domenica, luglio 24, 2005

Le migliori imprese attirano le persone migliori 

Le migliori imprese solitamente attirano i migliori talenti, molti top brand sono anche aziende in cui è bello lavorare.

Da alcuni anni diverse riviste ed organizzazioni soprattutto in Inghilterra e Stati Uniti, fanno una classifica delle "Best Companies to Work for".


Queste rilevazioni vengono fatta anche a livello europeo, noterete che le imprese italiane sono davvero pochissime. Va menzionata la presenza di Fater nelle top 1oo. (E' una storica azienda italiana della famiglia Angelini, anche se ha stipulata con Procter and Gamble una joint venture paritetica) Dal 2002 l'impresa pescarese si è classificata come una delle migliori aziende in cui lavorare in Europa)

Se invece si analizzano i migliori ambienti di lavoro in Italia, tra le aziende non multinazionali, possiamo trovare l'Istituto Europeo di Oncologia, Unes, Tele Ap, Binda Italia, Coopservice, ed il Cefriel.

Forse non è una regola, ma provate a menzionare qualche azienda in cui non vi siete trovati particolarmente bene come clienti , vi accorgerete che molto spesse queste società trattano i loro dipendenti come trattano voi: ovvero molto male.

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Maurizio Goetz ha scritto
"le imprese italiane sono davvero pochissime"

È una cosa che noto anche solo leggendo le inserizioni di lavoro: in America hanno l'abitudine di esordire raccontanto quanto è bello e "cool" lavorare nella loro azienda, facendo l'elenco dei "benefit", etc... e solo dopo specificano i requisiti.

In Italia, per la maggior parte, si legge "agente immobiliare, zona valle brembana, ottimo inglese parlato e scritto (a che servirà poi in v. brembana?), stipendio commisurato capacità (significa che se vuoi lavorare hai dei problemi o non sei in gamba, perciò ti pagheranno poco) astenersi perditempo (ROFL)".

Penso che la differenza sia quasi tutta lì: in Italia per la maggior parte delle aziende il dipendente non è una risorsa, ma un peso.

24/7/05 23:06  
Blogger Enrico Bianchessi said...

Maurizio, il tuo post mi ha fatto tornare in mente un piccolo ma significativo episodio. Lavorando per un cliente americano che si occupa di tecnologia per la banda larga, ho incontrato in un primo momento qualche difficoltà nel leggere la loro documentazione. La ragione era semplicissima: quello che le TLC italiane chiamano "l'ultimo moglio" (quello a cui è attaccato il cliente finale) gli anglosassoni lo chiamano "first mile" Domanda: qual'è la cultura aziendale che vede il cliente al centro ?

25/7/05 09:46  
Blogger Maurizio Goetz said...

Kerorin, sono d'accordo con te, visitando alcuni siti di brand importanti d'oltreoceano, si può subito notare quanto spazio venga dedicato al personale dipendente e non che viene visto come una risorsa e non con un peso. In Italia molte imprese che dichiarno di essere orientate al cliente poi non fanno formazione adeguata per il personale, non fanno attività di motivazione, non erogano incentivi legati alla soddisfazione del cliente ma si limitano ad acquistare costose piattaforme di Crm sperando che siano da sole sufficienti per fidelizzare la loro clientela. La realtà dei fatti sta dimostrando che questa visione non è corretta.

25/7/05 10:40  
Blogger Maurizio Goetz said...

Enrico, si stanno diffondendo nuovi modelli di comunicazione user e customer centered che si stanno diffondendo a macchia d'olio negli Stati Uniti. E' mia intenzione parlarne in prossimi post.

25/7/05 10:41  

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