venerdì, maggio 30, 2008

L'agenzia di pubblicità è connessa? 


Le agenzie di comunicazione non amano essere definite pubblicitarie, purtroppo questo è ciò che fanno, visto che non riescono a uscire dalla logica spotcentrica.

Mi scrive Tom Merilahti per informarmi che la situazione a livello internazionale delle agenzie non è troppo diversa da quella italiana, citando un report di Forrester Research, di cui pubblica sul blog un executive summary che riporto qui.

"Today's agencies fail to help marketers engage with consumers, who, as a result, are becoming less brand-loyal and more trusting of each other. To turn the tide, marketers will move to the Connected Agency — one that shifts: from making messages to nurturing consumer connections; from delivering push to creating pull interactions; and from orchestrating campaigns to facilitating conversations. Over the next five years, traditional agencies will make this shift; they will start by connecting with consumer communities and will eventually become an integral part of them."

The crux of this report focuses on these concepts:

1. Creative and media agencies are stuck in the mass media world.
2. Digital agencies "get" interaction but are newcomers to branding.
3. Specialist boutiques support social media.
4. New players compensate for left-brain deficiencies.
5. There are gaps with existing agencies.

So, what are the solutions? According to the report:

1. The need to move from messages to connections.
2. Media must move from push to pull interactions.
3. Operations have to move from campaigns to conversations.

Forse non occorreva scomodare Forrester Research, visto che i discorsi da due anni a questa parte continuano ad essere gli stessi.

Agenzie pubblicitarie e Centri Media gestiscono ancora una buona parte dei budget degli investitori pubblicitari, ma l'insoddisfazione di molti clienti comincia a manifestarsi palesemente, nonostante le dichiarazione dei pubblicitari ai convegni e nelle interviste sulle riviste specializzate in comunicazione, poco è cambiato.

Le agenzie andrebbero aiutate perché costituiscono una risorsa importante, lo sviluppo della competitività dipende in parte anche dalla qualità della comunicazione. E' un vero peccato che non ne vogliano proprio sentire parlare di andare oltre la cultura del 30 secondi.

L'immagine è di KatColorado

1 Comments:

Blogger AAA Copywriter said...

Tom Merilahti ha scritto anche a me (mi sa che siamo entrambi nella sua ML).

Effettivamente sembrano essere pochissime le agenzie che adottano una logia "open".

Corporativismo o ottusità?

Alex

1/6/08 13:33  

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