sabato, maggio 27, 2006

Advertising e filtri mentali 

Viviamo in un periodo caratterizzato dall'overload informativa.
La disponibilità di informazione anche di tipo pubblicitaria è nettamente superiore alla nostra capacità di processarla. Pensate a cosa potrà succedere in un mondo mediale caratterizzato dalla presenza di oltre 500 canali televisivi disponibili attraverso le diverse piattaforme.

Se processassimo tutta l'informazione che ci arriva, il nostro cervello ne rimarrebbe travolto, per questo filtriamo l'informazione e rimaniamo attratti solo da quella a cui è realmente siamo interessati o che è in grado di incuriosirci.

Girovagando per la rete mi sono imbattuto in un articolo, di cui non ricordo l'autore, che descrive come l'informazione venga processata nel cervello. Ne ho estrapolato la parte più significativa.

"Maggio 1957 - viene pubblicato un articolo su Scientific American che illustra la scoperta della formazione reticolare alla base del cervello. La formazione reticolare è l'interruttore che permette delle nostre percezioni alle idee e all'informazione. Che ci consente di addormentarci quando vediamo un film o sentiamo la musica ma che ci consente di svegliarci quando un neonato piange in un'altra stanza. Come un computer il cervello ha una funzione serch. E' programmato per essere attivo sulle cose che più ci interessano. Notiamo maggiormente le cose che vogliamo notare. Un oculista, nota maggiormente le persone con gli occhiali, chi si focalizza sul colore rosso perchè lo ama particolarmente, vede solo le macchine rosse. Una persona che è intenzionata ad acquistare una Volvo, noterà solo le Volvo. Si tratta di un meccanismo di filtro molto potente del cervello".

La pubblicità che non notiamo, di cui non ci ricordiamo, è quella che illustra prodotti che non ci interessano o che non ha avuto alcun impatto emozionale su di noi.

Per questo nella maggior parte dei progetti di consulenza su cui sto lavorando, mi sto occupando essenzialmente di due cose:
  1. la misurazione dell'impatto emozionale della comunicazione su tutti i touchpoint
  2. la definizione di nuovi criteri per la riprogettazione dei contenuti di marketing
Attraverso la misurazione dell'impatto emozionale dello stimolo ricevuto da differenti messaggi, utilizzando tecnologie innovative come il biofeedback, sto lavorando con 1to1lab, per la definizione di una nuova serie di parametri per misurare l'attention getting, il potenziale evocativo, l'attenzione attiva, rilevando e amplificando gli stimoli biometrici dei soggetti che fanno parte del campione, traducendoli in curve, in modo da costruire gli Emotional Touch Point, ovvero le parti del messaggio in cui vi è massima rilevanza, coinvolgimento e attenzione.

L'innovativa metodologia è alla base per la riprogettazione strategica di tutti i contenuti di marketing.
La metodologia sembra funzionare, vista la soddisfazione di tante aziende che la stanno testando ed il numero crescente di agenzie pubblicitarie che mi stanno contattando.

Mi fa piacere il poter constatare che sempre più agenzie di comunicazione si stia sensibilizzando a questi nuovi temi che fino a poco tempo fa riteneva, troppo futuribili.

Sto costruendo una serie di nuovi modelli relativi ai criteri di progettazione dei contenuti di marketing di cui mi piacerebbe scrivere prossimamente sul blog.

L'immagine è tratta dal sito Echomalibu.com
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