Dietro le quinte di RItaliaCamp
Noi possiamo intanto raccontare qualche elemento in più per offrire un’altro punto di vista.
RItaliaCamp non è un BarCamp tradizionale, non solo per i suoi contenuti, ma per le motivazioni che lo hanno originato. E’ nato sull’onda di forti proteste, ma si è focalizzato fin da subito per la sua natura progettuale e propositiva.
Per dare una valutazione obiettiva sul progetto forse sarebbe opportuno, distinguere tre aspetti tra loro distinti anche se tra loro correlati:
- la validità del progetto e delle idee che lo sostengono
- l’evento
- il risultato del processo (per essere più espliciti, la trasformazione delle idee in un progetto concreto)
Per quanto riguarda la valutazione del progetto e delle idee che ne stanno alla base, l’interesse che ha generato, l’impatto mediale che ha avuto, la grande partecipazione, inducono a pensare che la direzione che si è voluta seguire: la filosofia della collaborazione, della condivisione delle idee per il cambiamento, sia di un certo interesse. Non è un caso che molti esperti di comunicazione e la stessa Università Bicocca che ha ospitato l’evento hanno osservato il “processo con grandissima attenzione”.
Non occorre aspettare il giudizio dei partecipanti per essere consapevoli che l’evento ha avuto delle oggettive difficoltà di tipo organizzativo, ma questo era in un certo modo inevitabile. Fin dal primo momento il gruppo di lavoro si è posto il problema di quando organizzare l’evento. C’era chi ha proposto la data del 31 marzo, molto vicina, anche troppo, per potere sfruttare il “momentum”, altri invece ritenevano che il tempo non sarebbe stato sufficiente per organizzare l’evento nel migliore dei modi.
Si è scelto di optare per la prima opzione e dal quel momento si è messa in moto una macchina organizzativa, che ha gestito gli aspetti organizzativi e di comunicazione per l’evento. Si può trasparentemente dire che i problemi organizzativi sono stati diversi: la rete, la mancanza di “gestione” delle sessioni che ha provocato un ritardo nell’inizio ed uno sforamento di molte presentazioni. Molti blogger lo hanno giustamente fatto notare.
Il terzo aspetto riguarda i contenuti. Da questo punto di vista si può dire che il momento creativo, il feeling tra le persone, la condivisione delle idee hanno portato ad una generazione estremamente importante di nuove idee. Queste idee verranno presto raccolte, riorganizzate e e con grandi probabilità porteranno a nuove iniziative da parte di persone che hanno già dichiarato che per loro quest’esperienza è stata importante.
Sottolineare che il processo è importante quanto il “prodotto” non deve tuttavia costituire da alibi per fermarsi. RItaliaCamp ha creato delle grandi aspettative che non devono andare deluse. Non continuare non solo sarebbe un’occasione perduta, ma soprattutto una grave mancanza nei confronti di tutte le persone che hanno creduto nel progetto e che vi hanno dedicato risorse e il loro tempo.
Occorre essere consapevoli che l’output dipenderà in larga parte dal numero di persone che decideranno di contribuire, per questo l’evento ha avuto necessariamente la funzione di autopromozione in vista di un obiettivo più grande. Matteo Balocco, ha giustamente scritto, che RItaliaCamp serve soprattutto per capire se serve.
Da parte nostra riteniamo che il giudizio sul progetto complessivo debba essere sospeso e siamo consapevoli che la trasformazione da un confronto di idee a progetto sia un passaggio davvero cruciale per la blogosfera italiana.
L’evento del 31 marzo è stato solo il volere gettare un seme. Se il progetto alla fine avrà realmente successo, dipenderà da tutti noi. Non possiamo saperlo, ma faremo di tutto affinchè si possa dire che ne è veramente valsa la pena.
Etichette: ritalia, ritaliacamp
5 Comments:
non ho potuto partecipare all'evento di persona. mi auguro che si possa contribuire anche in seconda battuta. tra l'altro venerdì sera ho visto lo spettacolo di grillo qui a roma. ha citato il portale ed il logo di italia.it, ha fatto vedere lo straordinario discorso di rutelli in inglese e ha citato il ritalia camp.
Riporto anche nel blog di Maurizio da quello di RItalia:
Abbiamo “conversato” passiamo a “progettare” e “produrre”.
Come ho espresso chiaramente al RItaliaCamp necessita, che chi ha partecipato e/o non ha potuto, scriva se disponibile a contribuire concretamente.
Piena libertà di critica, ma che sia costruttiva con suggerimenti per migliorare e soprattutto se in
forma partecipativa.
Cortesemente non giudizi di merito sulle persone chiunque siano ( fatelo privatamente ) ma sui contenuti.
Saluti.
Alberto Claudio Tremolada
alberto@bloggeraus.com
L'iniziativa é stata sia interessante sia produttiva, e probabilmente lo sarà nel prosieguo del progetto ritalia.
Non ho preso parte al camp, ho provato a collegarmi da due internet point (con connettività adsl), ma il link non era disponibile, pertanto non ho avuto la possibilità di seguire a distanza i lavori.
Mi auguro che possano essere presto messi in rete gli slideshow ed i report, magari un whitepaper che riassuma le conclusioni ed anticipi le prossime iniziative.
Spero, comunque, che il lavoro abbia permesso di raggiungere una definizione condivisa degli obiettivi perseguibili, cioè fattibili per un gruppo di privati.
Se si é creato un gruppo di volontari, proprio per superare le debolezze di un team che ha, comunque, lavorato su un progetto complesso, si sarà anche valutata attentamente l'organizzazione più idonea ed i profili/skill necessari per avviare un'iniziativa alternativa.
Attendo, con molta curiosità, di conoscere il progetto e di vedere la suddivisione dei gruppi/sottogruppi di lavoro.
...Tutti noi, I suppose...
Alex
i problemi che citi, soprattutto in merito all'organizzazione, erano ampiamente prevedibili, suppongo. del resto il tutto è stato anche una grande sperimentazione sul campo dal punto di vista metodologico, e gli esperimenti richiedono sempre un periodo di decantazione. detto ciò, ritengo che ritalia(camp) sia un'operazione estremamente delicata, in tutti i sensi. perchè c'è di mezzo il business, innanzitutto, e prima o poi, quando si dovrà parlare di soldi, temo che tutti i discorsi sull'economia del dono in cui l'iniziativa si incrive saranno ben più difficili da sostenere.
e però credo anche che abbiamo ora un'occasione più unica che rara di creare un precedente per riprenderci la democrazia, per avere un peso, come cittadini, sulle istituzioni. sprecarla sarebbe un delitto.
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