Per chi si è preso la briga di analizzare le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, soprattutto per comprendere l'uso convergente dei media da parte di
Barak Obama, tornare alla realtà della comunicazione politica in Italia, significa fare un salto all'indietro nel tempo.
Esiste un divario abissale nel nostro Paese, tra la
cultura della comunicazione politica, basata ancora su modelli persuasivi, del tutto staccati dalla realtà odierna e quellia su cui si confronta
la parte abitata della rete, che indipendentemente dagli schieramenti e dalle idee politiche, è abituata a confrontarsi sulle idee e sui programmi ed è perfettamente in grado di
decostruire slogan e premesse elettorali.I programmi politici non solo in rete vengono analizzati e passati al settaccio, ma i diversi partiti politici vengono osservati come "marche", smontandone proposte, progetti di comunicazione, cercando di far emergere l'incongruenza tra le promesse e quanto effettivamente mantenuto.Gli utenti "evoluti" della rete sono disincantati e spesso dispongono di tutti gli strumenti per dimostrare che il "re, anzi il candidato, è nudo".
Gli slogan elettorali originali dei diversi partiti politici vengono reinterpretati, portando alla luce tutte le incoerenze dei candidati, esattamente come avviene da tempo per le marche. Ecco che le pratiche di
Culture Jamming vengono rivitalizzate utilizzando gli stessi
artefici retorici della comunicazione politica contro di essa.
La pratica del culture jamming consiste nella decostruzione dei testi e delle immagini dell'industria dei media attraverso la tecnica dello straniamento e del détournement, cioè lo spostamento di immagini e oggetti dalla loro collocazione abituale per inserirli in un diverso contesto semantico dove il loro significato risulti mutato, se non capovolto. Il risultato è in genere la trasmissione di un messaggio di critica radicale del sistema economico che avviene per mezzo dello stravolgimento del suo apparato ideologico-pubblicitario, nel tentativo di liberare l'individuo dal ruolo di ricevente passivo e indurlo a un consumo critico e consapevole del linguaggio dei media. (Fonte Wikipedia)
E' interessante osservare l'esperimento portato avanti da un blogger,
Paul The Wine Guy, che propone di
ricostruire lo slogan dell'
UDC di
Pierferdinando Casini, per le elezioni europee mettendo a disposizione uno script per la generazione di cartelloni a partire dall'acronimo utilizzato dall'
Unione di Centro. (E' interessante leggere tutti i commenti al post rilanciato da
Spinoza)
Sarebbe un errore liquidare queste pratiche come divertissement e
sottovalutarne l'impatto sull'elettorato che è oggi molto basso, come è stato un errore strategico la sottovalutazione di movimenti nati dal basso come
Move On, che hanno svolto un
ruolo molto importante nell'elezione di
Barak Obama e che sono nati intorno a progetti molto simili.
Forse la politica dovrebbe comprendere che creare una presenza in rete significa molto di più di pubblicare qualche video su
You Tube e di aprire un profilo su
Facebook.
Fonte dello slogan:
La Vyrtuosa