Quale futuro per la pubblicità televisiva e per gli audiovisivi di rete?
Oggi molti grandi inserzionisti pubblicitari stanno riflettendo sulla logica che sottende la costruzione dell'advertising mix.
Qualcuno sta pensando di togliere una consistente parte del budget, oggi destinato alla televisione e riversarlo su mezzi più indirizzabili come Internet. In particolare gli investimenti sugli audiovisivi di rete e sulla pubblicità online in formato video sono destinati a crescere esponenzialmente nei prossimi anni.
"Il vero problema non è quello di progettare nuove creatività video da distribuire ad esempio su YouTube, ma di costruire modelli che siano scalabili e duraturi nel tempo." Questo è il pensiero, che condivido, di Ed Erhard, president consumer marketing and sales di ESPN, che riassume il suo intervento all'interno di un panel di esperti organizzato da Advertising Age.
"YouTube's not the answer "The big concern for video creators, which is what networks are, is this video-advertising-environment challenge. ... We have to figure out the video-advertising environment," said Ed Erhardt, president-customer marketing and sales at ESPN. Without that, he said, convergence "will not happen at the pace everybody thinks."
L'intervento completo anche in formato video, si può trovare qui.
E' evidente che alla luce della posizione ricoperta, Ed Erhard, tenda a portare acqua al suo mulino, ma il problema che pone è assolutamente reale.
Non si tratta di creare una o più campagne creative che possano funzionare, ma di definire quello che Erhard definisce "nuovi ambienti di comunicazione" (video advertising environment), affinchè le attività di distribuzione di contenuti audio video possano avere una valenza strategica e non la risultante di uno sforzo creativo che può avere effetti di breve periodo.
E' una grossa sfida per i grandi network e più in generale per i broadcaster che si sentono sicuramente minacciati da operatori come YouTube, ma anche per le imprese e per le agenzie che devono adattare i propri modelli progettuali ad una realtà in continuo mutamento.
Broadcaster e agenzie di comunicazione, che fino ad ora non hanno voluto investire nella ricerca e sviluppo di nuovi modelli e formati, saranno prossimamente costretti a farlo.
L'immagine è di Piper Report
Qualcuno sta pensando di togliere una consistente parte del budget, oggi destinato alla televisione e riversarlo su mezzi più indirizzabili come Internet. In particolare gli investimenti sugli audiovisivi di rete e sulla pubblicità online in formato video sono destinati a crescere esponenzialmente nei prossimi anni.
"Il vero problema non è quello di progettare nuove creatività video da distribuire ad esempio su YouTube, ma di costruire modelli che siano scalabili e duraturi nel tempo." Questo è il pensiero, che condivido, di Ed Erhard, president consumer marketing and sales di ESPN, che riassume il suo intervento all'interno di un panel di esperti organizzato da Advertising Age.
"YouTube's not the answer "The big concern for video creators, which is what networks are, is this video-advertising-environment challenge. ... We have to figure out the video-advertising environment," said Ed Erhardt, president-customer marketing and sales at ESPN. Without that, he said, convergence "will not happen at the pace everybody thinks."
L'intervento completo anche in formato video, si può trovare qui.
E' evidente che alla luce della posizione ricoperta, Ed Erhard, tenda a portare acqua al suo mulino, ma il problema che pone è assolutamente reale.
Non si tratta di creare una o più campagne creative che possano funzionare, ma di definire quello che Erhard definisce "nuovi ambienti di comunicazione" (video advertising environment), affinchè le attività di distribuzione di contenuti audio video possano avere una valenza strategica e non la risultante di uno sforzo creativo che può avere effetti di breve periodo.
E' una grossa sfida per i grandi network e più in generale per i broadcaster che si sentono sicuramente minacciati da operatori come YouTube, ma anche per le imprese e per le agenzie che devono adattare i propri modelli progettuali ad una realtà in continuo mutamento.
Broadcaster e agenzie di comunicazione, che fino ad ora non hanno voluto investire nella ricerca e sviluppo di nuovi modelli e formati, saranno prossimamente costretti a farlo.
L'immagine è di Piper Report
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