Crisi dell'attenzione? La pubblicità trova nuove strade si intrufola nei luoghi meno aspettati, ed il device è uno specchio. Nuove strategie o ripieghi?
Penso che esista già un mercato inespresso dell'attenzione. Io sarei disponibile a pagare in anticipo il tempo dei miei clienti (soprattutto in un modello farming) affinchè mi ascoltino. E magari anche a pagare un premio aggiuntivo se ascoltano solo me.
Guido quello che dici è molto interessante, ma sarebbe anche utile riflettere sulle conseguenze. Oramai il problema non è solo quello di farsi ascoltare (vedi crisi della new economy), ma di trasformare l'attenzione in valore (azioni, cambiamento di atteggiamenti, risultati). E' questo il passaggio più difficile.
Maurizio, vero. Quando scrivi valore immagino tu intenda valore per il cliente. La mia esperienza (mercato B2B) é che il cliente che ascolta (dedica attenzione) poi fa. Già il fare (anche imperfetto) rispetto al tergiversare (non fare) é una creazione di valore per il cliente (tra l'altro secondo me misurabilissimo). Non sono particolarmente affezionato al tema, la vostra iniziativa sul Ritalia.it mi pare una conferma della tesi.
Guido, facciamo una cosa. Se andrà a finire che non si combina nulla io lo ammetterò, ma se invece si riuscirà a produrre qualcosa di buono, tu dovrai tornare sui tuoi passi.
Sono un brand advisor e consulente di marketing innovativo con specializzazione in comunicazione digitale avanzata su tutte le piattaforme. Mi occupo quindi solo di progetti di frontiera e lavoro con aziende che pongono il cliente al centro della loro attenzione e che considerano l'innovazione nella comunicazione un elemento di successo per il loro brand.
5 Comments:
Che tristezza :-(
Penso che esista già un mercato inespresso dell'attenzione.
Io sarei disponibile a pagare in anticipo il tempo dei miei clienti (soprattutto in un modello farming) affinchè mi ascoltino.
E magari anche a pagare un premio aggiuntivo se ascoltano solo me.
Guido quello che dici è molto interessante, ma sarebbe anche utile riflettere sulle conseguenze. Oramai il problema non è solo quello di farsi ascoltare (vedi crisi della new economy), ma di trasformare l'attenzione in valore (azioni, cambiamento di atteggiamenti, risultati). E' questo il passaggio più difficile.
Maurizio, vero.
Quando scrivi valore immagino tu intenda valore per il cliente.
La mia esperienza (mercato B2B) é che il cliente che ascolta (dedica attenzione) poi fa. Già il fare (anche imperfetto) rispetto al tergiversare (non fare) é una creazione di valore per il cliente (tra l'altro secondo me misurabilissimo). Non sono particolarmente affezionato al tema, la vostra iniziativa sul Ritalia.it mi pare una conferma della tesi.
Guido, facciamo una cosa. Se andrà a finire che non si combina nulla io lo ammetterò, ma se invece si riuscirà a produrre qualcosa di buono, tu dovrai tornare sui tuoi passi.
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