lunedì, luglio 27, 2009
Promuovere il turismo (seconda parte)
Vietnam Tourism from Lau on Vimeo.
Con un pizzico di snobismo amiamo ripetere che in Italia abbiamo almeno il 50% del patrimonio universale di arte, che abbiamo una tradizione eno-gastronomica, dei luoghi incantevoli del tutto sconosciuti da poter visitare.
Noi siamo il primo mondo, ma dal cosiddetto terzo mondo abbiamo tanto da imparare, quanto a promozione turistica.
Noi siamo il primo mondo, ma dal cosiddetto terzo mondo abbiamo tanto da imparare, quanto a promozione turistica.
domenica, luglio 26, 2009
Promuovere il turismo
Tailandia'09 from SENSES on Vimeo.
Promuovere il turismo oggi significa capire le esigenze dei diversi viaggiatori e non offrire loro un corso di geografia. Occorre trovare nuove modalità narrative di una destinazione turistica, nuovi linguaggi.
Su tutto questo abbiamo tanto, ma davvero tanto da imparare dai Paesi che consideriamo , con molto snobismo, emergenti.
Su tutto questo abbiamo tanto, ma davvero tanto da imparare dai Paesi che consideriamo , con molto snobismo, emergenti.
venerdì, luglio 24, 2009
Ieri c'era lo spot
Love | Canon 500D T1i from Anders Bäckman on Vimeo.
Io non so se sono in grado di descrivere questo video.
Non è uno spot, non è un video di prodotto, non è un trailer.
E' un modo nuovo per condividere le funzionalità di un prodotto: la Canon 500 D T1i
First try with the Canon EOS 500D ( also called Digital Rebel T1i or Kiss X3 Digital ). All handheld with natural light only.
Ieri c'era lo spot e per forza si doveva concludere evidenziando il logo del brand.
Non è uno spot, non è un video di prodotto, non è un trailer.
E' un modo nuovo per condividere le funzionalità di un prodotto: la Canon 500 D T1i
First try with the Canon EOS 500D ( also called Digital Rebel T1i or Kiss X3 Digital ). All handheld with natural light only.
Ieri c'era lo spot e per forza si doveva concludere evidenziando il logo del brand.
Ci sono oggi tanti nuovi modi di comunicare il prodotto, sperimentiamoli.
giovedì, luglio 23, 2009
Pubblicità e arte
Non voglio ripercorrere l'analisi della relazione tra pubblicità e arte, troppe persone ne hanno scritto con competenza, qualcuna ne ha fatto un progetto di tesi di laurea o un'esposizione.
Da tempo sostengo che la rete sia oggi diventata la più grande palestra esistente per futuri (aspiranti) artisti e uno dei pochi ambienti dove si sperimenta davvero i linguaggi della comunicazione che verrà.
Se un tempo gli artisti si cimentavano con la pubblicità, oggi la gran parte dei pubblicitari non frequenta quegli ambienti in rete dove nascono e si sviluppano nuove tendenze e soprattutto gli artisti hanno smesso di dedicarsi alla pubblicità, non trovandovi più alcuno stimolo.
Non è un peccato che questa relazione si sia interrotta?
Ci sono nuove correnti artistiche che sono nate in rete e che in rete si sono sviluppate e hanno iniziato un processo di "contaminazione culturale".
Da tempo sostengo che la rete sia oggi diventata la più grande palestra esistente per futuri (aspiranti) artisti e uno dei pochi ambienti dove si sperimenta davvero i linguaggi della comunicazione che verrà.
Se un tempo gli artisti si cimentavano con la pubblicità, oggi la gran parte dei pubblicitari non frequenta quegli ambienti in rete dove nascono e si sviluppano nuove tendenze e soprattutto gli artisti hanno smesso di dedicarsi alla pubblicità, non trovandovi più alcuno stimolo.
Non è un peccato che questa relazione si sia interrotta?
Ci sono nuove correnti artistiche che sono nate in rete e che in rete si sono sviluppate e hanno iniziato un processo di "contaminazione culturale".
E' molto interessante osservare come tecniche espressive digitali, come ad esempio lo speed painting, si consolidino, si differenzino in diverse "scuole di pensiero" e facciano nascere nuove tecniche come la pittura collaborativa dinamica, che ritengo una forma d'arte molto coerente con l'evoluzione della cultura del lifestreaming.
Sul futuro è difficile fare delle previsioni, ma su quattro cose ho un'assoluta certezza:
Sul futuro è difficile fare delle previsioni, ma su quattro cose ho un'assoluta certezza:
- non possiamo più fare nulla da soli, per questo collaborare significa sopravvivere
- dobbiamo abbattere gli steccati e ibridare le competenze
- dobbiamo sviluppare la capacità di trasferire modelli, pratiche e tecniche anche da aree completamente diverse dalla nostra
- dobbiamo imparare a trarre conoscenza dai nostri progetti quotidiani, per guidare meglio i nostri progetti futuri.
Tutte le buone ricette che si rispettino sono relativamente facili da descrivere, è la loro attuazione il vero problema.
Forse dovremmo tornare a frequentare di più gli artisti, gli unici in grado di "rappresentare il cambiamento" che stiamo vivendo.
martedì, luglio 21, 2009
Speed Teaching
Lo speed painting è una tecnica che si è molto sviluppata in rete.
Manlio Noto ne ha dedicato uno a Paolo Borsellino, per ricordare e perché l'arte è forse l'unica modalità di espressione che riesce ad entrare dentro l'anima, (per chi ne ha ancora una).
Manlio Noto ne ha dedicato uno a Paolo Borsellino, per ricordare e perché l'arte è forse l'unica modalità di espressione che riesce ad entrare dentro l'anima, (per chi ne ha ancora una).
Può ingrandire il logo?
Ci sono dei brand che sanno quando non è il caso di mettersi al centro perché rappresentano solo uno dei tanti "punti di vista" con il quale (ri)vivere la storia.
lunedì, luglio 20, 2009
Dietro uno strato di cioccolato
Chocolate Bunny from lernert Engelberts on Vimeo.
Dietro uno strato di cioccolato, spesso non c'è niente quando si scava in profondità.
Tagliare gli investimenti in comunicazione?
Le imprese smart, nei periodi di crisi non tagliano gli investimenti in comunicazione, ma li riallocano. Si limitano a tagliare i rami secchi e mettere in discussione le pratiche consolidate che non danno un ritorno effettivo misurabile e riversano una quota piccola di investimenti alla sperimentazione di nuovi modelli, nuovi strumenti e nuovi format di comunicazione, grazie al denaro risparmiato, tolto dai mezzi di comunicazione meno efficienti e meno performanti.
Misurare non significa avere una visione esclusivamente di breve periodo, ma sperimentare non significa fare un salto nel vuoto. Se gli obiettivi di una sperimentazione sono legati all'apprendimento di nuove pratiche, occorre che questo processo venga ben formalizzato. Occorre quindi porsi le seguenti domande:
Misurare non significa avere una visione esclusivamente di breve periodo, ma sperimentare non significa fare un salto nel vuoto. Se gli obiettivi di una sperimentazione sono legati all'apprendimento di nuove pratiche, occorre che questo processo venga ben formalizzato. Occorre quindi porsi le seguenti domande:
- cosa significa sperimentare una nuova piattaforma di comunicazione?
- che cosa significa apprendere?
- quali sono gli elementi rilevanti da osservare?
- quali sono le modalità più efficaci per descrivere il processo di sperimentazione, al fine di poterlo analizzare?
- quali sono le caratteristiche che determinano la supremazia di un modello di comunicazione nuovo rispetto a quello tradizionale?
- quali sono le metriche che meglio esprimono il raggiungimento degli obiettivi?
Sperimentare significa stabilire degli obiettivi precisi e misurabili per definire quando adottare una nuova piattaforma, una nuova modalità di comunicazione, un nuovo format.
Si tratta anche di stabilire dei parametri quando un'innovazione supera l'esame onde evitare di passare di moda in moda.
In generale è possibile affermare che un'innovazione nel processo di comunicazione può essere presa in considerazione quando:
Si tratta anche di stabilire dei parametri quando un'innovazione supera l'esame onde evitare di passare di moda in moda.
In generale è possibile affermare che un'innovazione nel processo di comunicazione può essere presa in considerazione quando:
- è sostenibile nel lungo periodo
- crea reale valore e non è illusoria
- permette di ottenere dei vantaggi competitivi differenziali (legame diretto con la competitività)
- è originale e non fungibile
- a parità di costo raggiunge i propri pubblici in modo più preciso
- consente di estrarre conoscenza utile per il sistema informativo di marketing
- si armonizza bene con le attuali azioni di comunicazione
- permette un più profondo coinvolgimento dei diversi destinatari
- è adattabile (in differenti contesti, situazioni, momenti)
- è replicabile ma non facilmente imitabile
- si lega chiaramente ai processi di business
- offre anche un differente ROI - Return on Ideas
Ci sono manager che ostacolano tutto ciò che non conoscono, mentre altri invece che abbracciano il nuovo in quanto tale, cadendo vittima del fornitore d'assalto di turno.
In moltissimi casi innovare implica una revisione dei propri processi organizzativi, del proprio modus operandi, del modo di porsi, quando non si è disposti a farlo davvero, forse è meglio non cercare paliativi e continuare a fare ciò che si è sempre fatto, per evitare di correre a vuoto.
In moltissimi casi innovare implica una revisione dei propri processi organizzativi, del proprio modus operandi, del modo di porsi, quando non si è disposti a farlo davvero, forse è meglio non cercare paliativi e continuare a fare ciò che si è sempre fatto, per evitare di correre a vuoto.
sabato, luglio 18, 2009
venerdì, luglio 17, 2009
I know it is only Rock'n Roll, but I like it
The PEN Story from PENStory on Vimeo.
This is the Olympus PEN Story in stop motion. We shot 60.000 pictures, developed 9.600 prints and shot over 1.800 pictures again. No post production! Thanks to all the stop motion artists who inspired us. We hope you enjoy :-) Free download of the music at olympus.eu/penstory/
Dedicato a quelle aziende che pensano che spendere milioni di euro per uno spot, utilizzando testimonial strapagati, utilizzando effetti speciali strabilianti, sia sempre la scelta giusta.
Dedicato a quelle aziende che pensano che spendere milioni di euro per uno spot, utilizzando testimonial strapagati, utilizzando effetti speciali strabilianti, sia sempre la scelta giusta.
Brand Guard
Sto leggendo il libro di Lucas Conley, "Sindrome Ossessiva da Brand" un attacco nei confronti del branding selvaggio, dell'hyper marketing e dell'hyper advertising.
Non condivido la maggior parte dei contenuti del testo, ma comprendo perfettamente le ragioni che lo hanno ispirato.
Le aziende che perseguono la logica dei risultati da trimestrale, che perseguono obiettivi di breve periodo, che considerano il branding come una scorciatoia più facile rispetto all'innovazione di prodotto e di processo, che pensano che urlare più forte o spettacolizzare ogni forma della comunicazione sia un modo per far dimenticare i problemi relativi ai prodotti e ai servizi o per sopperire alla incapacità di stabilire relazione autentiche, volte a creare fiducia nei confronti della marca, hanno una visione del branding che io non condivido.
Ci si domanda spesso chi difende il "consumatore" da un eccesso di pubblicità, da un bombardamento di messaggi, spesso diluiti e non trasparenti, ma ci si dimentica di domandarsi invece chi difende l'azienda, i suoi dipendenti, i suoi posti di lavoro, la capacità di creare ricchezza, da un modo scellerato di intendere la marca, che a lungo andare la farà implodere?
Chi si occupa di salvaguardare i valori autentici di una marca, quelli per cui è nata e si è sviluppata, chi occupera il ruolo difficile ed impegnativo di "Brand Guard", che ha per unico scopo la tutela e la protezione del patto fiduciario con i diversi pubblici, che sono i veri "proprietari della marca"? Chi sarà colui o colei in grado di fare un passo indietro e avrà il coraggio di imporre in azienda un processo di introspezione della marca per cominciare a togliere invece che aggiungere al fine di tornare a parlare di "brand equity"?
Forse la crisi economica è un buon momento per riflettere su questo, perchè per tornare indietro non è tardi.
Non condivido la maggior parte dei contenuti del testo, ma comprendo perfettamente le ragioni che lo hanno ispirato.
Le aziende che perseguono la logica dei risultati da trimestrale, che perseguono obiettivi di breve periodo, che considerano il branding come una scorciatoia più facile rispetto all'innovazione di prodotto e di processo, che pensano che urlare più forte o spettacolizzare ogni forma della comunicazione sia un modo per far dimenticare i problemi relativi ai prodotti e ai servizi o per sopperire alla incapacità di stabilire relazione autentiche, volte a creare fiducia nei confronti della marca, hanno una visione del branding che io non condivido.
Ci si domanda spesso chi difende il "consumatore" da un eccesso di pubblicità, da un bombardamento di messaggi, spesso diluiti e non trasparenti, ma ci si dimentica di domandarsi invece chi difende l'azienda, i suoi dipendenti, i suoi posti di lavoro, la capacità di creare ricchezza, da un modo scellerato di intendere la marca, che a lungo andare la farà implodere?
Chi si occupa di salvaguardare i valori autentici di una marca, quelli per cui è nata e si è sviluppata, chi occupera il ruolo difficile ed impegnativo di "Brand Guard", che ha per unico scopo la tutela e la protezione del patto fiduciario con i diversi pubblici, che sono i veri "proprietari della marca"? Chi sarà colui o colei in grado di fare un passo indietro e avrà il coraggio di imporre in azienda un processo di introspezione della marca per cominciare a togliere invece che aggiungere al fine di tornare a parlare di "brand equity"?
Forse la crisi economica è un buon momento per riflettere su questo, perchè per tornare indietro non è tardi.
Chi salverà la marca da se stessa?
giovedì, luglio 16, 2009
A chi appartiene il brand?
Ci sono alcuni brand che sono statici, inamovibili e che si propongono da un piedistallo.
Altri che non solo si adattano, ma che permettono ai propri pubblici di co-crearli, perchè il brand appartiene ai propri pubblici.
Interessante la mossa di Pepsi Cola che addirittura si è trasformata in Pecsi Cola per adattarsi alla cultura locale dell'Argentina.
Non sono tanto sicuro che altre marche lo avrebbero mai fatto.
Altri che non solo si adattano, ma che permettono ai propri pubblici di co-crearli, perchè il brand appartiene ai propri pubblici.
Interessante la mossa di Pepsi Cola che addirittura si è trasformata in Pecsi Cola per adattarsi alla cultura locale dell'Argentina.
Non sono tanto sicuro che altre marche lo avrebbero mai fatto.
sabato, luglio 11, 2009
venerdì, luglio 10, 2009
Rich Communication
Esiste una comunicazione "light" a basso impatto economico, anche se in molti casi il low cost è solo apparente, perchè le idee, le realizzazioni creative, hanno bisogno di risorse e di impegno.
Esiste anche una comunicazione "rich", fatta di dettagli e di professionalità diverse, dove ognuno ha il suo ruolo. C'è chi offre nuovi modelli di analisi dei pubblici, chi sperimenta nuovi format di comunicazione, chi fa da integratore tecnologico e chi si occupa di aspetti molto specifici come la progettazione della "sound experience", per rendere la comunicazione sempre più coinvolgente ed impattante. (I due progetti ne sono un esempio evidente)
C'è valore nel low cost marketing?
Le imprese sono molto interessate ai Social Media, che vengono loro spesso proposti come una modalità di comunicazione low cost per raggiungere i loro clienti.
In pochissimo tempo sono aumentati gli account aziendali su Facebook, Twitter, Friendfeed ed è aumentto il numero di marketing manager che si rivolgono alla loro agenzia di pubblicità per farsi produrre un video virale.
Non è la prima volta che lo viviamo, un approccio non strategico e superficiale ad Internet si rivelerà un boomerang e per quanto concerne i Social Media, tutto questo sarà ancora più evidente.
E' vero che le attività di comunicazione low cost, hanno bassi costi, ma è anche vero che proprio in virtù di questo fatto, sono alla portata di tutti e quindi permettono di ridurre le barriere all'entrata. Il rischio non è quindi solo quello di investire risorse economiche e umane per il presidio di canali che se non gestiti in modo strategico non permettono di ottenere vantaggi competitivi differenziali, ma soprattutto di aumentare i costi, che se pur bassi ci sono, a fronte di ritorni solo di breve periodo.
L'alternativa al low cost marketing è lo smart branding, in cui le attività di pianificazione strategica sono l'elemento più rilevante degli investimenti sostenuti e riguardano i seguenti aspetti:
In pochissimo tempo sono aumentati gli account aziendali su Facebook, Twitter, Friendfeed ed è aumentto il numero di marketing manager che si rivolgono alla loro agenzia di pubblicità per farsi produrre un video virale.
Non è la prima volta che lo viviamo, un approccio non strategico e superficiale ad Internet si rivelerà un boomerang e per quanto concerne i Social Media, tutto questo sarà ancora più evidente.
E' vero che le attività di comunicazione low cost, hanno bassi costi, ma è anche vero che proprio in virtù di questo fatto, sono alla portata di tutti e quindi permettono di ridurre le barriere all'entrata. Il rischio non è quindi solo quello di investire risorse economiche e umane per il presidio di canali che se non gestiti in modo strategico non permettono di ottenere vantaggi competitivi differenziali, ma soprattutto di aumentare i costi, che se pur bassi ci sono, a fronte di ritorni solo di breve periodo.
L'alternativa al low cost marketing è lo smart branding, in cui le attività di pianificazione strategica sono l'elemento più rilevante degli investimenti sostenuti e riguardano i seguenti aspetti:
- analisi introspettiva del brand per la creazione di una strategia di goodwill
- analisi dei pubblici di riferimento
- sperimentazione su format e linguaggi originali
- coinvolgimento di professionalità in grado di portare valore con idee creative realmente differenziali e di trasformare le idee in progetti distintivi.
E' vero che quando parliamo di Social Media, ci riferiamo alla possibilità di distribuire gratuitamente contenuti, aggregare persone, conversare, documentare eventi, ma non dobbiamo dimenticarci che mai come in questo caso, "il sugo può costare più della carne".
Avere una visione strategica trovare idee originali autentiche, progettare contenuti di qualità costa, per tutto questo io diffido del low cost marketing, perchè alla fine, come è sempre stato, costa di più di quanto pensiamo.
Avere una visione strategica trovare idee originali autentiche, progettare contenuti di qualità costa, per tutto questo io diffido del low cost marketing, perchè alla fine, come è sempre stato, costa di più di quanto pensiamo.
Credits per l'immagine.
giovedì, luglio 09, 2009
Sour
SOUR / 日々の音色 (Hibi no Neiro) MV from Magico Nakamura on Vimeo.
La musica unisce le persone, la rete, pure.lunedì, luglio 06, 2009
Creare valore attraverso le strategie di Real Time Business
Le aziende che hanno successo oggi non sono quelle che necessariamente spendono di più in comunicazione, ma sono quelle che dispongono di tutti gli strumenti culturali, metodologici e tecnologici per:
- ascoltare il mercato e reagire rapidamente con le sue evoluzioni, possibilmente anticipandolo
- conoscere i propri pubblici in modo da comprendere meglio di altri le loro aspettative al fine di soddisfarle in modo più preciso e puntuale
- rendere rilevante ogni interazione attraverso i suoi diversi punti di contatto (touchpoint) grazie ad una conoscenza profonda dei propri pubblici.
L'evoluzione degli strumenti di Lifestreaming, consente alle imprese di rendere operativo, ciò che la letteratura definisce il Real Time Marketing.
Fare Marketing in Tempo Reale, significa ottenere un grande vantaggio competitivo, soprattutto in un periodo di grandissime transizioni, in cui la turbolenza ambientale è una costante.
I vantaggi sono molto importanti e concreti:
Fare Marketing in Tempo Reale, significa ottenere un grande vantaggio competitivo, soprattutto in un periodo di grandissime transizioni, in cui la turbolenza ambientale è una costante.
I vantaggi sono molto importanti e concreti:
- diminuzione del Time To Market attraverso processi collaborativi in tempo reale
- miglioramento del Sistema Informativo di Marketing che consente di adattare i processi di business in tempo reale (sempre che ci sia la volontà di volerlo fare)
- monitoraggio della rete in tempo reale, al fine di ottenere Customer Insight in grado di orientare le future azioni di marketing
- utilizzo di piattaforme di interazione in tempo reale per creare servizio, anticipare le crisi e per differenziare la comunicazione per target e per contesti oltre che per creare contenuti ed eventi in funzione delle dinamiche conversazionali con i differenti pubblici.
Nell'era della "Real Time Competition", una marca dinamica, che evolve costantemente e che riesce ad adattarsi e a relazionarsi all'evoluzione dei mercati, potrà anche essere in grado di definire gli ambiti competititivi futuri sviluppando "The Power to Predict the Markets" , ovvero la capacità di creare nuovi scenari competititivi in modo ancora più efficace rispetto a quanto teorizzato da Vivek Ranadivé nel suo testo del 2006.
In prossimi post, vorrei condividere con voi qualche riflessione sulle strategie di Real Time Branding, attraverso il Brandstreaming.
In prossimi post, vorrei condividere con voi qualche riflessione sulle strategie di Real Time Branding, attraverso il Brandstreaming.
domenica, luglio 05, 2009
venerdì, luglio 03, 2009
Real Time Branding
Per alcune imprese innovative, la marca è un organismo vivente che si sviluppa in un ecosistema, attraverso un costante rapporto simbiotico con l'ambiente di cui fa parte e che contribuisce a far crescere e da cui viene alimentata.
Le marche viventi (living brands) si manifestano e cercano connessioni con i loro pubblici in tempo reale, per fare questo devono avere sviluppato una presenza evoluta e significativa in rete.
Attraverso gli strumenti del lifestreaming, colgono le nuove sfide del Real Time Branding".
Le opportunità per la creazione di valore dalle connessioni in tempo reale, sono enormi e tutte da sperimentare e richiedono un ripensamento degli approcci di comunicazione ed una conoscenza approfondità delle piattaforme abilitanti e delle dinamiche di interazione negli ambienti collaborativi.
Nascono e si sviluppano ogni giorno nuove possibilità per comunicare in tempo reale:
- Liveblogging
- Status updating
- Microblogging
- Live Brandcasting
- Videoconversazioni
- Instant Chat
- Instant Video
- Live Social Bookmarking
- Likemarking
- Re-tweeting
Le implicazioni del real time web, sulle strategie di branding sono ancora tutte da scoprire, ma una cosa è certa, sarà sicuramente il grande tema del 2010.