venerdì, settembre 15, 2006

Ci si può fidare di un brand? (parte terza) 

Ci si può fidare di un brand che non è credibile? La risposta è ovvia, certamente no.

Un brand che presenta una distonia tra ciò che promette ad esempio con le sue campagne pubblicitarie e l'esperienza vissuta quotidianamente dai suoi pubblici in tutti i luoghi e momenti di contatto (touchpoint), sicuramente non è credibile.


Un brand è credibile nella misura in cui mantiene sempre quello che promette e quando i suoi valori si trasformano in valori agiti nei confronti di tutti i pubblici a cui si rivolge (dipendenti, clienti, azionisti). Un brand credibile, coerente con i suoi valori, non si focalizza solo sull’output, (la soddisfazione dei diversi portatori di interesse), ma anche sul processo, che riguarda le modalità in cui il risultato stesso viene conseguito.

Un marchio credibile è sicuramente affidabile. Credibilità, affidabilità, sono sicuramente elementi importanti della fiducia.

Appare in tutta la sua evidenza che investire solamente in pubblicità non contribuirà a rafforzare la fiducia in un marchio, se poi tutti gli altri touchpoint non sono tra loro coerenti.

Per questo coerenza e credibilità, sono due termini tra loro strettamente correlati e connessi agli altri elementi di cui ho accennato in un mio post precedente.

Ci si interroga oggi più che mai anche su cosa sia una comunicazione, anche pubblicitaria credibile. Sull'argomento tornerò prossimamente perchè è di estrema attualità.

Stay tuned.

L'immagine è tratta dal sito Pertinent.com

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Concordo pienamente.
Il problema è la dicotomia fra vision - mission - strategie aziendali e tattiche implementate.
Il brand è uno degli asset intangibili in cui risiede il vero valore ( Coca Cola e Nike per esempio ).
Il focus è su quanto per soddisfare le istanze e interessi della proprietà/management e shareholders, si sia disponibili a sacrificare la brand image.
Dimenticandosi inoltre della responsabilità eco-etica-sociale si ha nei confronti della comunità ( o portatori d'interesse ), ed i costi che si riversano su di essi.
Necessita approfondimenti.
Saluti.

Alberto Claudio Tremolada
alberto@bloggeraus.com

15/9/06 11:54  
Blogger Maurizio Goetz said...

La mia idea è di concludere le sei parti del mio ragionamento e poi avviare un dibattivo serio sull'argomento. Ad esempio il tema della responsbilità sociale lo affronto in un altro post.
Che ne dici?

15/9/06 12:00  
Anonymous Anonimo said...

D'accordo.
Perchè esaurito il dibattito non raccogliamo le sei parti con i commenti dei navigatori in un free e-folder?
Attendo tue.

Alberto Claudio Tremolada
alberto@bloggeraus.com

15/9/06 19:16  
Blogger Maurizio Goetz said...

Ottima idea, vediamo di come fare al meglio, sempre che interessi anche agli altri.

15/9/06 21:40  

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