venerdì, luglio 17, 2009

Brand Guard 


Sto leggendo il libro di Lucas Conley, "Sindrome Ossessiva da Brand" un attacco nei confronti del branding selvaggio, dell'hyper marketing e dell'hyper advertising.

Non condivido la maggior parte dei contenuti del testo, ma comprendo perfettamente le ragioni che lo hanno ispirato.

Le aziende che perseguono la logica dei risultati da trimestrale, che perseguono obiettivi di breve periodo, che considerano il branding come una scorciatoia più facile rispetto all'innovazione di prodotto e di processo, che pensano che urlare più forte o spettacolizzare ogni forma della comunicazione sia un modo per far dimenticare i problemi relativi ai prodotti e ai servizi o per sopperire alla incapacità di stabilire relazione autentiche, volte a creare fiducia nei confronti della marca, hanno una visione del branding che io non condivido.

Ci si domanda spesso chi difende il "consumatore" da un eccesso di pubblicità, da un bombardamento di messaggi, spesso diluiti e non trasparenti, ma ci si dimentica di domandarsi invece chi difende l'azienda, i suoi dipendenti, i suoi posti di lavoro, la capacità di creare ricchezza, da un modo scellerato di intendere la marca, che a lungo andare la farà implodere?

Chi si occupa di salvaguardare i valori autentici di una marca, quelli per cui è nata e si è sviluppata, chi occupera il ruolo difficile ed impegnativo di "Brand Guard", che ha per unico scopo la tutela e la protezione del patto fiduciario con i diversi pubblici, che sono i veri "proprietari della marca"? Chi sarà colui o colei in grado di fare un passo indietro e avrà il coraggio di imporre in azienda un processo di introspezione della marca per cominciare a togliere invece che aggiungere al fine di tornare a parlare di "brand equity"?

Forse la crisi economica è un buon momento per riflettere su questo, perchè per tornare indietro non è tardi.

Chi salverà la marca da se stessa?

2 Comments:

Blogger bragiu said...

Riflessioni condivisibilissime Maurizio. Ma se non sono gli stessi imprenditori (spessissimo fondatori) a non capire questo pericolo, sarà dura che un dipendente, spesso, mal pagato abbia questa capacità di convinzione.
Difendere il brand è qualcosa che nasce da come intendi il tuo lavorare per e con qualcuno. Se lo fai solo per sopravvivere a fine mese, la tua capacità di giudizio viene fortemente "decurtata", ma se ci metti passione allora è diverso.
Mi rendo conto di aver leggermente confuso i pensieri. Se, come credo, non sono stato chiaro, ribadisco i concetti. :)

17/7/09 09:12  
Blogger manuela faggiana said...

Sono pienamente d'accordo.Il punto più difficile per un'azienda è propriol'"introspezione" che può significare per alcuni ammettere i propri errori. Difficile per alcune teste in alta direzione!!!

17/7/09 10:07  

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