Due clienti per l'agenzia di comunicazione
Molte agenzie italiane di pubblicità si sono già attrezzate, altre stanno per farlo. Oramai la maggior parte di esse ha perfettamente compreso che la comunicazione sta diventando digitale e con essa tutto ciò che questo processo sta portando nell'evoluzione dei paradigmi.
Analizzare i nuovi mezzi oggi a disposizione, imparare a progettare un DAL per una campagna interattiva sulla tv digitale, comprendere l'importanza dei feed RSS nella distribuzione dei contenuti periodici o di come automatizzare il processo di distribuzione di un podcast sono cose che si possono imparare con grande facilità, più difficile modificare un atteggiamento sopratutto se è radicato.
Parlando con amici e colleghi pubblicitari, si sente spesso una certa lamentela nei confronti dei clienti che non osano, che desiderano l'innovazione ma che poi scelgono le proposte più conservative. Ma poi si sa, il cliente ha sempre ragione.
Sono oltre dieci anni che mi occupo di comunicazione interattiva e credo di aver maturato un convincimento che mi porta a considerare di avere per ogni progetto di comunicazione non un cliente, ma due.
Il primo cliente è il committente, è quello che mi paga per la consulenza, per l'implementazione di nuovi formati di comunicazione, quello che finanzia la mia attività di ricerca e sviluppo sui nuovi modelli di misurazione delle attività di marketing.
Ho anche un secondo cliente, che è rappresentato dall'insieme degli utenti finali del progetto di comunicazione, che determineranno il successo o l'insuccesso del progetto stesso.
Solo se si considera di avere due clienti, che hanno gli stessi diritti, anche se uno ha un'effettivo esborso finanziario, mentre il secondo paga con la propria attenzione, si è in grado di lavorare in modo equilibrato, avendo più forza nel non accettare quei compromessi che potrebbero avere gravi impatti sull'efficacia del progetto.
Non posso negare che questo atteggiamento, nel breve periodo possa sembrare controproducente, ma alla lunga, porta ad ottimi risultati.
Adoro i media interattivi, perchè sono mezzi che alla fine rendono giustiza ad ogni progetto di comunicazione, nel bene e nel male.
Analizzare i nuovi mezzi oggi a disposizione, imparare a progettare un DAL per una campagna interattiva sulla tv digitale, comprendere l'importanza dei feed RSS nella distribuzione dei contenuti periodici o di come automatizzare il processo di distribuzione di un podcast sono cose che si possono imparare con grande facilità, più difficile modificare un atteggiamento sopratutto se è radicato.
Parlando con amici e colleghi pubblicitari, si sente spesso una certa lamentela nei confronti dei clienti che non osano, che desiderano l'innovazione ma che poi scelgono le proposte più conservative. Ma poi si sa, il cliente ha sempre ragione.
Sono oltre dieci anni che mi occupo di comunicazione interattiva e credo di aver maturato un convincimento che mi porta a considerare di avere per ogni progetto di comunicazione non un cliente, ma due.
Il primo cliente è il committente, è quello che mi paga per la consulenza, per l'implementazione di nuovi formati di comunicazione, quello che finanzia la mia attività di ricerca e sviluppo sui nuovi modelli di misurazione delle attività di marketing.
Ho anche un secondo cliente, che è rappresentato dall'insieme degli utenti finali del progetto di comunicazione, che determineranno il successo o l'insuccesso del progetto stesso.
Solo se si considera di avere due clienti, che hanno gli stessi diritti, anche se uno ha un'effettivo esborso finanziario, mentre il secondo paga con la propria attenzione, si è in grado di lavorare in modo equilibrato, avendo più forza nel non accettare quei compromessi che potrebbero avere gravi impatti sull'efficacia del progetto.
Non posso negare che questo atteggiamento, nel breve periodo possa sembrare controproducente, ma alla lunga, porta ad ottimi risultati.
Adoro i media interattivi, perchè sono mezzi che alla fine rendono giustiza ad ogni progetto di comunicazione, nel bene e nel male.
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