martedì, aprile 29, 2008

Broadband 2.0 


Prima di pensare al broadband 2.0 forse sarebbe opportuno cominciare a progettare contenuti migliori e specifici per il web. O no?

L'immagine è di neiljaxx

Processi di sostituzione 


Quando i principali partiti politici abbandonano i loro ideali originali ed utilizzano a pieno tecniche di marketing per cercare di estrapolare gli orientamenti della loro base elettorale e modificare conseguentemente le strategie politiche e le principali marche decidono di portare avanti battaglie ideali e valoriali, assistiamo ad un processo di sostituzione?

L'immagine è di Sc3000

lunedì, aprile 28, 2008

Real Time Economy 


The Real-Time Economy from Real-Time Economy on Vimeo.

Real-Time Economy (RTE) Community is an online community, a social network and an idea-generation platform where business people, research scientists, students, policy makers, service providers and organizations related to RTE meet to pave the way for real-time economy. The main activity in the community is to share and test ideas and thoughs on real-time economy and digitalization utilizing the means of crowdsourcing. RTE Community will reveal important ideas promoting cost-savings, increasing competitiveness, well-being and new modes of effectiveness related to the implementation of digital technologies.

RTE community is a joint collaboration between Helsinki School of Economics (HSE), TietoEnator and Dicole produced in Real-Time Economy program. RTE program is a joint program between Helsinki School of Economics (HSE) and TietoEnator. The first project of the program is Full SEPA (20.10.2006-31.3.2008) which is focusing on payments and e-invoicing, the second is Full Value Chain (1.1.-31.12.2008) will broaden the focus to other value chain processes. Full SEPA and Full Value Chain projects are funded by TEKES (the Finnish Funding Agency for Technology and Innovation).

Solo per ricordarci di quanto sia grande il divario tra l'Italia ed i Paesi più digitali, ma anche che noi abbiamo delle isole felici come il Cefriel.

Sono diversi i progetti innovativi portati avanti dall'Università italiana, solo che noi non sappiamo comunicarli.

Blogstar delusion 


Non la voglio prendere tanto alla lontana, citando diversi esempi tratti dall'esperienza di diffusione dei differenti media (radio, cinema, televisione, internet). All'inizio si esplora il mezzo, ma alla fine sono i contenuti che prevalgono.

Da tempo Gianluca non perde occasione per ribadire la sua opinione: i blogger contano meno di quanto si pensi, infatti, con ogni probabilità la blogosfera nel suo complesso tenderà a crescere, mentre l'influenza dei singoli blogger dipenderà dalla loro capacità di creare valore e non per il fatto che alcuni sono stati dei pionieri.

Non è un problema solo italiano, quello della sopravvalutazione dei blogger, anche Rohit Bhargava ne scrive:

... There is a growing phenomenon that I call the Blogstar Delusion. This is the too common situation where a semi-famous blogger assumes that everyone has heard of him or her because they have legions of followers at events like SXSW and online. This is not a criticism of any single person, just a note about a trend that I have seen with increasing frequency. Of course, meeting people who have an outsized view of themselves is not unique to bloggers. So what is causing this rise of blogstar delusions?

In part, it is the growing popularity of blogs ... but the real culprit is each one of us. Every time you treat a blogger that you admire like a rockstar, you are encouraging the rise of the blogstar delusion. As any parent will tell you, if you want to discourage a certain kind of behaviour, don't unintentionally reward it. So, to do my part - I am making a pledge to help reduce the number of blogstar delusions in the world by doing the following:

  1. Do not allow myself to suffer from blogstar delusions.
  2. Treat any blogger like a real person rather than a movie star.
  3. Interact with bloggers, regardless of Technorati rank, as peers.
  4. Avoid joining any group engaging in idolatry towards bloggers.

Any other pledges you would add to this list? Join me and help curb the spread of the blogstar delusion ... it is taking over the world of social media far too fast, and we all need to do our part to help fight it.

Internet non è un medium di massa come la televisione, nonostante ciò alcuni meccanismi di creazione delle celebrità vengono replicati anche in rete, ma dureranno fino a che altri blogger e la stampa lo permetteranno, amplificando le personalità ipertrofiche.

Nella seconda fase di sviluppo della blogosfera, verrà dato più spazio ai contenuti e alle relazioni autentiche.

Non c'è che attendere e contribuire, sgonfiando il fenomeno delle blogstar, che è a quanto pare, già in declino. (Per qualcuno non è mai esistito).

domenica, aprile 27, 2008

La nuova catena del valore degli Enterprise Generated Content 


Si parla sempre più spesso degli Enterprise Generated Content, Mauro è tornato ad occuparsene sul blog.

Non si tratta ovviamente di una novità, le aziende, soprattutto quelle ben strutturate, hanno sempre prodotto tanti contenuti di ogni genere (white paper, manualistica, cataloghi, presentazioni e via discorrendo), ma la disponibilità di nuove piattaforme (Social Media) e nuovi strumenti digitali e la progressiva diffusione della larga banda sta facendo crescere esponenzialmente gli investimenti nella produzione di contenuti da parte delle imprese.

Nel mio corso laboratorio di e-branding allo IULM dedico molto spazio al tema dei contenuti generati dalle imprese, argomento che verrà fortememente esteso l'anno prossimo.

Come progettare contenuti per i social media è il tema centrale di un corso che terrò prossimamente per LRA, di cui ho ereditato il titolo "Marketing non convenzionale", titolo, che come è noto, non amo molto.

E' interessante notare come si stia formando una nuova catena del valore dei contenuti di rete con importanti evoluzioni sui modelli di business dei diversi attori.

Citerò solo alcuni esempi, per dimostrare la dinamicità di questo mercato.

Piattaforme e tools - ogni giorno nasce una nuova piattaforma che si propone di diffondere contenuti e servizi di ogni tipo sul web. Tra le ultime nate vale la pena di menzionare SlideBoom, un'alternativa alla già nota Slideshare, che nasce come estensione delle proposte di Ispring Solutions per la produzione e distribuzione di contenuti in flash. Su Slideboom non solo è possibile pubblicare le proprie slides, ma anche trasformarle, (appunto attraverso un plug in di Power Point), in una presentazione in flash.

Ecco che piattaforme di pubblicazione e tools di produzione di contenuti digitali tendono ad integrarsi, come nel caso di Animoto servizio che consente la produzione di video montati a partire da una collezione di fotografie, da poter "embeddare" ad esempio sul proprio blog.

Sono sempre di più le aziende che decidono di usare software come Camtasia Studio per realizzare internamente screencast o tutorial da pubblicare in rete.

Content Producer - non sempre le imprese sono strutturate per produrre al loro interno contenuti digitali da distribuire sulle diverse piattaforme di Social Media, per questo alcune web agencies e nuovi soggetti si stanno attrezzando per proporre servizi di produzione di contenuti (audio e video) per la rete. In molti casi chi produce specificamente contenuti per Internet, offre anche servizi di ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca.

Sono sicuro che molto presto anche in Italia il mercato seguirà l'esempio di quello inglese che già differenzia l'offerta tra diverse tipologie di contenuto per le imprese (branded contents, sponsored contents, xEvents, webinar e tutorial) solo per citare qualche esempio (non esaustivo)

System Integrator - in molti casi alcuni produttori di tecnologia che oggi forniscono piattaforme di CMS, si stanno attrezzando per fornire alcuni servizi come la progettazione ad esempio di corporate blog, arricchendo la propria offerta, attraverso un sistema articolato di partnership.

Consulenza - Non sono ancora molte le società di consulenza che si sono specializzate nel media building, ma stanno crescendo. Dall'inizio di quest'anno, con un gruppo di consulenti che provengono da diverse aree, abbiamo creato un sofisticato sistema di assessment che abbiamo denominato (KGCA) che si propone di analizzare il fabbisogno di contenuti digitali da produrre per gli "earned media", in funzione degli obiettivi strategici dell'impresa e dei diversi segmenti di utenza a cui tali contenuti sono rivolti. Stiamo anche lavorando sui processi di industrializzazione dei contenuti digitali per i Social Media in modo da ridurne i costi di progettazione e produzione e ai processi organizzativi per creare strutture in grado di gestire il ciclo di vita della produzione e distribuzione dei contenuti di rete. Si tratta di competenze molto specializzate che stiamo proponendo con grande soddisfazione ai content provider e alle imprese.

Agenzie Creative - Alcune nuove società creative con "fuori usciti" che provengono dal settore della pubblicità o dalla produzione di contenuti stanno elaborando un sistema di offerta estremamente interessante, tanto da consentire anche una specializzazione per tipologie di contenuto o per mercato.

C'è una forte necessità di sviluppare linguaggi specifici per i Social Media e come ho più volte scritto, la rete costituisce oggi un'enorme palestra per i creatori dei format di comunicazione di domani.

Il nuovo mercato dei Corporate Generated Content, sta richiedendo già oggi una forte specializzazione, credo proprio che le offerte generiche non avranno alcuna possibilità di emergere, per questo stanno nascendo nuovi percorsi professionali, ma di questo tornerò a scrivere prossimamente.

L'immagine è di The Digital Strategy

giovedì, aprile 24, 2008

Il pensiero liquido 




Il pensiero liquido crea nuovo pensiero aggregandosi, frammentandosi e ricomponendosi.

Questo video è un tributo alla rete, che consente la creazione e diffusione di nuove idee.

Le immagini sono state reperite in rete (su Flickr)

Esplorazioni creative 



La creatività è diffusa, è uno sguardo differente alle cose. E' un atteggiamento che si può riscoprire.

Persone creative 



Quando un'agenzia di comunicazione si imbatte in una persona davvero creativa, che opera concretamente in modo creativo, invece che trastullarsi con i premi da vincere a Cannes, dovrebbe assumerla e tenersela stretta.

Letture immersive 


Fonte: ffffound

Shake it like a Gap Ad 



Un video mash up di diversi spot pubblicitari di Gap - featuring Missy Elliot - Shake it like Pom Pom - by DS9Sisko

Dai primi esperimenti in rete, stanno nascendo nuovi metaformati pubblicitari.

mercoledì, aprile 23, 2008

Un mondo senza pubblicità 


Sarebbe terribile un mondo senza pubblicità, perchè i pubblicitari non potrebbero discutere di premi, l'unica cosa che motiva la loro fragile esistenza.

E' proprio vero, sono i commenti il cuore di un post.

L'immagine è di 300 million

Conversazioni davanti allo specchio 


Sembra che il primo evento dell'era post Blogbabel sia stato caratterizzato da un'assenza di novità.

Da una parte le aziende che conversano dall'alto, dall'alto le blogstar che conversano davanti allo specchio.

A quanto pare non mi sono perso nulla.

Nell'immagine un noto blogger

Cultura di rete, orientamento alle persone 


Ho sempre considerato la blogosfera italiana un ambiente stimolante potenzialmente in grado di sviluppare nuove idee e nuovi modelli culturali, ma anche molto autoreferenziale e chiuso.

Fin dai tempi del BarCamp di Torino, auspico una maggiore apertura della blogosfera, al fine di diffondere al di fuori della blogosfera stessa nuove competenze, idee, processi, in grado di portare una ventata di aria fresca a chi ancora non ha una presenza evoluta on line e non sta sfruttando pienamente le potenzialità della rete per condividere conoscenze, per imparare e per lavorare meglio o semplicemente per creare nuove relazioni affinchè ci possa essere una ricaduta positiva della cultura della rete sulla società civile, sul mondo del lavoro e delle professioni e sulla scuola/università.

Ultimamente di Internet si è tornato a parlare e non solo evidenziando fatti di cronaca nera.

C'è di nuovo molto fermento e la presenza in Italia di personaggi del calibro di Al Gore per il lancio di Current Tv e di Steve Ballmer per la presentazione di Live Mesh, costituiscono un segnale molto forte per tutti. L'Italia sembra non sia più marginale per le grandi società internet centriche, le tecnologie e gli strumenti della rete si stanno diffondendo sempre di più.

Mi dispiace di non poter partecipare ai due eventi, sarei stato molto interessato, ma i diversi progetti aperti in cui sono coinvolto non me lo consentono. Leggerò il resoconto sul blog degli assidui presenzialisti che oramai possono essere definiti blogger professionisti (ma non lavorate mai? ;-) )

Non è poi così rilevante che aumenti il numero di eventi che trattano temi legati alla rete e alla cultura di rete, quanto il loro peso specifico.

Sta aumentando considerevolmente anche il numero di eventi "privati", che data la loro natura non trovano spazio sui media, (tavoli di lavoro, incontri operativi all'interno di alcune associazioni di categoria, meeting di confronto metodologico all'interno delle unversità) e questo è un bene. Internet, nella sua naturale evoluzione collaborativa, sta diventando una "questione strategica" per un numero crescente di aziende e per molte organizzazioni.

C'è da augurarsi che cresca di pari passo anche una cultura del servizio, perchè da questo punto di vista siamo ancora davvero lontani.

L'immagine è di Customers Rock

lunedì, aprile 21, 2008

Il consumatore che cambia (in tempi di recessione) 


Si, ci saranno altri cambiamenti nei processi di acquisto, perché la recessione, comporta una scelta più oculata ed un'attenzione non necessariamente al prezzo, ma alla qualità generale dell'offerta.

Vale la pena leggere l'articolo di Eric Spahr, che suggerisce un approccio più consapevole all'uso delle ricerche e dei focus group e ci invita ad imparare a leggere tra le righe, le dichiarazioni dei clienti attuali e potenziali.

....while you focus on strategies to get through the next few months, we all need to understand that our customers' behavior is changing right under our noses. When the economy bounces back, you might find that what motivates consumers to choose or not choose your brand has changed. This is critical learning that needs to be sought now, not after you launch a shiny new post-recession ad campaign.

I consigli di Eric Spahr sono particolarmente utili per il mercato italiano, caratterizzato da un livello dei salari tra i più bassi in Europa. Oggi prima di spendere, le persone ci riflettono più volte e si informano molto anche in rete. Ci vuole quindi più ascolto empatico e i risultati dei focus group non devono essere interpretati letteralmente ma interpretati anche con il cuore.

1. OBSERVE BEHAVIOR

Consumers are notoriously bad at predicting or remembering their behavior, so don't rely on what they say in focus groups or one-on-one interviews. Instead, watch what they do. Last year, people were ready to trade in their SUVs for hybrids at the thought of $3-per-gallon gas. Today, those same SUVs are swerving across three lanes of traffic for the opportunity to fill up for gas that cheap.

2. UNDERSTAND THE NEW COMPETITIVE SET

Reports indicate that half of consumers are reducing their spending to compensate for rising gas prices, but what we don't know is how that remaining spending is changing. It is no longer safe to assume that store brands or other traditional category competition are the biggest threat. Consumers are weighing purchases across categories in ways they haven't done since the mid-1970s.Your brand might be competing against a completely unrelated product or service. Strapped consumers who are not willing to give up their TiVos might start cutting back on their daily VitaminWater or drop the Gold's Gym membership for jogging. Observe consumer behavior outside of your traditionally defined category or region. A behavior change in some unrelated category or in another country could be affecting your brand.

3. UNCOVER THE EMOTIONS BEHIND THE BEHAVIORS

Behavior is driven by motivation. Motivation is fueled by emotion. And when times are tight, emotions often intensify. Uncertainty, frustration and fear can dominate consumers' emotional caches. Different emotions may drive different behaviors, or they may reinforce existing behaviors. Either way, it is critical that brand stewards understand the changing emotional motivations driving their customers' behavior.

4. CONSISTENTLY BUILD YOUR EQUITY

In dynamic economic times, both positive and negative, marketers need to pay particular attention to the indirect signals their brands transmit while adapting to the new climate. Don't try to change what your brand represents. Price cutting and other price promotions are not consistent with many brands' equity, and such moves might just end up weakening the brand in the long run. Understand how consumer behavior is changing, but don't change your equity to chase the behavior. Determine how your unique collection of functional and emotional benefits can best be leveraged to capitalize on this new behavior or used to create a different behavior.

In momenti di recessione, come quello che stiamo vivendo, spesso la logica non ci aiuta. Per questo è così importante imparare ad analizzare i segnali deboli ed indiretti e a monitorare le conversazioni in rete, per non rimanere spiazzati di fronte a improvvisi (ma lo sono davvero?) cambiamenti nei processi di consumo.

L'immagine è di Nymag.


domenica, aprile 20, 2008

My Country Grammar 



Lynyrd Skynyrd + Nelly = => dj mei-lwun - bernyone video mashup

The Online Video Revolution will be Our Legacy 



Twyla Tharp è un punto di riferimento nella danza e coreografia contemporanea.

Questa è la sua visione sulla rivoluzione dei video on line:

Sure, a great deal of community-generated video will end up in some digital trash heap, but much will exist well into the future. This living archive will be both a historical legacy and a guidebook to future generations.

Sono assolutamente d'accordo, "0ur history is being published for the future right now."

Digital Trash 


"Il 90% di qualsiasi cosa è spazzatura", ha scritto Theodore Surgeon.

Sono molti che affermano che il 90% dei programmi sulla tv generalista sia spazzatura.

Wikipedia propone una definizione del termine trash.

Trash, in lingua inglese, significa spazzatura. Il termine inglese è entrato nell'uso anche in italiano per riferirsi a espressioni artistiche o forme di intrattenimento di basso profilo culturale.

Anche il 90% dei contenuti che si possono trovare su YouTube sono trash, ma la spazzatura non è tutta uguale.

Non posso non essere d'accordo con Henry Jenkins, quando scrive un'appassionata difesa della "spazzatura digitale".

"Non bisogna ridurre il valore della cultura partecipativa ai suoi prodotti, bisogna invece pensare al suo processo. Tutte le forme d'arte hanno bisogno di un posto in cui gli artisti alle prime armi possano produrre cose brutte, imparate dai loro errori e migliorarsi. Un mondo di espressione totalmente professionalizzata nasconde e maschera il processo di apprendistato che tutti gli artisti debbono compiere per potere esprimere tutto il loro potenziale.

Un mondo in cui gli artisti dilettanti possono condividere il loro lavoro è un mondo in cui può avvenire l'apprendimento. Se gli unici film che potete vedere sono le produzioni da milioni di dollari di Steven Spielberg, quasi tutti penserete di non aver nulla di sensato da contribuire alla cultura e lascerete perdere. Se invece è possiile vedere film di qualità molto diversa, anche quelli che sono, per dirla con Sturgeon, "spazzatura", allora diventa possibile pensare di diventare artisti anche noi. La cattiva arte genera più arte della buona, per questo motivo: ma io posso fare meglio.

Un mondo in cui circola una gran quantità di cattiva arte diminuisce i rische della sperimentazione e dell'innovazione. In un mondo del genere, non ci si deve preoccupare di andare a segno o di rendersi ridicoli.
Ci si possono prendere dei rischi, si possono provare cose che mettono duramente alla prova, si possono sondare nuove direzioni, perché il costo di un fallimento è relativamente basso. Per questo una cultura partecipativa è in potenza così prolifica.

In questo momento l'innovazione si ha più spesso al livello grassroots e solo in un secondo tempo arriva ai mass media, che l'amplificano.
Che cosa sia buono e che cosa cattivo è difficile da stabilire, quando le forme di espressione a cui ci si riferisce sono nuove e ancora in evoluzione. Questo vale per molte delle forme di cultura partecipativa che si stanno sviluppando intorno ai media digitali. Queste forme sono troppo recenti per avere standard ben definiti o canoni fissi.

Se il 90% di qualsiasi cosa è spazzatura, allora caviamo il meglio dalla statistica. Se cresce il numero delle persone che producono cultura, si aumenta la quantità assoluta di buona arte, anche se non cresce la sua qualità relativa.


La spazzatura televisiva è nella maggior parte dei casi non riutilizzabile se non in programmi cult come blob, quella digitale permette spesso la raccolta differenziata. Per queste ragioni ritengo la rete una "grande palestra dove poter sperimentare." La mia passione per i mash up non è fine a se stessa, costituiscono infatti i germi dei nuovi linguaggi mediali di domani.

Scrive ancora Henry Jenkins:

Le nuove tecnologie facilitano il campionamento e il riorientamento delle immagini dei media. Possiamo citare e ricontestualizzare suoni registrati e immagini quasi con la stessa facilità con cui possiamo citare e ricontestualizzare le parole. La nostra cultura comunica sempre di più mediante frammenti di contenuti presi in prestito dai media. I giovani costruiscono nastri mixati per condividere i sentimenti reciproci. Creano un collage di immagini per esprimere come vedono se stessi. Gli artisti hanno sempre preso a prestito da opere precedenti della loro tradizione e su quello hanno poi costruito.

Le nuove tecnologie hanno allargato la cerchia di quanti possono esprimersi attraverso i media e questa pratica della riscrittura creativa di opere precedenti è diventata parallelamente più diffusa.
Non abbiamo ancora un'etica convincente dell'appropriazione. Ci esprimiamo in modi nuovi , ma non abbiamo ancora le risorse concettuali che ci permettano di fare un passo indietro e riflettere su quello che stiamo creando.


La spazzatura digitale è più ecologica e permette il riutilizzo per la creazione di nuovi prodotti, ecco perchè amiamo tanto il digital trash.

Immagine Source

sabato, aprile 19, 2008

Cultura Convergente e Media Digitali 

PARTE PRIMA




PARTE SECONDA



PARTE TERZA



C'è ancora molto da fare per trovare una relazione virtuosa tra Grassroots Media e Mainstream Media, tra comunicazione commerciale e Brand Conversation.

I Social Media uccidono la pubblicità? 


Pensare che il Social Media Marketing possa uccidere la pubblicità è come pensare che il Citizen Journalism possa affossare il Mainstream Journalism. Non succederà, ma le due forme si influenzeranno a vicenda.

Non posso non condividere l'analisi di Henry Jenkins quando scrive:
"Alcune idee si diffondono dall'altro al basso, partono dai media commerciali e vengono adottate e fatte proprie dai diversi pubblici mentre si aprono verso l'esterno attraverso l'elaborazione culturale.

Altre idee emergono dal basso dei vari siti di cultura partecipativa ed entrano negli spazi più commerciali se qualche impresa vi vede qualche possibilità di profitto.

Il potere dei media grassroots sta nella diversificazione, quello dei media broadcast nell'amplificazione.

Ecco perchè dovremmo preoccuparci più che altro della loro interazione: l'espansione del potenziale partecipativo rappresenta la più grande opportunità per la diversità culturale.

Se gettassimo via il potere del broadcasting avremmo solo frammentazione culturale. Il potere della partecipazione non ha origine dalla distruzione della cultura commerciale, ma dalla sua riscrittura, dalla sua correzione e dall'espansione, dall'aggiungervi una varietà di prospettive, poi dal rimetterla in circolo diffondendola attraverso i media mainstream."

How to get Angelina Jolie lips 



Ecco come usare bene il rossetto per avere labbra come quelle di Angelina Jolie

Angelina Jolie Painted with lipstick.
Starring: Mac, Shu Uemura, Revlon, L'Oreal, Covergirl

EclecticAsylumArt

venerdì, aprile 18, 2008

La pubbicità che vuole cambiare 


Non è una novità, accade sempre così. I primi a cambiare non sono mai i broadcaster, ma le loro concessionarie di pubblicità, non sono nemmeno le agenzie di comunicazione, ma i centri media.

Cambiano spesso in modo tardivo e reattivo, quando si accorgono di perdere quote di mercato e budget importanti. Sono tuttavia sempre loro i grandi protagonisti del cambiamento, perché sono influenti. Da che mondo è mondo, la "cassaforte" è più importante del reparto creativo, possiamo poi discutere se sia giusto o meno, ma questa è la realtà dei fatti.

Da oltreoceano giunge un segnale fortissimo. La ristrutturazione di un grande protagonista del mercato della pianificazione pubblicitaria, MindShare, centro media del gruppo WPP, il gigante dell'advertising.

E' formalmente iniziato il processo di ristrutturazione di MindShare che ne prevede la trasformazione ed il riposizionamento sul mercato

Il centro media, supererà il concetto di media planning (come era auspicabile che facesse) perchè si è finalmente accorto che il media buying così come viene fatto oggi è diventato un lavoro di routine.

MindShare, come riporta Advertising Age, verrà ristrutturata in quattro divisioni: il media planning, l'unità di media building (che si occuperà di progettazione di branded content), un'unità di consulenza (Advertising Age, parla di stile Mc Kinsey) ed una business unit che acquisterà e rivenderà spazi pubblicitari in proprio. (non solo per conto dei clienti)

WPP's MindShare has launched a wholesale restructuring of its business -- effectively splitting the agency into four distinct units -- designed to move the shop beyond planning and buying, and create new revenue streams from content and intellectual property creation and McKinsey-style business consulting.

The global reorganization, the first in MindShare's 11-year history, comes as at a time when commoditization of media buying is a real threat, as procurement executives and the requirement for transparency in terms of costs have enabled clients to squeeze media agencies' margins to such an extent that many are often left making only a couple of percentage points on marketers' media expenditures -- media expenditures that are themselves often flat, or even down, in developed markets. That leaves agencies such as Mindshare -- which counts Unilever, IBM and Sprint as clients -- to try to re-create themselves as more than just volume buyers of media owners' wares. Aegis' Carat recently reorganized its operations around digital, defining that as the space media agencies need to own in order to ensure future growth

Quali saranno le conseguenze di questo processo?


Questa scelta di ristrutturazione darà un forte impulso all'intero mercato dell'advertising perchè costringerà anche le agenzie pubblicitarie, (prima quelle del gruppo WPP, e poi tutte le altre) a ripensare il proprio ruolo, ci saranno a mio avviso anche delle ripercussioni sui modelli di business degli editori e sui broadcaster che avranno finalmente trovato un interlocutore per lanciare nuovi "progetti speciali", diversi dalla pubblicità tabellare, creando nuovo valore per tutti (agenzie creative, centri media, clienti investitori e pubblico finale).

Allora andrà tutto bene?


Il processo di cambiamento di MindShare, non sarà sicuramente indolore, perché alcuni problemi sono già intuibili fin da subito
  • la ricerca dei talenti (dove troveranno nuove professionalità?)
  • i problemi di integrazione (non basta creare nuove business unit, ci vuole un forte lavoro sull'integrazione all'interno dell'intero centro media e nel riprogettare le relazioni con le agenzie creative)
  • la credibilità sul mercato per la divisione consulenza (da tempo operano sul mercato innovative strutture indipendenti di consulenza che propongono alle imprese strategie media molto sofisticate vantando competenze diverse e multidisciplinari)
Aggiustamenti in corsa

Sono convinto che ci saranno aggiustamenti in corsa, perché ho dei dubbi sul funzionamento di un modello, quello delle multinazionali dell'advertising, che si basa ancora su una forte integrazione verticale.

E' comunque un grande passo avanti e non ho dubbi nel ritenere che la mossa di MindShare e del gruppo WPP, darà un forte segnale a tutto il mercato dell'advertising.

Stiamo all'ascolto, ne vedremo delle belle.

Nell'immagine del World Economic Forum: Martin Sorrell

giovedì, aprile 17, 2008

Aao Na (Remix) 



Un mix ben riuscito tra Aao Na e Mere Sona Re

A proposito di Business Tv 



Molto istruttiva ed interessante la giornata organizzata alla Bocconi sulle Business Tv.

Nonostante il suo solito tono, totalmente fuori dagli schemi, l'intervento più lucido è stato (come sempre) quello di Robin Good, che ci ha ricordato che come i primi siti aziendali assomigliavano a delle brochure, così oggi molti progetti di Corporate Tv corrono il rischio di ripetere gli stessi errori, perché cercano di scimiottare con meno mezzi la televisione generalista.

A conclusione del workshop Paola Dubini chiede al pubblico in sala se ci sono domande.

Ne ho alcune, le pongo qui.
  1. Perchè ci sono così tante piattaforme per Corporate Tv e così pochi contenuti innovativi?
  2. Perchè le imprese non investono di più nell'analisi dei nuovi modelli di fruizione dei contenuti per il web, nella sperimentazione di nuovi format e nella ricognizione dei temi di interesse dei propri pubblici? (Guarda a caso sono questi i temi su cui sto lavorando dal 2002)
  3. Perchè si parla così poco della tv liquida e della possibilità di distribuire i contenuti sulle diverse piattaforme di videosharing, che cosa è questa smania di controllo sui contenuti? Ha ragione Paolo Prestinari quando sposta il focus sugli Enterprise Generated Content
Spero tanto che siano passati i messaggi chiave:
  1. Smettere di pensare in termini di palinsesti, quelli li "compongono" gli utenti. Le aziende devono invece produrre, aggregare, rendere disponibili e organizzare i contenuti di interesse per i loro pubblici (Robin Good)
  2. I contenuti per il web devono essere, articolati, liquidi ed aperti (Paolo Prestinari)
  3. I format in rete sono multidimensionali, comprendono infatti sia i contenuti (testi, audio,grafica, animazioni) sia le modalità di fruizione degli stessi. (Paolo Prestinari)
Come ha fatto notare Paola Dubini, ci troviamo ancora in una fase primordiale di sviluppo dell'utilizzo del video sul web e le imprese stanno facendo esperienza.

Le esperienze di successo ci sono e molti errori possono essere evitati.

La storia è sempre la stessa. Dobbiamo pensare ai contenuti e alle persone, perchè le tecnologie sono solo strumenti abilitanti.

I prodotti in campagna elettorale 



Davvero interessante la segnalazione dal blog Imlog, della ricerca di Pundo 3000, che mette a confronto visivamente le immagini (ritoccate) di alcuni prodotti come presentati dalla pubblicità con quelle corrispondenti alla realtà.

Molto azzeccato ed eloquente il titolo del post di Matteo Balzani che riprendo pari pari.

E' da tempo che da queste parti si cerca di fare opera di sensibilizzazione sull'esigenza di una nuova ecologia della comunicazione.

Ci arriveremo?

martedì, aprile 15, 2008

La persistenza adattiva ed il marketing delle nuove idee 


Capita che un autore scriva un articolo, un saggio o un libro per divulgare una tesi o per descrivere uno scenario e che l'opera in questione risulti stimolante per il lettore per motivazioni che lo stesso autore non aveva previsto.

Ho letto con interesse l'articolo di Business Week, di Stacy Perman, che intervistando Gregg Vanourek, autore del libro, Life Entrepeneurs, si propone di dare risalto al concetto di vivere le occasioni che la vita ci riserva con spirito imprenditoriale, (anticipate disruption to the market to recognize opportunity).

Quante volte il titolo di un articolo non corrisponde esattamente al testo? Questo succede perché spesso i titoli di un articolo non vengono scritti dall'autore dello stesso. Ma in questo caso è proprio il titolo ad avere attratto la mia attenzione.

Era da tempo che cercavo un'espressione per descrivere alcuni pensieri che vagano disordinatamente nella mia mente ed ora l'ho trovata: persistenza adattiva.

E' un concetto molto interessante che ho deciso di utilizzare al di fuori dal contesto proposto dall'articolo e dal testo di Vanourek citato, perché lo trovo efficace nel condensare due termini su cui vorrei portare avanti qualche riflessione:
  • persistenza
  • ascolto adattivo
Definisco con il termine persistenza la capacità di saper creare,ma soprattutto di saper comunicare nel momento giusto (non prima e non dopo) alle persone giuste, attraverso un messaggio corretto, veicolato efficacemente, un'innovazione propositiva in grado di cambiare le regole del gioco, ri-combinando un processo, un settore o un'industria.

I concetti che sono associati (dal mio personale punto di vista) al termine sono quindi:
  • sapere individuare tendenze deboli
  • saper leggere i cambiamenti in corso
  • saper definire nuove chiavi di lettura
  • saper rivedere il proprio modello propositivo creando nuovo valore
  • avere il coraggio di crederci fino in fondo e non farsi scoraggiare da ostacoli e resistenze
  • avere la capacità di comunicare l'innovazione propositiva in modo corretto
  • non gettare la spugna
Essere persistenti non significa essere ostinati. E' indispensabile un confronto sulle nuove idee in modo tale che possano essere trasformate in progetti sostenibili.

L'ascolto adattivo riguarda lo sviluppo della sensibilità di ascoltare attivamente i diversi pubblici al fine di raccogliere i diversi feedback per adattare i propri comportamenti, aggiustando la strategia in corsa attraverso un coinvolgimento di tutte le persone coinvolte in un'organizzazione.

Mi piace il termine, che sto utilizzando, (lo ripeto) plasmandolo a mio uso e consumo, perchè pone l'accento al contempo sulla necessità di trovare un equilibrio tra la capacità di essere innovativamente propositivi (credere fino in fondo alle nuove idee) e quella di sapersi mostrare flessibili in modo da poter gestire in modo proattivo il cambiamento nei processi di marketing delle nuove idee. Le nuove idee devono infatti essere vendute prima di tutto all'interno di un'organizzazione, per questo si parla sempre di più di clienti interni e di marketing interno.

Che cosa c'entra la persistenza adattiva con i blog? Questo sarà il tema di una mia prossima riflessione.

L'immagine è di Orkboi

domenica, aprile 13, 2008

Blogger oggi e miglior professionista domani 

Ciò che contraddistringue una buona parte dei blog che seguo è la passione e l'entusiamo che rendono i diversi post veraci ed emozionalmente autentici.

Seguire la diretta live delle elezioni politiche 2008 dal blog di Sofi, non è interessante solo per le informazioni che si riescono ad avere o per il dietro le quinte da un punto di osservazione privilegiato come gli uffici di SWG, ma soprattutto, per chi come me che si occupa di comunicazione digitale, per l'uso innovativo di piattaforme interessanti come Cover It Live.

E' l'integrazione dei diversi strumenti digitali partecipativi che sta radicalmente trasformando il modo di comunicare, ma credo che questo accentuerà anche il divario tra i professionisti al passo con i tempi e quelli che non lo sono.

sabato, aprile 12, 2008

Ooh La La Summer Night (classic remix) 



Audio remix by Partyben - video mashup by Vj Brewskii

Perché io valgo (seconda parte) 


Un'altra strepitosa vignetta di Doug Savage

Bimbo Fantasy 




Robin Skouteris Video Art Remix - featuring Lia Hide

Ma tu lo sai che cosa è il marketing? 


Marketing, marketing, marketing, marketing, tutti fanno marketing o dicono di farlo.

I partiti politici in crisi di contenuti si affidano ai sondaggi alla ricerca degli argomenti elettorali più attrattivi per strappare quel voto in più che fa la differenza e ognuno promette qualcosa. Di volta in volta, sgravi fiscali o un salario più alto, più sicurezza o quello che in quel momento meglio esprime la "volontà della pancia" dell'elettorato. Il marketing non è solo fare i sondaggi, quelli sono solo strumenti.

Le aziende vanno in rete e aprono un blog, glielo hanno detto i loro consulenti. Occorre ascoltare, occorre conversare, offrire i pasticcini ed il caffè digitale, così migliora la loro reputazione. Ascoltare è una virtù, una capacità importante nella vita di tutti i giorni. Il marketing è ascolto, ma ascoltare non è una prerogativa del marketing.

Ma tu lo sai che cosa è il marketing? Che idea ti sei fatto? Non parlo di te, che ci lavori ogni giorno e che ti confronti quotidianamente con il mercato, ma lo domando a te, detrattore, che lo accusi di ogni nefandezza, solo perché ne hai un'idea distorta. E' ovvio che la colpa non è tua e che molte imprese hanno davvero esagerato.

Il marketing non è nemmeno accondiscendenza. Prima nessuno ascoltava i clienti e oggi pronti a modificare tutto in funzione delle risposte ottenute. Il marketing è servizio, ma anche un'identità distintiva.

Ma tu lo voteresti un partito politico che ti da l'impressione di volerti accontentare, ma che ha perso la sua identità? Un partito fungibile, trasformista e populista?

E tu presteresti attenzione ad un'impresa che è disponibile ad ascoltarti, ma che non ha nulla da dirti, perché non ha una chiara visione del suo ruolo sul mercato e del suo contributo alla comunità in cui opera?

Il marketing non è solo ascolto, è anche visione, valori, leggende, narrazioni, esperienze.

Le imprese, i partiti politici, le istituzioni che considerano i propri clienti dei polli da spennare non fanno marketing, fanno altro, ma quelli pronti a trasformarsi in ogni momento sono solo banderuole al vento.

E' ora di tornare alle origini e ridare dignità al marketing, alle pubbliche relazioni, all'advertising, alle vendite, sono attività importanti per lo sviluppo delle imprese, nel rispetto dei clienti, dell'ambiente, della comunità.

Non è il marketing ad essere sbagliato, il problema è il suo cattivo uso. Non sarà l'utilizzo di un nuovo termine a cambiare le cose.

Lasciamo stare le guerre di religione o la retorica, non sono mai servite a nulla, ma su una cosa hai ragione caro detrattore, fare marketing significa avere rispetto delle persone. Vogliamo quindi ripartire da qui?

L'immagine è di Windsor Media Blog

giovedì, aprile 10, 2008

Il produttore di memi 



E' la rivista di riferimento, anche se da quando è stata ceduta al Gruppo Condé Nast, strizza un po' troppo l'occhio al lato più glamour della cultura digitale.

E' comunque interessante la lista di alcuni memi lanciati da Wired negli ultimi 15 anni. (clicca sulla figura per ingrandirla)

Il dilemma del content provider 


Non credo che ci sia da scegliere. La risposta corretta è a mio avviso un corretto mix tra produzione dei contenuti e progettazione dell'accesso agli stessi (pensa al dvr, all' epg e alla search experience)

Questo è il tema centrale di un corso che sto progettando per l'autunno.

Fonte: Free Thoughts

mercoledì, aprile 09, 2008

Qual'è il reach di un blog? 


Gianluca, con la sua consueta lucidità, si domanda come determinare il reach di un blog, (vedi definizione). Il problema non è certamente semplice e me lo sono posto più volte.

La difficoltà di determinare il reach di un blog dipende da una serie di problemi:

1) i blog vengono fruiti in modalità diverse, possono essere seguiti sul web, attraverso un abbonamento ai feed oppure via mail. Ogni blogger ha la possibilità di tenere traccia dei visitatori del proprio blog che lo fruiscono via web attraverso servizi gratuiti di statistiche come Google Analytics o Statscounter, via feed attraverso Feedburner , o via mail attraverso servizi come Feedblitz, ma non ci sono ancora validi strumenti in grado di fare comparazioni di reach tra differenti blog

2) i diversi sistemi di statistiche misurano cose differenti, occorre infatti stare attenti a non confondere il numero degli abbonati ai feed rss su Feedburner, con il numero di persone che effettivamente leggono un determinato post, sono due cose differenti.

3) quanti sono i lettori intenzionali? - sappiamo che la maggior parte di visitatori di un blog provengono solitamente da Google, in questo caso quanti di essi sono attratti dai contenuti del blog e quanti invece solo da parole chiavi che si scoprono essere irrilevanti rispetto a quanto cercavano? Ecco che possiamo distinguere tra reach generale e reach utile. (Il riferimento è alla percentuala di rimbalzi)

4) visitatori occasionali/visitatori fedeli - quale ratio? Come valutarla considerando che alcuni blog hanno un aggiornamento giornaliero e altri settimanale o irregolare? Come dobbiamo misurare la reach, giornalmente o mensilmente?

5) reach di quale categoria di utenza? E' evidente che il reach di un blog dipende dalla tipologia dei contenuti e dal loro livello di popolarità, ma come si misura per blog di nicchia? Come creare categorie omogenee di blog? Si è sempre detto che in rete i contatti si pesano e non si contano, ma non abbiamo ancora trovato il modo di farlo correttamente.

6) Perchè misurare solo i blog? Se qualcuno si esprime attraverso una pluralità di strumenti (Flickr, Linkedin, canale su Youtube, Facebook....) ha senso misurare solo i blog o tenere conto anche del reach combinato? E' possibile calcolare il "digital brand reach"?

7) blog che hanno contenuti freddi tendono anche a beneficiare di un effetto "reach cumulato" rispetto a quelli che si occupano di attualità.

Per queste ragioni, risulta difficile dire con precisione, quale sia il reach di un blog, ma soprattutto valutarne il significato.

Fonte dell'immagine: Harness Design

martedì, aprile 08, 2008

Machine Gun 



WILD MACHINE GUN
featuring 'Machine Gun (Wild Mix)'
Music by Portishead & Duran Duran (mashup)
Mixed and Edited by CFJ

Starring: James Cagney, Paul Muni, Edward G. Robinson, Humphrey Bogart, George Bancroft, Edward Woods, George Raft, Boris Karloff, Vince Barnett, Thomas Jackson

Status Stories 

STATUS STORIES: As more brands (have to) go niche and therefore tell stories that aren't known to the masses, and as experiences and non-consumption-related expenditures take over from physical (and more visible) status symbols, consumers will increasingly have to tell each other stories to achieve a status dividend from their purchases. Expect a shift from brands telling a story, to brands helping consumers tell status-yielding stories to other consumers.

Fonte: Trendwatching

Pietre in faccia prenderai 


Ricordo che il primo disco a 45 giri che ho ascoltato fino a consumarlo si intitolava "Pietre". E' stato portato al successo da Gian Pieretti e da Antoine, al festival di Sanremo del 1967 (questo rivela parzialmente la mia età).

Ricordo di aver cantato a piena voce la parte centrale del ritornello: "qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, sempre pietre in faccia prenderai".

Avevo completamente dimenticato questo brano fino ad oggi, quando ho letto in rete poche ma decise critiche poleniche all'annuncio che la RAI trasmetterà in alta definizione le partite degli Europei di calcio sul digitale terrestre.

Invece di accogliere con entusiasmo la notizia, la "blogosfera caciarona" crea ad arte una polemica del tutto fuori luogo.

Non c'è dubbio che la maggior parte dei decoder in commercio non sia abilitata alla ricezione del segnale in alta definizione. E' altrettanto vero che il contributo statale degli anni passati abbia finanziato decoder già obsoleti e che l'operazione era sicuramente discutibile da tutti i punti di vista, ma cosa c'entra tutto questo con l'operazione della RAI.

La RAI solitamente criticata per essere indietro, una volta tanto quando cerca di promuovere l'innovazione in modo da dare un impulso al mercato, ottiene altre critiche.

E' un'operazione a mio avviso molto intelligente, perchè da un segnale forte al mercato (dei broadcaster, dei produttori di tecnologia e ai content provider). Non ha poi così importanza a mio avviso se non tutti potranno vedere le partite in alta definizione, ma da qualche parte bisogna pur incominciare.

Ho sempre ritenuto che la blogosfera possa costituire un importante ruolo per dare risalto alle voci critiche, per amplificare la segnalazione di notizie che non trovano spazio nei media mainstream, ma da tempo ho smesso di seguire chi fa della polemica sterile e gratuita l'occasione per l'autopromozione e per gratificare il proprio ego.

Se si vuole promuovere il cambiamento, non è giusto criticare a priori, chi ci mette del proprio, chi rischia e chi investe.

Ognuno è libero di fare del proprio blog, ciò che vuole, parlando dei propri orgasmi, della scorrevolezza dei rinoceronti o mostrando a tutti il colore delle sue mutande o lanciando giochi piramidali e ci mancherebbe altro, sono pezzi di blogosfera che hanno tutto il diritto di esprimersi nel modo che vogliono.

Ognuno è anche libero di criticare chiunque, possibilmente in modo civile e non offensivo, evitando di mancare rispetto ma si non si può aspettare che tutti siano sempre d'accordo.

A me la blogosfera polemica e antagonista non piace, ma nessuno mi obbliga a frequentarla. Ho però la facolta di dissociarmi dagli attacchi ingiustificati, spesso immotivati e privi di ogni fondamento ai danni di chi cerca di fare innovazione anche facendo degli errori, alle diverse iniziative che cercano di promuovere il cambiamento, ai nuovi imprenditori che cercano di farsi strada anche grazie al web.

Beh, vedete di piantarla, perchè queste persone di talento sono stufe di prendersi pietre in faccia.
# html> # # # # ... # # # ... # # # # # # Disclaimer: questo blog è ad alto tasso di innovazione, potrebbe destabilizzare la vostra azienda/agenzia