Gli snodi di RitaliaCamp
Molti blog hanno analizzato, valutato, commentato l'evento RitaliaCamp, la maggior parte ha offerto utilissimi spunti di riflessione approfondendo l'analisi sulle opportunità ma anche sui limiti della formula del BarCamp per un progetto che va oltre la condivisione delle idee ma che ha finalità progettuali.
Roberta Milano si è spinta oltre, costruendo addirittura una Swot Analysis dell'evento.
Quando si organizza un evento "partecipativo", le critiche e i suggerimenti sono fondamentali per comprendere quali dinamiche di interazione hanno funzionato e quali invece sono da migliorare e rivedere.
Occorre tuttavia far notare come giustamente puntalizza Roberto Dadda, che "Ritalia non ha nessun incarico e di fatto nessun contatto con il commitente" e per tanto non può e non vuole suggerire come rifare il progetto Italia.it. Quello che invece può fare è costruire un manifesto in cui Ritalia esprime la sua visione ideale di un progetto per la valorizzazione dell'Italia come meta turistica.
Per costruire un manifesto collettivo è stato necessario organizzare un evento collettivo e questo è stato RitaliaCamp. Un momento in cui far confluire delle idee da elaborare in un passo successivo. Il vero errore è stato non spiegare adeguatamente la differenza tra RitaliaCamp ed il progetto Ritalia.
Non bisogna dimenticare che a prescindere dagli obiettivi specifici di RitaliaCamp, l'evento è stato anche una palestra di apprendimento per chi è interessato a nuovi modelli organizzativi, tanto che sono stato contattato da molti organizzatori di eventi pubblici e privati e da ricercatori universitari che hanno richiesto informazioni di approfondimento sull'evento, non sul progetto.
Ho anche ricevuto diversi messaggi da parte di persone che si sono fortemente irritate di alcune critiche sarcastiche e fini a se stesse da parte di alcuni blog che hanno deciso di utilizzare il dileggio come forma per ottenere visibilità. Sarebbe utopistico pensare ai blog come ad un mondo ideale diverso da quello reale, in cui diversi atteggiamenti, modelli di pensiero, ideali, convivono.
Chiuso l'evento RitaliaCamp i riflettori sono passati ad illuminare il progetto Ritalia. Come è stato più volte fatto notare, l'obiettivo è quello di creare un manifesto, un documento collettivo di linee guida e di raccomandazioni.
Questo passaggio dall'evento al progetto è soprattutto un salto di paradigma. Scrive sempre Roberta Milano ad un commento ad un post di Roberto Dadda: "per principio difendo sempre chi, comunque, bene o male, fa qualcosa. Persino su italia.it sono stata tra le più "morbide". Figuriamoci su RitaliaCamp. Detto questo, e proprio per amore dell'iniziativa, penso che se non limitiamo e circoscriviamo l'obiettivo non riusciremo a produrre nulla ma verranno disperse tante energie in rivoli paralleli."
Roberta scrive qualcosa di molto importante che può riassumersi in questi elementi:
Roberta Milano si è spinta oltre, costruendo addirittura una Swot Analysis dell'evento.
Quando si organizza un evento "partecipativo", le critiche e i suggerimenti sono fondamentali per comprendere quali dinamiche di interazione hanno funzionato e quali invece sono da migliorare e rivedere.
Occorre tuttavia far notare come giustamente puntalizza Roberto Dadda, che "Ritalia non ha nessun incarico e di fatto nessun contatto con il commitente" e per tanto non può e non vuole suggerire come rifare il progetto Italia.it. Quello che invece può fare è costruire un manifesto in cui Ritalia esprime la sua visione ideale di un progetto per la valorizzazione dell'Italia come meta turistica.
Per costruire un manifesto collettivo è stato necessario organizzare un evento collettivo e questo è stato RitaliaCamp. Un momento in cui far confluire delle idee da elaborare in un passo successivo. Il vero errore è stato non spiegare adeguatamente la differenza tra RitaliaCamp ed il progetto Ritalia.
Non bisogna dimenticare che a prescindere dagli obiettivi specifici di RitaliaCamp, l'evento è stato anche una palestra di apprendimento per chi è interessato a nuovi modelli organizzativi, tanto che sono stato contattato da molti organizzatori di eventi pubblici e privati e da ricercatori universitari che hanno richiesto informazioni di approfondimento sull'evento, non sul progetto.
Ho anche ricevuto diversi messaggi da parte di persone che si sono fortemente irritate di alcune critiche sarcastiche e fini a se stesse da parte di alcuni blog che hanno deciso di utilizzare il dileggio come forma per ottenere visibilità. Sarebbe utopistico pensare ai blog come ad un mondo ideale diverso da quello reale, in cui diversi atteggiamenti, modelli di pensiero, ideali, convivono.
Chiuso l'evento RitaliaCamp i riflettori sono passati ad illuminare il progetto Ritalia. Come è stato più volte fatto notare, l'obiettivo è quello di creare un manifesto, un documento collettivo di linee guida e di raccomandazioni.
Questo passaggio dall'evento al progetto è soprattutto un salto di paradigma. Scrive sempre Roberta Milano ad un commento ad un post di Roberto Dadda: "per principio difendo sempre chi, comunque, bene o male, fa qualcosa. Persino su italia.it sono stata tra le più "morbide". Figuriamoci su RitaliaCamp. Detto questo, e proprio per amore dell'iniziativa, penso che se non limitiamo e circoscriviamo l'obiettivo non riusciremo a produrre nulla ma verranno disperse tante energie in rivoli paralleli."
Roberta scrive qualcosa di molto importante che può riassumersi in questi elementi:
- limitare e circoscrivere l'obiettivo
- produrre documenti non solo di visione, ma di possibile implementazione delle idee
- l'utilizzo della forma noi
Il salto di paradigma dalla partecipazione alla collaborazione risulta molto evidente. In questa fase chiunque abbia delle critiche, dei suggerimenti o delle indicazioni da fare può aprire la sua pagina personale sul wiki ed esprimere la propria visione.
E' molto importante tenere a mente che la qualità di un manifesto collettivo è la risultante del lavoro dei singoli. In questa fase non ci sono alibi per chi punta il dito, se ha qualche idea ha la possibilità di presentarla, se non lo fa, non è legittimato a criticare, proprio perchè il manifesto non ha velleità di rappresentare tutti, ma unicamente quelli che vi hanno partecipato. E' evidente che si può non essere d'accordo, fa parte delle regole del gioco.
Sono assolutamente convinto che RitaliaCamp, pur con tutti i suoi limiti sia riuscito a coagulare le energie creative e progettuali che ora stanno prendendo un po' le distanze da un modo di fare blog, (chiedo scusa per l'espressione) populista e distruttivo. Progettare vuol dire costruire, ma anche fare errori e gli errori servono per quelli che verranno, perchè costituiscono un'indicazione al negativo di cosa non fare.
Esiste una blogosfera che vuole costruire e vuole rimboccarsi le maniche. Lo fa in modo volontario e spontaneo e non chiede agli altri di partecipare se non desiderano farlo, ma che almeno non siano di ostacolo.
Etichette: ritalia, ritaliacamp
2 Comments:
Per quanto l'iniziativa Ritalia Camp possa essere interessante, e possa riflettere un certo spirito di partecipazione, sarebbe da giudicare freddamente.
Sulla rete sono numerosi i proclami, gli annunci, le ragioni di Ritalia: sempre sulla rete, anzi nella "blogosfera", si possono leggere le diverse idee ambiziose dei partecipanti.
Ora, quando é chiaro a tutti che non può essere certo la formula dei 'camp' quella migliore per condurre analisi di benchmarking e costruzione di "visioni", vari ispiratori ed aderenti di Ritalia moderano le semplicistiche valutazioni.
Ci vorrebbe più coerenza, e soprattutto un sano criticismo: non si possono lanciare messaggi inequivocabili per più di un mese, per poi arrivare CONCRETAMENTE a nulla.
"L'intenzione, l'urgenza, la responsabilità e il senso di dover agire, il 'fare' e non il 'farò'. Tutto ciò è compreso nella parola serietà"
Concordo, ma voglio aspettare a vedere se è vero oppure no, quanto dici. Se sarà così non avrò difficoltà a modificare le mie opinioni.
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