martedì, ottobre 11, 2005

La rivoluzione del DVR (parte seconda) 

In questo post pubblico la seconda parte del mio articolo sugli effetti della diffusione del Digital Video Recorder

Quando il Prime Time diventa il My Time (seconda parte)

Nei Paesi in cui è stato introdotto il DVR, ovvero il digital video recorder (un device che consente non solo di registrare facilmente i programmi da potere rivedere in un momento successivo alla messa in onda, ma anche di vedere contenuti live ma in modalità “time shifted”), gli utenti hanno manifestato grande soddisfazione dal fatto di essersi liberati dalla tirannia della programmazione “imposta” dai broadcaster.

Il DVR è infatti molto di più di un semplice videoregistratore digitale, soprattutto se abbinato ad un’EPG (Electronic Program Guide), una sorta di videotext avanzato in grado di assisterci nelle nostre scelte di visione attraverso una guida digitale ai programmi.

Dopo una prima fase di forte sviluppo, la penetrazione del DVR sembra mostrare segnali di rallentamento, non tanto per il mancato interesse da parte dei consumatori, quanto più per le modalità con cui questo innovativo device viene proposto oggi sul mercato.

Secondo NDS, società che sta dirottando grandi investimenti sullo sviluppo della tecnologia del DVR, la visione in differita è la naturale conseguenza del 1) passaggio al digitale, 2) del numero crescente di contenuti disponibili e 3) della progressiva riduzione del costo degli hard disk per la memorizzazione dei contenuti video.

Gli sviluppi futuri delle tecnologie del DVR ci porteranno alla diffusione di una personal tv.

Tv personale significa per NDS, l’utilizzo da parte delle audience televisive, di guide intelligenti che aiutino a trovare i contenuti da registrare sul DVR o da vedere attraverso parole chiave, con scelte per genere o utilizzando il “personal tv system”, un sistema esperto, in grado di offrire suggerimenti basati sul profilo personale di uno spettatore o di un nucleo famigliare, in cui verranno raccolte preferenze di visione e informazioni circa i comportamenti passati di fruizione di programmi e servizi interattivi.

Il mestiere di programmatore televisivo tenderà ben presto a divenire ancora più complesso di quanto lo sia oggi. In futuro si dovrà tenere in debito conto non solo dell’aumento dei soggetti che offriranno contenuti in televisione (tv pubblica, tv private nazionali, tv locali, tv urbane, corporate tv, in store tv, tv tematiche, tv lifestyle…) e quindi dei canali sulle diverse piattaforme (digitale terrestre, satellite, cavo, broadband, device mobili…), ma anche di un ulteriore fattore finora sottovalutato: il ruolo attivo dello “spettatore” nei processi di scelta delle differenti modalità di fruizione dei contenuti televisivi.

I diversi programmi potranno essere visti dal vivo, ad esempio un telegiornale o una partita di calcio, in modalità differita, ad esempio uno show in prima serata, in modalità on demand, ad esempio un film, in modalità multivisione ad esempio le informazioni finanziarie o in modalità cached broadcast, ad esempio attraverso una funzione interessante offerta da alcuni operatori come Fastweb, che consente di rivedere la programmazione di contenuti televisivi già andati in onda e che non si sono riusciti a vedere. L’esperienza di fruizione della televisione, in un prossimo futuro, sarà sempre meno lineare e sempre meno condizionata da orari fissi. I costruttori di palinsesti dovranno quindi adottare un approccio flessibile e modulare alla programmazione che tenga conto non solo della programmazione da parte della concorrenza, ma anche delle diverse possibilità di scelta di visione che si presenteranno ai diversi segmenti di utenza televisiva.

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