Il talento italiano
L'Italia è piena di talenti. Manca nel nostro Paese una vera "politica industriale" per la valorizzazione dei talenti a tutti i livelli.
I finanziamenti a pioggia sono scarsamente produttivi, come gli incentivi alla domanda. Per questo nei Paesi più sviluppati la competizione è sulla formazione.
I migliori Paesi attirano i migliori cervelli e diffondono le competenze, hanno le università migliori e i migliori centri di ricerca.
Non faccio il docente a tempo pieno, ma mi piace molto insegnare, perché le nuove generazioni sono il miglior investimento possibile. Sarebbe bello se molti si convincessero di questo.
I migliori Paesi attirano i migliori cervelli e diffondono le competenze, hanno le università migliori e i migliori centri di ricerca.
Non faccio il docente a tempo pieno, ma mi piace molto insegnare, perché le nuove generazioni sono il miglior investimento possibile. Sarebbe bello se molti si convincessero di questo.
7 Comments:
Parlavo con un assistente della possibilita' di mettere su un blog gli appunti delle lezioni, riflessioni su tematiche ecc...
Mi ha risposto - giustamente- che dovrebbe essere un iniziativa dell'ateneo, primo perche' dovrebbe comunque finanziare questa cosa, secondo perche' se lo fa un prof. solo poi gli studenti lo pretendono per altri professori e dopo si scatenano delle invidie che non farebbero bene al corpo docente.
Proprio noi al Dams sarebbe bene che creassimo un laboratorio di sperimentazione visiva e di analisi dei linguaggi specie dei nuovi media.
Ho collaborato ad un progetto, per esempio, della conversione in digitale di tutti gli archivi sulla computer graphics, digital memories il cui primo volume e' stato presentato al future film festival, il problema e' che non si sa se vengono rinnovati i fondi per poterlo destinare ad uso pubblico (richiederebbe ingenti ricerche per il copyright di alcuni filmati ritrovati, per esempio) i computer usate per alcune conversioni erano di proprieta' del professore e di alcuni studenti, se aspettavamo di usare quelli dell'universita' stavamo freschi.
Non sono d'accordo con l'assistente di cui scrivi. Il blog è sempre un'iniziativa che nasce su base individuale.
Proprio in un post ho giudicato con estrema positività l'iniziativa di Giancarlo Polenghi di fare esattamente quello che proponi tu.
http://marketingusabile.blogspot.com/20
05/10/la-formazione-collaborativa.html
Perché non fai vedere a questo assistente questo blog? Forse si ricrede.
Il blog di Giancarlo Polenghi è questo:
http://marketingdeiservizi2005.blogspot.com/
Scusi ho tralasciato che gia' esiste questo: http://didattica.muspe.unibo.it/moodle/
che fornisce un ottimo supporto alla didattica ed un forum dove porre tutti i quesiti, avrei trovato il blog piu' semplice e veloce come breve riassunto delle lezioni e anche come comunicazione per gli studenti, i temi di approfondimento potrebbero benissimo essere trattati nel forum, certo che il prof fa la sua parte ma penso che il piu' poggi poi sulla partecipazione degli studenti.
Da noi a Venezia nei corsi di economia della conoscenza e economia della tecnologia abbiamo utilizzato positivamente il blog, prima di tutto perchè è uno strumento interattivo anche in upload e avendo fatto dei lavori di gruppo potevamo caricarli sul blog, e poi perchè l'informalità del blog (che però deve corrispondere ad una certa tendenza nerd nel docente sennò non funziona...) permette al docente di caricare anche notizie e spunti non solo accademicamente didattici ma anche più liberi e creativi. Credo che sia un ottimo metodo di apprendimento soprattutto in ottica futura, se si riusciranno ad abbattere le barriere tra studenti e professori (diventando ricercatori entrambi e cambiando i rapporti di forza, ma non di rispetto) si potrà pensare ad un confronto continuo, come se ora il reggente di tale blog fosse il professore (e mi pare potrebbe esserlo) e noi gli alunni.. Addirittura un professore mette le lezioni in podcast di modo che uno che perde una lezione possa seguirla da casa.. non è detto che agevolare significhi sostenere il fancazzismo, due ore di treno per andare a sentire quello che puoi sentire in cuffia, sono uno spreco, addirittura tempo reimpiegabile nello studio.
Quando il mio prof mi ha detto "io faccio pesante innovazione nella formazione" ho capito che c'era motivo per andare all'università perchè alcuni che "sono sulla nostra linea" ci sono.
Giorgio.soffiato@gmail.com
http://www.ilmarkettaro.blogspot.com/
Ho conosciuto ottimi docenti e ottimi studenti, il problema è che spesso entrambi vengono ostacolati.
E un problema ulteriore è che anche pensando ad una scuola fatta di ottimi docenti e studenti non è cosi detto che il mercato "non innovativo" potrebbe recepire certe competenze. Io vedo che nella mia università i "senatori" sono molto temuti e rispettati e, cosa strana, gli stage alla coca cola o alla procter si fanno passando per loro...
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