venerdì, settembre 28, 2007

Le provocazioni di Toscani e la retroguardia 



Mi hanno coinvolto e dopo aver ricevuto tanti messaggi non posso più tirarmi indietro.

"Ma tu, Maurizio, cosa ne pensi dell'ultima provocazione di Oliviero Toscani con la campagna "no anorexia"?

Sulla provocazione come strumento di comunicazione ho già espresso la mia opinione.

Visto che in rete ho trovato molti commenti davvero interessanti, (ho considerato solo quelli negativi perchè più utili al dibattito), vorrei spostare il ragionamento ad un livello più generale.

Premesso che ritengo legittimo che un'impresa si occupi di temi sociali, mi sembra che la provocazione di Toscani, sia figlia di una cultura vecchia, quella della ricerca della notorietà, fine a se stessa. Se i parametri sono questi, la campagna ha sicuramente funzionato se ne è parlato molto. (Più di Toscani a dire il vero che del marchio pubblicizzato o del reale problema dell'anoressia).

Leggendo le reazioni in rete, mi sembra di percepire che questa campagna venga considerata da molti, furba e credo che il marchio coinvolto, finito il momento di notorietà, non ne avrà un così grande beneficio, se la metrica di riferimento è la reputazione.

La campagna di Toscani è figlia della cultura televisiva, veloce, superficiale, urlata, che ha bisogno di argomenti choc per catturare l'attenzione sempre più effimera.

Per chi invece crede nel valore delle conversazioni, affrontare un problema complesso, in modo semplice, attraverso una pubblicità, non contribuirà a risolvere il problema. Ecco perchè la campagna di Toscani appare demagogica.

Si sarebbe potuto fare diversamente. La mia risposta netta è si. Tra i tanti esempi, vorrei citare la campagna di Avon per combattere il cancro al seno.

Si tratta di una vera battaglia, in cui l'azienda si impegna a fondo, investendo denaro, energie, impegno, attraverso una fondazione appositamente costituita.

Avon dimostra che è possibile legare un marchio commerciale all'impegno civile in modo sincero, creando una situazione win win.

Caro Oliviero, se credi veramente in quello che fai e pensi che il problema dell'anoressia debba essere combattuto anche a livello culturale, fai come gli americani di Avon, put your money, near your mouth, perchè talk is cheap.

2 Comments:

Blogger ikla said...

Interessante punto di vista! Il migliore letto finora...e ne ho letti tanti perché l'argomento mi coinvolge da vicino: sono mamma di una figlia di 14 anni, che l'anno scorso è stata ricoverata per anoressia e non sta ancora bene. GRAZIE

3/10/07 14:12  
Blogger Maurizio Goetz said...

Grazie Ikla per la testimonianza, è molto importante per me.

3/10/07 14:29  

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