Digital Trash
"Il 90% di qualsiasi cosa è spazzatura", ha scritto Theodore Surgeon.
Sono molti che affermano che il 90% dei programmi sulla tv generalista sia spazzatura.
Wikipedia propone una definizione del termine trash.
Trash, in lingua inglese, significa spazzatura. Il termine inglese è entrato nell'uso anche in italiano per riferirsi a espressioni artistiche o forme di intrattenimento di basso profilo culturale.
Anche il 90% dei contenuti che si possono trovare su YouTube sono trash, ma la spazzatura non è tutta uguale.
Non posso non essere d'accordo con Henry Jenkins, quando scrive un'appassionata difesa della "spazzatura digitale".
"Non bisogna ridurre il valore della cultura partecipativa ai suoi prodotti, bisogna invece pensare al suo processo. Tutte le forme d'arte hanno bisogno di un posto in cui gli artisti alle prime armi possano produrre cose brutte, imparate dai loro errori e migliorarsi. Un mondo di espressione totalmente professionalizzata nasconde e maschera il processo di apprendistato che tutti gli artisti debbono compiere per potere esprimere tutto il loro potenziale.
Un mondo in cui gli artisti dilettanti possono condividere il loro lavoro è un mondo in cui può avvenire l'apprendimento. Se gli unici film che potete vedere sono le produzioni da milioni di dollari di Steven Spielberg, quasi tutti penserete di non aver nulla di sensato da contribuire alla cultura e lascerete perdere. Se invece è possiile vedere film di qualità molto diversa, anche quelli che sono, per dirla con Sturgeon, "spazzatura", allora diventa possibile pensare di diventare artisti anche noi. La cattiva arte genera più arte della buona, per questo motivo: ma io posso fare meglio.
Un mondo in cui circola una gran quantità di cattiva arte diminuisce i rische della sperimentazione e dell'innovazione. In un mondo del genere, non ci si deve preoccupare di andare a segno o di rendersi ridicoli. Ci si possono prendere dei rischi, si possono provare cose che mettono duramente alla prova, si possono sondare nuove direzioni, perché il costo di un fallimento è relativamente basso. Per questo una cultura partecipativa è in potenza così prolifica.
In questo momento l'innovazione si ha più spesso al livello grassroots e solo in un secondo tempo arriva ai mass media, che l'amplificano. Che cosa sia buono e che cosa cattivo è difficile da stabilire, quando le forme di espressione a cui ci si riferisce sono nuove e ancora in evoluzione. Questo vale per molte delle forme di cultura partecipativa che si stanno sviluppando intorno ai media digitali. Queste forme sono troppo recenti per avere standard ben definiti o canoni fissi.
Se il 90% di qualsiasi cosa è spazzatura, allora caviamo il meglio dalla statistica. Se cresce il numero delle persone che producono cultura, si aumenta la quantità assoluta di buona arte, anche se non cresce la sua qualità relativa.
La spazzatura televisiva è nella maggior parte dei casi non riutilizzabile se non in programmi cult come blob, quella digitale permette spesso la raccolta differenziata. Per queste ragioni ritengo la rete una "grande palestra dove poter sperimentare." La mia passione per i mash up non è fine a se stessa, costituiscono infatti i germi dei nuovi linguaggi mediali di domani.
Scrive ancora Henry Jenkins:
Le nuove tecnologie facilitano il campionamento e il riorientamento delle immagini dei media. Possiamo citare e ricontestualizzare suoni registrati e immagini quasi con la stessa facilità con cui possiamo citare e ricontestualizzare le parole. La nostra cultura comunica sempre di più mediante frammenti di contenuti presi in prestito dai media. I giovani costruiscono nastri mixati per condividere i sentimenti reciproci. Creano un collage di immagini per esprimere come vedono se stessi. Gli artisti hanno sempre preso a prestito da opere precedenti della loro tradizione e su quello hanno poi costruito.
Le nuove tecnologie hanno allargato la cerchia di quanti possono esprimersi attraverso i media e questa pratica della riscrittura creativa di opere precedenti è diventata parallelamente più diffusa. Non abbiamo ancora un'etica convincente dell'appropriazione. Ci esprimiamo in modi nuovi , ma non abbiamo ancora le risorse concettuali che ci permettano di fare un passo indietro e riflettere su quello che stiamo creando.
La spazzatura digitale è più ecologica e permette il riutilizzo per la creazione di nuovi prodotti, ecco perchè amiamo tanto il digital trash.
Immagine Source
Sono molti che affermano che il 90% dei programmi sulla tv generalista sia spazzatura.
Wikipedia propone una definizione del termine trash.
Trash, in lingua inglese, significa spazzatura. Il termine inglese è entrato nell'uso anche in italiano per riferirsi a espressioni artistiche o forme di intrattenimento di basso profilo culturale.
Anche il 90% dei contenuti che si possono trovare su YouTube sono trash, ma la spazzatura non è tutta uguale.
Non posso non essere d'accordo con Henry Jenkins, quando scrive un'appassionata difesa della "spazzatura digitale".
"Non bisogna ridurre il valore della cultura partecipativa ai suoi prodotti, bisogna invece pensare al suo processo. Tutte le forme d'arte hanno bisogno di un posto in cui gli artisti alle prime armi possano produrre cose brutte, imparate dai loro errori e migliorarsi. Un mondo di espressione totalmente professionalizzata nasconde e maschera il processo di apprendistato che tutti gli artisti debbono compiere per potere esprimere tutto il loro potenziale.
Un mondo in cui gli artisti dilettanti possono condividere il loro lavoro è un mondo in cui può avvenire l'apprendimento. Se gli unici film che potete vedere sono le produzioni da milioni di dollari di Steven Spielberg, quasi tutti penserete di non aver nulla di sensato da contribuire alla cultura e lascerete perdere. Se invece è possiile vedere film di qualità molto diversa, anche quelli che sono, per dirla con Sturgeon, "spazzatura", allora diventa possibile pensare di diventare artisti anche noi. La cattiva arte genera più arte della buona, per questo motivo: ma io posso fare meglio.
Un mondo in cui circola una gran quantità di cattiva arte diminuisce i rische della sperimentazione e dell'innovazione. In un mondo del genere, non ci si deve preoccupare di andare a segno o di rendersi ridicoli. Ci si possono prendere dei rischi, si possono provare cose che mettono duramente alla prova, si possono sondare nuove direzioni, perché il costo di un fallimento è relativamente basso. Per questo una cultura partecipativa è in potenza così prolifica.
In questo momento l'innovazione si ha più spesso al livello grassroots e solo in un secondo tempo arriva ai mass media, che l'amplificano. Che cosa sia buono e che cosa cattivo è difficile da stabilire, quando le forme di espressione a cui ci si riferisce sono nuove e ancora in evoluzione. Questo vale per molte delle forme di cultura partecipativa che si stanno sviluppando intorno ai media digitali. Queste forme sono troppo recenti per avere standard ben definiti o canoni fissi.
Se il 90% di qualsiasi cosa è spazzatura, allora caviamo il meglio dalla statistica. Se cresce il numero delle persone che producono cultura, si aumenta la quantità assoluta di buona arte, anche se non cresce la sua qualità relativa.
La spazzatura televisiva è nella maggior parte dei casi non riutilizzabile se non in programmi cult come blob, quella digitale permette spesso la raccolta differenziata. Per queste ragioni ritengo la rete una "grande palestra dove poter sperimentare." La mia passione per i mash up non è fine a se stessa, costituiscono infatti i germi dei nuovi linguaggi mediali di domani.
Scrive ancora Henry Jenkins:
Le nuove tecnologie facilitano il campionamento e il riorientamento delle immagini dei media. Possiamo citare e ricontestualizzare suoni registrati e immagini quasi con la stessa facilità con cui possiamo citare e ricontestualizzare le parole. La nostra cultura comunica sempre di più mediante frammenti di contenuti presi in prestito dai media. I giovani costruiscono nastri mixati per condividere i sentimenti reciproci. Creano un collage di immagini per esprimere come vedono se stessi. Gli artisti hanno sempre preso a prestito da opere precedenti della loro tradizione e su quello hanno poi costruito.
Le nuove tecnologie hanno allargato la cerchia di quanti possono esprimersi attraverso i media e questa pratica della riscrittura creativa di opere precedenti è diventata parallelamente più diffusa. Non abbiamo ancora un'etica convincente dell'appropriazione. Ci esprimiamo in modi nuovi , ma non abbiamo ancora le risorse concettuali che ci permettano di fare un passo indietro e riflettere su quello che stiamo creando.
La spazzatura digitale è più ecologica e permette il riutilizzo per la creazione di nuovi prodotti, ecco perchè amiamo tanto il digital trash.
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