venerdì, gennaio 13, 2006

Ancora sul cultural divide e sulla formazione permanente 

Vorrei nuovamente tornare sul tema della formazione permanente e sul cultural divide. Il tema è davvero importante e ha delle enormi ricadute sul mercato del lavoro e sull'intera ecoomia.

Un tempo, gli investimenti in formazione di chi ha frequentato corsi universitari o post laurea avevano tempi relativamente lunghi. Inoltre l'effetto esperienza faceva si che il tempo di permanenza in azienda o comunque il numero di anni di esercizio di una professione aveva una relazione positiva con il livello di competenza maturato.

Oggi non è più cosi. In un periodo come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da forti turbolenze ambientali e dall'elevata velocità di cambiamento, chi è fresco di studi può avere un bagaglio culturale differenziale e padroneggiare una serie di "tools intesi in senso lato" che chi lavora da diverso tempo può non disporre.

Sto parlando quindi dell'obsolescenza delle competenze.

Per questa ragione sto insistendo così tanto sulla formazione permanente nel comparto della comunicazione, dove vedo dei cambiamenti e delle evoluzioni davvero radicali.

Da oltre dieci anni metto il tema della formazione permanente tra le mie priorità. Esistono diverse opportunità a disposizione: corsi di aggiornamento, libri, riviste, siti web, blog, conferenze e seminari e via discorrendo.

Sono molto preoccupato per il futuro della Comunicazione italiana, quando vedo che molti operatori si ostinano ad utilizzare logiche e strumenti che in modo del tutto evidente si stanno dimostrando inadeguati anche se hanno funzionato per tanto tempo.
Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi.
(A. Einstein)


1 Comments:

Blogger Maurizio Goetz said...

L'aggiornamento deve essere fatto prima di tutto per se stessi

13/1/06 17:09  

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