lunedì, dicembre 04, 2006

Quale marketing sostenibile? 

Quest'anno avevo fatto troppi corsi di specializzazione all'università, ai master, ai corsi di specializzazione e partecipando a steering comitee di società molto avanzate. Anche i progetti su cui ho lavorato quest'anno erano molto sofisticati e alla portata di poche realtà. (Di alcuni progetti, purtroppo non ne posso parlare, per motivi di riservatezza.)

Lavorare su progetti molto avanzati è entusiasmante, ma ti fa anche perdere il senso della realtà.

Solo recentemente sono tornato ad organizzare progetti di formazione per le piccole e medie imprese, che avevo abbandonato, da quando ho iniziato circa quattro anni fa ad occuparmi di progetti legati all'interattività in televisione.

L'Italia è fatta soprattutto di piccole e medie imprese che hanno bisogno di supporto per la loro comunicazione digitale, per questo ora sto scrivendo da un Hotel di Padova, dove domani e dopodomani terrò un seminario, mentre stamattina ero a Verona per tenere un corso tematico. Prossimamente mi sposterò nuovamente su Roma e infine a Milano per altri corsi.

Questo tipo di progetti di formazione non sono certamente remunerativi sul piano economico, ma li porto avanti con passione ed impegno, come fanno tanti altri miei colleghi, perchè la soddisfazione professionale non è solo legata al successo economico, ma anche all'utilità dei progetti a cui si lavora. Ne sono assolutamente convinto e cerco di mettere questo principio in pratica.

Ho lungamente riflettuto sulle reazioni alla mia presentazione al BarCamp e a quella di Marco sulle libertà digitali, nessuna osservazione sui contenuti, ma solo sulla forma, la cosa mi ha francamente un po' stupito. Ho provato a lanciare pacamente un segnale, cercando di capire se i blogger siano in Italia un movimento e se un qualsiasi progetto possa partire dalla blogosfera.

Esiste un reale problema di inadeguatezza dell'attuale classe dirigente, nella politica, nel mondo delle imprese, nelle aule dei tribunali e tra chi ha il compito di legiferare sui temi legati al digitale, mi sono dunque chiesto: cosa possiamo fare insieme? C'è qualcosa che si può portare avanti concretamente, affinchè il BarCamp sia non solo uno spazio di discussione ma che possa dar vita a progetti anche se piccoli e circoscritti?

E' possibile che lo spirito, l'energia, la vitalità, l'entusiasmo, le intelligenze dei partecipanti al BarCamp si debba esaurire in rete? Non si può portare qualcosa fuori?

Non so se le mie conclusioni sono esatte, ma mi sono convinto che la blogosfera italiana sia un insieme di individui e non un movimento. Ne prendo atto, per carità non c'è nulla di male. Ognuno nel suo piccolo contribuisce come può secondo capacità ed impegno, ma mi sembra non ci sia spazio per progetti collettivi, almeno non ora. Forse perchè ci sono troppe teste pensanti con idee diverse, forse perchè prevale l'ego, non lo so perchè. O forse perchè i tempi non sono ancora maturi.

La domanda corretta, non è "e tu cosa fai", ma "noi cosa potremo fare delle nostre potenzialità?

Non posso e non voglio cambiare il mondo, la mia missione è piccola e forse irrilevante.

Voglio rendere il marketing più usabile. Voglio poter dimostrare alle aziende che business ed etica non sono antitetici e che la comunicazione sui mezzi digitali rende questi problemi più attuali che mai, perchè quando si dice che i mercati sono conversazioni, non è un modo di dire. E' realmente così.

Sento un forte disagio, come uomo di marketing so che stiamo andando nella direzione sbagliata. Abbiamo bisogno di lavorare su un concetto di sviluppo economico e su una comunicazione sostenibile. I nostri pensieri determinano le nostre azioni e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

L'idea del "pensiero digitale", non la troveremo nei libri, è solo una metafora e nemmeno particolarmente efficace. Sono spaventato dal ritmo dello sviluppo tecnologico e da un'assoluta mancanza di riflessione sulle conseguenze della diffusione del digitale nella nostra vita di tutti i giorni. (Come stiamo affrontando questa transizione al digitale?)

Ci ho pensato bene e farò qualche progetto come ho già fatto in passato, non so ancora cosa e non so nemmeno quali effetti avrà. Ne parlerò qui sul blog, sicuramente non sarà una presentazione in powerpoint.

11 Comments:

Blogger Antonio LdF said...

Beh in macchina ne abbiamo parlato e anche se so per certo che molte di quelle persone mi sono superiori quanto a cultura, esperienza e maturità, leggo tra le righe qualcosa che non va oltre la voglia di migliorare il microcosmo che si è già creato.

Aumento del ranking, blog roll, scambio di link ec..

Sinceramente questa cosa mi ha lasciato un po'di amaro in bocca, ma per costruire non è mai troppo tardi.

4/12/06 21:18  
Blogger Maurizio Goetz said...

Se c'è volontà tutto è possibile.

4/12/06 21:22  
Blogger mafe said...

Maurizio, la volontà di diffondere una cultura d'impresa capace di mediare tra marketing ed etica, utilizzando bene gli strumenti e le dinamiche di rete, è il cuore della mia attività professionale e di divulgazione da almeno dieci anni. Vale per molte delle persone presenti sabato, almeno quelle che conosco. Gli strumenti sono sempre quelli, anche se per fortuna da Web Marketing Tools adesso si riesce a scrivere su testate meno specializzate, i libri vanno a un pubblico più vasto, la formazione è anche per gli enti pubblici e per le piccole aziende, la consulenza rivolta finalmente a chi ha voglia di capire e di fare.
Quando dico che non capisco la critica, è perché a me sembra che ci si sbatta tutti un casino per fare quello che tu dici di voler fare, vuoi realizzare un progetto? Sentiamo di cosa si tratta!

Se adesso mi rispondi di nuovo male mollo il colpo, ma basta confondere un intervento scherzoso sul blogroll come se fosse l'unica preoccupazione di persone che hanno esattamente i tuoi stessi obiettivi, basta criticare le critiche, fai come tutti, accettale e approfittane, il BarCamp serve a quello :-)

4/12/06 22:11  
Anonymous Anonimo said...

Ciao Maurizio, mentre tu scrivevi questo post cercavo appunto di riordinare le mie impressioni su quanto hai detto sabato. Non sono d'accordo con te (anche se all'inizio la tua premessa mi ha affascinato), ma non discuto della forma, bensì del contenuto. :)

4/12/06 22:18  
Blogger Maurizio Goetz said...

Mafe, non hai letto con attenzione. Ho scritto che sui diversi temi di cui abbiamo discusso c'è convergenza da parte di molti di noi, ho scritto anche che singolarmente tutti noi facciamo molto. Ho anche scritto che dovremo fare delle cose insieme, pensavo che emergesse al BarCamp qualche idea in merito. La realtà è che non c'è la massa critica. Negli Stati Uniti i blogger sono in grado di condizionare l'elettorato, spingere delle aziende a rettificare i loro comportamenti, qui nulla di tutto questo. Le energie creative del BarCamp rimangono in spazi angusti. Mi dispiace. Credo che la delusione di molti, sia condivisibile. Non è detto che non possa essere un nuovo punto di partenza. Farò qualcosa, ma voglio articolare bene il mio pensiero, quando avrò una proposta la presenterò e mi piacerebbe se sarà discussa e parteciperò volentieri ad altri progetti se sarò in grado di offrire un contributo utile.

4/12/06 22:22  
Blogger Maurizio Goetz said...

Matteo, il confronto è sempre molto produttivo. Ti ringrazio se mi dici perchè non sei d'accordo. Quale è il tuo punto di vista?

4/12/06 22:26  
Anonymous Anonimo said...

Maurizio, scusa, colpa mia... intendevo dire che ho scritto un post al riguardo mentre tu scrivevi il tuo, ma non volevo linkarlo spudoratamente.

4/12/06 22:43  
Anonymous Anonimo said...

Pur non essendo presente sabato, ho seguito un po' le discussioni correlate.
Maurizio, in buona parte sono d'accordo con te. Nella blogosfera parliamo di Web2.0, mentre nelle aziende la difficoltà è ancora quella di aggiornare una volta al mese il sito web.

Perchè questo distacco culturale invece di ridursi, continua ad aumentare?

Io sinceramente ho dei dubbi che la blogosfera italiana oggi possa essere la risposta a questa problematica. Probabilmente non è lo strumento (o il luogo?) giusto.

Altro discorso sarebbe quello di dare a vita a iniziative che, partendo dall'intelligenza collettiva on line, hanno ripercussioni anche nel mondo reale. Ma in Italia (per ora) vedo ben pochi esempi.

Ciao,
Maurizio Benzi
www.e-conomy.it

4/12/06 23:32  
Anonymous Anonimo said...

Ah Maurizio (Benzi), ma la tua analisi sarebbe condivisibile se qualcuno avesse pensato che la blogosfera è la panacea di tutti i mali.
Ma qualcuno davvero ci crede? Siamo ingenui a questo punto?

Se il Brambilla si preoccupa di aggiornare il sito web una volta al mese, dobbiamo tutti preoccuparci di dirgli che esiste un mondo là fuori?

Non credo. Non mi interessa.
Per due ragioni:
1) Non si devono forzare i tempi.
2) Non si cava sangue dalle rape. (eh, già)

Passiamo oltre.

5/12/06 09:38  
Blogger Maurizio Goetz said...

Matteo hai ragione, la blogosfera non e' la panacea per tutti i mali, per questo se si vuole fare qualcosa occorre identificare un progetto ben circoscritto e mirato se si vuole contribuire e non fare inutile retorica. Ad esempio progettare un documento organizzato che raccoglie tutti i pensieri che sono emersi al BarCamp mi sembra una prima possibilita'. Questo documento potrebbe poi essere inviato a Nova24, che ne dite?

5/12/06 10:28  
Anonymous Anonimo said...

Matteo, veramente io ho detto che la blogosfera non è lo strumento giusto. Mica il contrario.

Aggiungo una cosa. Alla Rete, inteso come sistema, interessa che il Brambilla (oggi o domani) investa online?
Secondo me si.

E perchè ciò sia possibile si devono verificare due cose:
1. Che Internet diventi più "usabile" (non sono tutti geek) e pian piano questo sta succedendo.
2. Che la comunicazione *positiva* attorno alla Rete sia anche offline (ad esempio avete mai sentito parlare di Skype in Tv?).

Ps: Maurizio la tua proposta mi sembra condivisibile, il Brambilla Nova non se lo legge, ma almeno è un inizio :-)

5/12/06 23:33  

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