Pubblicità e arte
Non voglio ripercorrere l'analisi della relazione tra pubblicità e arte, troppe persone ne hanno scritto con competenza, qualcuna ne ha fatto un progetto di tesi di laurea o un'esposizione.
Da tempo sostengo che la rete sia oggi diventata la più grande palestra esistente per futuri (aspiranti) artisti e uno dei pochi ambienti dove si sperimenta davvero i linguaggi della comunicazione che verrà.
Se un tempo gli artisti si cimentavano con la pubblicità, oggi la gran parte dei pubblicitari non frequenta quegli ambienti in rete dove nascono e si sviluppano nuove tendenze e soprattutto gli artisti hanno smesso di dedicarsi alla pubblicità, non trovandovi più alcuno stimolo.
Non è un peccato che questa relazione si sia interrotta?
Ci sono nuove correnti artistiche che sono nate in rete e che in rete si sono sviluppate e hanno iniziato un processo di "contaminazione culturale".
Da tempo sostengo che la rete sia oggi diventata la più grande palestra esistente per futuri (aspiranti) artisti e uno dei pochi ambienti dove si sperimenta davvero i linguaggi della comunicazione che verrà.
Se un tempo gli artisti si cimentavano con la pubblicità, oggi la gran parte dei pubblicitari non frequenta quegli ambienti in rete dove nascono e si sviluppano nuove tendenze e soprattutto gli artisti hanno smesso di dedicarsi alla pubblicità, non trovandovi più alcuno stimolo.
Non è un peccato che questa relazione si sia interrotta?
Ci sono nuove correnti artistiche che sono nate in rete e che in rete si sono sviluppate e hanno iniziato un processo di "contaminazione culturale".
E' molto interessante osservare come tecniche espressive digitali, come ad esempio lo speed painting, si consolidino, si differenzino in diverse "scuole di pensiero" e facciano nascere nuove tecniche come la pittura collaborativa dinamica, che ritengo una forma d'arte molto coerente con l'evoluzione della cultura del lifestreaming.
Sul futuro è difficile fare delle previsioni, ma su quattro cose ho un'assoluta certezza:
Sul futuro è difficile fare delle previsioni, ma su quattro cose ho un'assoluta certezza:
- non possiamo più fare nulla da soli, per questo collaborare significa sopravvivere
- dobbiamo abbattere gli steccati e ibridare le competenze
- dobbiamo sviluppare la capacità di trasferire modelli, pratiche e tecniche anche da aree completamente diverse dalla nostra
- dobbiamo imparare a trarre conoscenza dai nostri progetti quotidiani, per guidare meglio i nostri progetti futuri.
Tutte le buone ricette che si rispettino sono relativamente facili da descrivere, è la loro attuazione il vero problema.
Forse dovremmo tornare a frequentare di più gli artisti, gli unici in grado di "rappresentare il cambiamento" che stiamo vivendo.
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