato con circa dieci minuti di ritardo, oramai è un’abitudine di quasi tutte le compagnie aeree italiane. Come molti, ho acquistato dal call center un biglietto elettronico, scegliendo accuratamente la compagnia area in base al prezzo, visto che sono tutte così simili fra loro, soprattutto quelle che fanno la tratta Milano-Roma.
Un breve tragitto sullo shuttle della società aeroportuale ed eccomi imbarcato sull’areomobile. Due hostess dalla divisa perfettamente coordinata a cui non manca il foulard d’ordinanza, dopo aver recitato con poca convinzione il mantra delle operazioni di emergenza e averci informato sull’elenco delle disposizioni di sicurezza di cui è dotato il velivolo ci hanno offerto la solita bibita e la scelta fra un pacchetto di salatini ed una mini confezione di biscotti. Il tempo di volo è di circa 50 minuti che vengono parzialmente trascorsi sfogliando la rivista della linea aerea che propone i soliti articoli di arte, cultura e business, anche se di prestigiosi autori i cui articoli appaiono scritti senza particolare convinzione.
L'opera è di Mario Mafai (Osteria Romana - 1943)
martedì, marzo 28, 2006
La credibilità della pubblicità (advertising skepticism)
Sull'argomento, suggerisco la lettura di questo studio pubblicato sul Journal of Advertising
Mi domando se questi temi siano di interesse, perché mi sembra di notare uno scarso dibattito nel nostro Paese tra gli operatori della comunicazione.
L'interattività è un valore? (seconda parte)
Ritengo che sia importante nella progettazione di contenuti interattivi per le televisioni digitali, porsi almeno tre domande.
- come progettare l'interattività affinché l'esperienza di fruizione dei contenuti televisivi venga arricchita, come creare un'esperienza armonica tra contenuti di flusso e contenuti e servizi interattivi?
- dove offrire l'interattività, sui diversi contenuti content related, non content related e sugli altri servizi fruiti attraverso differenti device e piattaforme distributive?
- quando offrire l'interattività, con quali modalità di attivazione, in quali contesti di fruizione?
- l'interattività possibile - offerta delle opportunità e dai limiti delle tecnologie al momento disponibili su ogni piattaforma
- l'interattività disponibile - in funzione degli obiettivi strategici di chi la offre (fidelizzazione delle audience o fonte di nuovi revenue streams)
- l'interattività desiderata - in funzione dei potenziali desideri dei diversi segmenti di utenza
lunedì, marzo 27, 2006
Speciale anticipazione da Miptv terza parte
Secondo Channing Dawson, senior vice president of emerging media di Scripps Network, che sarà presente ad un panel in una conferenza del Miptv, occorre valutare positivamente tecnologie come Tivo.
"Quello che sta cambiano è in effetti la nostra relazione con il tempo di fruizione dei programmi. Occorre considerare che il controllo è oggi nelle mani dell'utente e non del programmatore di palinsesti nella misura in cui "gli appuntamenti con la tv" sono prerogativa dello spettatore.
Alla fine le possibilita del fast forwarding forzeranno i programmatori dei palinesti ed i produttori a ripensare il modo in cui sono progettati i programmi televisivi, a introdurre nuovi criteri di segmentazione, e a rinnovare i percorsi narrativi e le modalità in cui viene erogata l'informazione.
Questo sarà anche possibile grazie alla grande quantità di informazioni che sarà possibile ottenere su ciò che gli spettatori vorranno vedere e che il cambiamento più importante avrà luogo quando l'interattività, l'integrazione e più in generale le capacità di coinvolgimento degli spettatori saranno diventate pervasive. "
Nel panel al Miptv si discuterà di come meglio raggiungere l'utente "anytime" e "anywhere", e su come adeguarsi alla "velocità" dello stesso.
Aggiunge Dawson, "una pubblicità dimesionale, gli effetti del broadband sui processi produttivi, la diffusione un sistema universale di rating su tutte le piattaforme, nuovi modelli narrativi, il contributo dei media partecipativi e la crescente importanza dei social network cambieranno il modo di concepire il modo di intendere la tv.
L'interattività è un valore? (prima parte)
L'interattività è una caratteristica propria dei mezzi digitali, quindi anche delle televisioni digitali. Dovrebbe essere utilizzata con cognizione di causa e solo dove può offrire un reale valore aggiunto all'utente, che continua giustamente a considerare il proprio apparecchio televisivo in modo passivo.
Sono diversi anni che mi occupo di pubblicità interattiva in tv e purtroppo ho visto che in troppi casi l'interattività viene proposta in modo forzato, in più sembra che ci sia ancora molta confusione anche tra alcuni addetti ai lavori sul significato del termine.
Per quanto riguarda la televisione, molti ritengono che l'interattività abbia necessariamente bisogno di un canale di ritorno, mentre a livello internazionale si è oramai consolidata la consapevolezza che esistono differenti livelli di interattività.
Tra le diverse definizioni, prediligo quella di Jensen, che definisce l'interattività "una misura della capacità potenziale di un medium di consentire ad un utente di esercitare un'influenza sui contenuti oppure sulla forma della comunicazione mediata."
Ci può essere interazione con persone o con oggetti. Il livello di interazione dipende dalla frequenza, dal numero di scelte disponibili e dalla significanza, ovvero da quanto le diverse scelte possono modificare i contenuti. Infatti esistono differenti livelli di interattività possibile:
- interattività trasmissionale - è la misura della capacità di un medium di permettere la scelta fra una corrente di informazione senza un canale di ritorno (es. data casting, multicasting, teletext, near video on demand, enhanced o EPG)
- interattività consultazionale è la misura della capacità di un medium di permettere la scelta di una selezione di informazioni pre-prodotte attraverso un canale di ritorno (es. internet, ftp, video on demand)
- interattività conversazionale è la misura della capacità di un medium di permettere all'utente di produrre le proprie informazioni nel media system (partecipare, votare, fare una video conferenza).
- interattività registrazionale è la misura della capacità di un medium di registrare a livello individuale (e non collettivo) informazioni e di adattarsi oppure di rispondere con contenuti specifici utilizzando le informazioni del singolo utente.
Un'interattività più spinta non è a mio avviso necessariamente creatrice di maggior valore aggiunto, ecco perché ritengo importante non considerare l'interattività in assoluto, ma in funzione della specifica esperienza di fruizione di un determinato contenuto su un determinato device attraverso una determinata piattaforma.
Credits per l'immagine: Yvonne Rogers
sabato, marzo 25, 2006
Chi non si aggiorna in pubblicità cambi mestiere
La foto è tratta dal sito di National Curriculum in Action
venerdì, marzo 24, 2006
Speciale anticipazione da Miptv seconda parte
Ross Biggam, direttore generale dell'ACT (Association of Commercial Television in Europe) in un'intervista raccolta dal Miptv Magazine, ritiene che il product placement, l'embedded advertising e altre forme surrettizie di pubblicità siano fra loro collegate e spesso confuse nella bozza della Direttiva.
In particolare non essendo chiara la demarcazione tra servizi di flusso e quelli non di flusso (di library ndt), in altre parole ad esempio tra servizi broadcast free to air e servizi on demand, questo creerebbe gravi difficoltà ai broadcaster e ai loro uffici legali nel dover verificare quale tipo di licenza sia necessaria.
La fruizione differenziata dei media
Il numero delle informazioni disponibili cresce a ritmi vortiginosi, mentre il nostro tempo disponibile rimane costante. Per questo ognuno di noi anche involontariamente mette in atto dei meccanismi di razionalizzazione e di ottimizzazione del tempo.
Abbiamo una fruizione differenziata dei media, dei contenuti e della pubblicità. Quando non siamo potenzialmente interessati ad un argomento o ad un contenuto anche pubblicitario la nostra attenzione deve essere catturata, ma molto spesso desideriamo che l'informazione sia breve e rilevante per non perdere troppo tempo.
Quando invece siamo noi a richiedere approfondimenti perché un argomento ci interessa particolarmente, l'informazione deve essere ricca ed articolata.
Sto lavorando attualmente nel processo di differenziazione dei formati pubblicitari in funzione dei momenti di fruizione, per questo sto analizzando tanta pubblicità.
Ancora una volta vedo molto spesso applicati meccanismi del tutto strumentali per catturare l'attenzione degli utenti che mi sembrano fini a se stessi, mi domando per quanto ancora verranno tollerati dalle persone.
giovedì, marzo 23, 2006
Speciale anticipazione da Miptv prima parte
Si preannuncia interessante il panel che avrà luogo sulle sfide della tv on demand, moderato da Larry Gerbrand, senior vice president di Nielsen Analytics.
A proposito dei nuovi modelli di advertising, Larry Gerbrand ritiene che nei prossimi anni, il pricing è destinato a cambiare radicalmente.
Anche se le televisioni generaliste dovessero perdere ancora alcuni punti di share, il prezzo della pubblicità che veicoleranno non dovrebbe scendere.
Si possono prevedere schemi multipli di prezzi della pubblicità televisiva, in funzione dei differenti modelli di fruizione e delle diverse tecnologie disponibili sulle diverse piattaforme.
Gli investitori pubblicitari che vorranno massimizzare il numero dei telespettatori su programmi live dovranno pagare un premium price rispetto a quelli che vorranno attirare lo stesso numero di telespettatori, ma in un periodo di tempo più lungo e attraverso una pluralità di devices e di piattaforme di distribuzione dei programmi televisivi.
La sfida del "Tivo" richiederà nuovi approcci pubblicitari, ma in contropartita il DVR consentirà di raccogliere una grande mole di informazioni sulle modalità con cui un programma televisivo viene fruito, lo stesso avverrà per i programmi trasmessi in modalità on demand, visto su un apparecchio televisivo o attraverso un pc o un device mobile.
Ci stiamo preparando adeguatamente al cambiamento?
martedì, marzo 21, 2006
Real Time Marketing
- Sono impensabili oggi messaggi pubblicitari indifferenziati
- E' importante differenziare i messaggi non solo in funzione dei destinatari ma anche dei tempi, dei luoghi e dei contesti di fruzione
- Sempre meno il ricordo sarà un indicatore utile
- Aumenteranno i modelli di misurazione non verbali (analisi dell'impatto emozionale)
Non potendo stare dietro alla velocità evolutiva dei trend, i brand carismatici si rendono protagonisti attraverso la capacità di anticipare le tendenze puntando su un preciso point of view piuttosto che un point of difference.
In definitiva acquistare un brand significa aderire ad un punto di vista che non rimane statico, ma che evolve nel tempo.
Qui potete trovare l'articolo di Jay Pattisal.
Grazie al ripensamento delle teorie sul brand, sto lavorando intensamente alla riprogettazione di alcuni formati pubblicitari per il fastspace. Ne parlerò qui presto.
lunedì, marzo 20, 2006
Le frontiere del marketing relazionale
Sono convinto che il tema della partecipazione, sia tanto importante in politica quanto negli affari. Si parla tanto di coinvolgimento (involvement o engagement se vi piacciono i termini inglesi), ma sono veramente pochissime le imprese interessate a tradurre questo concetto nell'operatività.
Insomma il messaggio prevalente è "bei concetti, ma torniamo alle nostre faccende quotidiane".
domenica, marzo 19, 2006
La pubblicità che non amo
- Non amo la pubblicità che utilizza i sotterfugi per attirare la mia attenzione.
- Non amo la pubblicità che fa promesse generiche, difficilmente verificabili.
- Non amo la pubblicità quando viene contraddetta dalla mia esperienza quando entro in contatto con l'azienda.
- Non amo la pubblicità che è associata ai giochi, concorsi. Se non sono interessato, non comprerò comunque.
- Non amo la pubblicità dei profumi, che crede che parlare in francese, renda il prodotto più seducente.
- Non amo la pubblicità che utilizza stereotipi che non corrispondono alle donne, agli anziani e più in generale alle persone che incontro tutti i giorni.
- Non amo la pubblicità istituzionale autoreferenziale che non è in grado di dirmi cosa un brand può realmente fare per migliorare la mia vita.
- Non amo la pubblicità che usa la provocazione, dopo i Sex Pistols, credo di aver visto tutto.
- Non amo la pubblicità che declina lo stesso messaggio su tutti i mezzi, quando invece potrebbe aggiungere valore in funzione del medium che sto utilizzando in quel momento.
- Non amo la pubblicità così creativa,che non mi permette di capire quale sia il prodotto che sta promuovendo
giovedì, marzo 16, 2006
Domanda ingenua
Ma l'anziano oggi corrisponde realmente allo stereotipo rappresentato in questa foto?
Non sarebbe ora di rivedere qualche pregiudizio sulle persone della seconda e terza eta?
mercoledì, marzo 15, 2006
Il brand nell'era digitale
Vorrei progettare un nuovo corso che tratti in modo approfondito il tema delle nuove metriche e dei processi di misurazione delle strategie di branding, ma mi domando se non sia un argomento troppo specifico.
Advertising next
Per il terzo anno di seguito, uno dei temi centrali dell'evento di Cannes sarà la pubblicità nelle sue prossime evoluzioni. In particolare si tratterà in questa edizione del tema della revisione della direttiva Tv senza Frontiere, che dovrebbe a breve consentire il product placement e disciplinare il virtual advertising e le diverse forme di embedded advertising in televisione.
Visto che dell'argomento me ne sto occupando da diversi anni, sarà interessante lo scambio di esperienze e opinioni con alcuni colleghi di Francia, Stati Uniti, Inghilterra e Germania, nell'incontro che abbiamo già organizzato da tempo. In quel contesto esamineremo nuove opportunità di collaborazione. Occorre dire che i colleghi non sono solo pubblicitari, altrimenti non sarebbe possibile la cross fertilization.
E' un vero peccato che in Italia, il comparto della comunicazione e del marketing siano così chiusi, che gli scambi siano così ridotti e che l'informazione non circoli. E' evidente che affinché questo possa avvenire, è necessario che ci sia alla base piena fiducia tra i partecipanti ad un "knowledge sharing" e al fatto che questo scambio possa in futuro creare nuove opportunità di business per tutti.
Quando parlo in Italia di questo, mi sembra di venire da un altro pianeta. Sarà forse questa una delle tante ragioni per cui la pubblicità italiana non vince quasi mai a Cannes?
martedì, marzo 14, 2006
Trust engineering e analisi della credibilità
Per siti di commercio elettronico o ad esempio siti di società di servizi bancari ed assicurativi, di case automobilistiche o di operatori turistici, che si rivolgono ad un pubblico vasto, migliorare le performance anche del solo 10%, significa di volta in volta incrementare notevolmente le revenue o ridurre i costi di relazione.
L'analista di usabilità cerca di rispondere a queste domande:
- qual'è l'esperienza generale di navigazione?
- si trovano facilmente tutte le informazioni?
- come si migliora la struttura di accesso alle informazioni?
- quali sono gli elementi del sito che accrescono il livello del trust?
- come si riducono gli abbandoni?
- come è organizzata l'informazione resa disponibile ai diversi visitatori?
- è rilevante?
- fornisce valore agli utenti?
- è credibile?
- è persuasiva?
- si differenzia positivamente dai concorrenti?
Ho iniziato a collaborare con un paio di agenzie web che si sono immediatamente rese conto dell'importanza di questo tipo di analisi.
Proprio domani tengo un corso aziendale sull'argomento, per un grande gruppo industriale multinazionale.
lunedì, marzo 13, 2006
Quale futuro per le fiere in Italia?
- Il suo badge sarà disponibile alla Registration Hall
- Per evitare di fare la coda, la invitiamo a considerare gli orari di pre-registrazione (1 aprile dalle 2 pm alle 7 pm e il 2 aprile dalle 9 am alle 7 pm)
- Gli orari della manifestazione sono: (3 aprile dalle 8 am alle 7.30 pm, dal 4-6 aprile dalle 9 am alle 7 pm e il 7 aprile dalle 9 am alle 4 pm)
- Per meglio organizzare i suoi incontri e per beneficiare in pieno della sua "marketing experience", le consigliamo di prefissare gli incontri utilizzando il database on line a cui potrà accedere con la sua id e pw
- Per quelli che non dispongono di uno stand, potranno utilizzare il Partecipants Clubs dove troverà delle hostess a sua disposizione per metterla in contatto con le persone che dovrà incontrare
- Troverà maggiori informazioni sul sito www.miptv.com per l'organizzazione del suo viaggio, per come raggiungere il suo albergo dall'aereoporto, i servizi di marketing a sua disposizione e il programma delle conferenze e degli eventi.
Le fiere sono tutt'altro che in crisi, occorre naturalmente adeguare l'offerta e fornire valore a tutti i partecipanti e agli sponsor.
La foto è di John Zubrovich
Consulenti: nuove istruzioni per l'uso
- Un negoziante ha aperto un punto vendita in una zona centrale di Milano, che non sta andando bene, probabilmente i prodotti che offre non sono adatti per il tipo di clientela che frequenta quella zona. Ora ha incaricato un consulente di fargli un'analisi.
- Un'azienda informatica di medie dimensioni sta avendo diversi problemi di natura legale, a causa dell'ambiguità dei contratti di fornitura che ha proposto ai suoi clienti.
- Una società di grandi dimensioni, mi ha chiesto di analizzare le performance di un sito che non funziona come dovrebbe, ora lo devono rifare completamente, perché a suo tempo non volevano pagare l'analisi di un consulente.
La prevenzione "costa"quasi sempre meno della cura.
sabato, marzo 11, 2006
Il vero marketing usabile
Federico Minoli, ha aperto il blog della Ducati ed è subito gran successo. (via Mantellini)
Web Doctor a me?
Visto che sull'architettura dei contenuti di marketing ho sviluppato delle competenze specifiche, recentissimamente mi è stato chiesto di fare il "web doctor", ovvero di verificare come mai le performance di siti complessi (di società finanziarie e assicurative, dell'industria per il b2b), non funzionano come dovrebbero.
Aiuto di volta in volta, l'azienda o l'agenzia a definire i parametri per riprogettare il sito in modo più funzionale per l'utente, ma con un focus sulle performance strategiche.
In pratica, analizzo le statistiche, individuo i problemi, imposto l'analisi di usabilità, aiuto a ridefinire gli obiettivi strategici del sito, individuo le metriche, riprogetto l'architettura dei contenuti in funzione delle audience. Lo faccio con una mia metodologia originale.
Un tempo mi sarebbe venuto da sorridere se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei fatto pure il "web doctor"
venerdì, marzo 10, 2006
Democrazia digitale e professionalità
Oggi con programmi di desktop publishing o di montaggio audio e video una persona sola è in grado di progettare una rivista o un contenuto audio, così come grazie ai blog davvero chiunque è in grado di pubblicare i propri contenuti in rete.
Nella fase introduttiva di una nuova tecnologia o applicazione, molti si vogliono cimentare, ma nel lungo periodo si crea una netta distinzione tra contenuti amatoriali e contenuti professionali. Succede nell'editoria, nella comunicazione aziendale, succede in tutti i campi.
L'immagine è tratta da Business Week
giovedì, marzo 09, 2006
Apprendimento attivo, marketing usabile
Ho trovato un vecchio articolo, che tratta dell'apprendimento attivo, ve lo propongo perché mi sembra davvero illuminante.
Trovo molto stimolante per un uomo di marketing seguire i tre punti suggeriti:
- expand the kind of learning experiences you create
- take the advantage of the power of interaction
- create a dialectic between experience and dialogue
mercoledì, marzo 08, 2006
Ripensare la pubblicità e la comunicazione d'impresa
Il mercato della comunicazione a mio modesto parere richiede una "riconfigurazione" del settore, per questo sono necessarie figure professionali con competenze trasversali per il coordinamento delle campagne.
Le scelte professionali che ho compiuto dieci anni fa, allora apparentemente discutibili, mi hanno portato oggi ad essere in grado di progettare una conferenza internazionale, un portale web, un corso di formazione, un programma televisivo, un progetto di comunicazione per crm, una pianificazione media, un blog etc.
Questo non significa che tutti debbano fare le stesse scelte. Ritengo infatti che il mercato abbia bisogno sia di competenze molto verticali, sia di figure professionali che abbiano maturato esperienze differenti. E' ora di rimescolare le carte.
martedì, marzo 07, 2006
lunedì, marzo 06, 2006
Long Tail Marketing
Stanno proliferando i blog che si stanno occupando della lunga coda in relazione ai diversi aspetti del marketing. Joshua Wood, ne sta eseminando alcuni aspetti strettamente legati alle vendite, mentre io sto facendo i primi esperimenti legati all'ingegnerizzazione dei contenuti di marketing.
La logica del long tail, impone di ripensare il processo di progettazione della comunicazione di marketing al fine di razionalizzarne la struttura produttiva, in modo tale che la differenziazione dei contenuti per target e per contesti sia economicamente sostenibile.
Il progetto di marketing
Come mai tutti si meravigliano quando propongo interventi circoscritti, ben delineati e limitati?
Non dovrebbe essere la regola che qualsiasi progetto anche di comunicazione, dovrebbe essere scalabile?
Non mi sembra serio, chiedere alle aziende ogni volta di ripartire da capo, come se tutto dovesse essere rifatto di default.
Purchè si noti
Riviera romagnola
Esterno: giardino di un albergo a tre stelle
"Ma lei è pazzo, questa ristrutturazione mi manda in rovina, faccia una cosa Architetto, limiti il suo intervento alle parti visibili, come la hall, il salone e lasci stare le camere così come sono.
Tanto se qualche cliente italiano non torna, ci sono sempre i russi ed i tedeschi, basta fare una pubblicità giusta....
Scena seconda:
Bari
Interno, riunione di condominio,
"Non mi sembra il caso di approvare la spesa del rifacimento dei tubi dell'acqua, abbiamo già approvato il rifacimento della facciata, non è forse questo il tipo di investimenti che aumenta il valore dell'immobile? Se dovessi vendere il mio appartamento fra qualche anno, nessuno saprebbe mai che abbiamo rifatto l'impianto idraulico."
Scena terza
Milano,
Interno, presentazione al cliente, agenzia di pubblicità
"Se non stimassi la vostra agenzia di pubblicità, non vi avrei fatto partecipare alla gara, adesso che l'avete vinta, vi chiederei di limare gli investimenti non produttivi. Visto che vi abbiamo già approvato il budget di 1.5 milioni di euro per girare lo spot in Sud Africa, penso che non ci sia più spazio per il sito web, i contenuti li abbiamo già rivisti sei mesi fa, rifacciamo solo la grafica dell'home page, giusto per rinfrescare l'immagine.
L'immagine è di Jean L'Harmeroult
domenica, marzo 05, 2006
Fine di un'era per la misurazione?
La frammentazione delle audience, la proliferazione dei micro media, i nuovi modelli emergenti per la fruizione dei contenuti digitali impongono di rivedere i criteri di misurazione.
Traffico, circolazione, reach, grp sono concetti ancora validi?
Il dibattito in rete è sempre più vivace.
venerdì, marzo 03, 2006
Customer Revenge
Il crescente utilizzo di internet, la diffusione dei blog, ha fatto crescere il numero di "consumatori in cerca di giustizia" ma anche di "vendicatori dai torti e dai soprusi delle aziende".
Se ne parla qui.
Ma quanto costa questo marketing?
Le aziende ultimamente stanno combattendo una battaglia quotidiana, sul fronte dei budget ma si rendono perfettamente conto che la qualità ha il suo costo.
Non parlo quasi mai di riduzione dei costi, ma di razionalizzazione dei budget di comunicazione, per cui a parità di investimento è possibile ottenere molto di più. Per fare questo è importante non solo focalizzarsi sull'output ma anche sul processo produttivo per la realizzazione di campagne di comunicazione.
Attraverso una migliore reingegnerizzazione del processo è possibile ridurre gli sprechi e a parità di budget ottenere migliori risultati. Le agenzie di pubblicità non dovrebbero a mio parere ridurre i loro margini, ma semplicemente rianalizzare la loro catena produttiva e si accorgerebbero che vi sono ampi spazi di razionalizzazione. Chissà se un giorno mi crederanno su questo punto.
Estensioni professionali
Alle persone che ho visto e che svolgono i mestieri più disparati ho fondalmente fatto queste domande:
- come si svolge il vostro lavoro?
- come potete aiutarmi a migliorare il mio?
- come posso esservi utile con le mie competenze?
Anche io mi occupo di marketing da diverso tempo e ho un background da puro marketer, proprio per questo mi è stato utile confrontarmi recentemente con una psicologa, un sociologo, un architetto che fanno il mio stesso mestiere, vi assicuro che da questo confronto ho imparato molto.
Il mondo del lavoro sta cambiando e ha bisogno di approcci aperti e flessibili altrimenti non mi sarebbe possibile fare progetti di consulenza e formazione per broadcaster, società telefoniche, gruppi editoriali, società industriali b2b, tour operator e via discorrendo su tematiche così differenziate fra loro.
Quest'anno più che alla ricerca di nuovi clienti, il mio obiettivo è l'allargamento ed il rafforzamento delle mie competenze professionali.
E' questo che i nuovi clienti mi stanno chiedendo.
giovedì, marzo 02, 2006
Il mestiere di pubblicitario
Maurizio non è solo uno dei più geniali pubblicitari in Italia, ma anche e soprattutto una mente aperta proiettata al futuro. Uno dei pochi creativi ad avere compreso oltre dieci anni fa, le potenzialità dei new media per la comunicazione. Da allora è diventato vice presidente del Gruppo Armando Testa e presidente dell'Art Directors' Club.
Non aggiungerò alcun commento, chi mi conosce sa che la condivido fino all'ultima parola.
Il nostro mestiere (il pubblicitario ndt): accogliere il futuro
di Maurizio Sala
La sfida del mercato di oggi si chiama "mettiamoci a studiare". Serve più competenza sul nuovo: sui nuovi media e conseguentemente sui nuovi linguaggi, sulle nuove forme di aggregazione dei target, sulle nuove tecniche produttive e sulle nuove tecnologie in grado di rendere sempre più interattivo e easy-to-live il messaggio della marca.
Le nuove opportunità sono direttamente proporzionali alla voglia del sistema di rimettersi in gioco di ridisegnarsi in termini di competenze professionali e strutture operative. Chi primo cambia, meglio alloggerà.
Il modello agenzia di pubblicità così come lo abbiamo conosciuto fino a oggi, si avvia al suo definitivo tramonto: troppo rigido, troppo costoso a fronte di un ritorno di risultati meno soddisfacente di una volta. Servono strutture più snelle e multicompetenti sui vari aspetti della comunicazione.
Però per aiutare questo trapasso verso una maggiore efficaacia a vantaggio di tutti, primi i clienti ovviamente, è necessario che tutti concorrano a ridefinire le regole del gioco. Non si può chiedere ai propri consulenti di cambiarsi radicalmente, di investire in nuove competenze e contemporaneamente tagliare le loro commissioni in continuazione al ribasso e invitarli in quindici alla stessa gara.
Se la marca desidera maggiore efficacia, deve a sua volta aiutare il sistema ad evolversi, non può limitarsi a stare a guardare senza cambiare in niente le proprie consuetudini. Ricordiamocelo, per favore, sui prossimi tavoli di discussione intersettoriale.
Nei prossimi due anni avremo in modo massiccio il digitale terrestre nelle case europee e nessuno ha compreso che se verrà usato come all'inizio venne usata internet, cioè come portabrochure digitale e nulla più, la gente clicckerà un paio di volte sui bivi interattivi poi mollerà il colpo davanti a noiosi elenchi di punti vendita o caratteristiche di prodotto.
Va compresa chiaramente questa equazione di fondo, che tra l'altro riguarda la maggior parte delle innovazioni in arrivo: sono tutte opportunità che consentono una maggior comunicazione di contenuti intorno alla marca, proprio per questo l'elemento della spettacolarità, della caratterizzazione creativo-interattiva di ciò che si trasmette è fondamentale, altrimenti la gente si sentirà solo oppressa da un eccesso di informazioni senza fantasia e le rigetterà.
Questo vale per il DTT, ma anche per la comunicazione via mobile o via Iptv. Sempre per queste nuove opportunità mediatiche vale la pena di fare una riflessione su tecniche e costi produttivi.
E' ovvio che non si può concepire una piattaforma di costi realizzativi come quella che oggi vale per un commercial. Un approfondimento audiovideo, indipendentemente dalla piattaforma su cui va in onda, può durare molto di più dei canonici 30 secondi. E' allora che si fa? Scendere di qualità è fuori di discussione, ma lo è anche il mantenere gli stessi costi a fronte di metraggi maggiori.
Bisogna studiare il problema e offrire soluzioni. In fretta, anche perché la svolta non riguarda solo poche frange di target super avanzato, ma trattasi di rivoluzione allargata a grosse fasce di pubblico.
mercoledì, marzo 01, 2006
A passo di Gambero
"Dopo la caduta del Muro di Berlino si erano dovuti riesumare gli atlanti del 1914, e da tempo le nostre famiglie ospitavano di nuovo servi di colore, come in Via col vento. A poco a poco col videoregistratore si è passati dalla televisione al cinematografo, con Internet e le pay-tv Meucci l’ha avuta vinta su Marconi (telegrafia con i fili) e ora l’i-Pod ha reinventato la radio."
Viviamo un periodo di transizione ed è veramente difficile comprendere se stiamo davvero tornando al passato o se le tendenze delineate sono solo un passaggio verso una nuova era.
Una cosa è certa, auspicherei un ritorno al passato limitatamente ad alcuni aspetti.
- Il marketing della lattaia e la riscoperta delle relazioni umane negli affari
- Il ritorno all'etica nel business
- Il ritorno ad una comunicazione meno eterea e più vicina alle persone
- Un revival del gusto di stare insieme, cercando di uscire dall'isolamento che stiamo vivendo anche per effetto delle tecnologie (dal walkman, al podcast, passando dal web)
Che cosa vuole un impresa da internet?
Paolo in un suo commento ad un post sul blog di Layla Pavone, segnala un intervista di un suo collega d'oltreoceano che risale al 2003, ma se riferita al mercato italiano appare attualissima.
I clienti evoluti come Ing Direct, non sono numerosissimi, ma ci sono in Italia e hanno sviluppato delle competenze molto specifiche sui media misurabili. Per questo le loro esigenze ed aspettative sono cresciute molto negli ultimi anni.
Come ho già scritto in più occasione i Centri Media si trovano ad una svolta, il loro ruolo potrà essere molto importante in futuro, se sapranno adattarsi ai cambiamenti, altrimenti, correranno il rischio di vedere banalizzato il lavoro a mero "pianificamentificio" con grosse ripercussioni sui loro modelli di business.