L'omologazione del marketing non convenzionale
Sembra che tutti i principi del marketing tradizionale siano da buttare. Nelle sale riunioni di qualche agenzia di comunicazione si sente proporre al cliente sempre più frequentemente "una campagna di comunicazione non convenzionale".
Il termine a me non è mai piaciuto, anche se qualche volta "ho dovuto subirlo" in qualche progetto di formazione, perchè come è noto, così è più "catchy".
E' un termine poco preciso e fuorviante. Si può parlare di marketing non convenzionale, quando ci si riferisce oggi all'utilizzo crescente dei Social Network, alla creazione di Fan Pages su Facebook o alla progettazione di "video virali" come strumenti per ottenere visibilità tout court?
L'ironia sta nel ritrovare in rete una serie di azioni tutte uguali, ma assolutamente non convenzionali, una sorta di omologazione non convenzionale.
La confusione è spiegabile dal fatto che non esistono strategie vincenti o modelli validi per tutte le stagioni, ma i clienti vogliono o vorrebbero certezze che non possono avere, da queste esigenze spesso nascono le proposte del "famolo strano", che in questo particolare momento di mercato ha un certo appeal nei confronti di alcuni clienti, purchè sia rigorosamente "low bugdget".
Si allargano le competenze necessarie per chi deve gestire campagne di comunicazione che diventano sempre più complesse. Modelli di comunicazione diversi coesistono all'interno della stessa campagna e richiedono uno sforzo di aggiornamento costante, quasi in tempo reale.
Se il marketing non convenzionale è il ricorso a tattiche volte ad ottenere visibilità velocemente e con relativamente pochi investimenti, avrà vita breve, se invece è il continuo rovesciamento delle regole del gioco attraverso il pensiero laterale, allora non c'è niente di nuovo, perchè il buon comunicatore questo l'ha sempre fatto.
Il termine a me non è mai piaciuto, anche se qualche volta "ho dovuto subirlo" in qualche progetto di formazione, perchè come è noto, così è più "catchy".
E' un termine poco preciso e fuorviante. Si può parlare di marketing non convenzionale, quando ci si riferisce oggi all'utilizzo crescente dei Social Network, alla creazione di Fan Pages su Facebook o alla progettazione di "video virali" come strumenti per ottenere visibilità tout court?
L'ironia sta nel ritrovare in rete una serie di azioni tutte uguali, ma assolutamente non convenzionali, una sorta di omologazione non convenzionale.
La confusione è spiegabile dal fatto che non esistono strategie vincenti o modelli validi per tutte le stagioni, ma i clienti vogliono o vorrebbero certezze che non possono avere, da queste esigenze spesso nascono le proposte del "famolo strano", che in questo particolare momento di mercato ha un certo appeal nei confronti di alcuni clienti, purchè sia rigorosamente "low bugdget".
Si allargano le competenze necessarie per chi deve gestire campagne di comunicazione che diventano sempre più complesse. Modelli di comunicazione diversi coesistono all'interno della stessa campagna e richiedono uno sforzo di aggiornamento costante, quasi in tempo reale.
Se il marketing non convenzionale è il ricorso a tattiche volte ad ottenere visibilità velocemente e con relativamente pochi investimenti, avrà vita breve, se invece è il continuo rovesciamento delle regole del gioco attraverso il pensiero laterale, allora non c'è niente di nuovo, perchè il buon comunicatore questo l'ha sempre fatto.
7 Comments:
Sono d'accordo sull'idea di omologazione; da quello che vedo, ormai è prassi proporre campagne di comunicazione sui social media prima ancora di capire cosa comunicare.
I social media non sono un insieme di elementi omogenei, ma hanno ognuno una specificità e delle modalità comunicative proprie.
Una pagina su Facebook non è come un profilo su Twitter o un canale su Youtube.
Soprattutto, prima di buttarsi su uno qualsiasi di questi network, è fondamentale averli compresi, monitorati e ascoltati; se lo si facesse, non ci sarebbero tanti account fantasma che, a mio parere, sono anche peggio del non esserci affatto.
Molto d'accordo con te Michèle
Non c'è niente di più convenzionale di qualcosa autodichiarato "non convenzionale"... :)
Maurizio non trovo una tua mail, non so se hai ricevuto il mio msg di ieri. Puoi contattarmi per favore? info@doctorbrand.it
Grazie, Jacopo
Ciao Maurizio. Bel post.
Proprio in uno scambio con i Ninja di poco tempo fa, mi trovai a citare una cosa che scrissi dentro un pezzo dedicato alle "4S del marketing virale" (http://www.7thfloor.it/2007/11/28/guerrilla-viral-marketing-marketing-non-convenzionale-ogilvyone-iabichino/): "il marketing non convenzionale è quello che rompe una convenzione".
Ma non parlavo di comunicazione. Lì, purtroppo, è diventato mainstream. Se mi permetti, suggerisco la lettura di "unconventional", appena pubblicato da Meltemi.
Mi sembra che sia una riflessione lucidissima sul senso da dare a questo genere di operazioni: http://www.anobii.com/books/Unconventional._Valori,_testi,_pratiche_della_pubblicità_sociale/9788883536878/015d36afe552834f55/
Grazie e buona giornata,
P. I.
Si la mia è una provocazione sull'abuso di termine. Alex e Mirko lo sanno molto bene.
Per il resto, pratiche come l'Ambient, lo Street Advertising hanno già le loro grammatiche specifiche.
Il mio è un invito a non sedersi, se deve essere non convenzionale, lo sia davvero, che sia dirompente.
http://www.cisoeyes.it/
come la vede questa azione di guerrilla marketing adottata per una campagna sociale contro la violenza su donne e bambini?..credo non sia mai stata adottata in Italia prima di questa
perchè marketing non convenzionale? Da quello che vedo è una campagna affissione su un tema sociale.
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