venerdì, aprile 03, 2009

Fiumi di parole 


Non c'è dubbio che le nuove piattaforme del Social Web possano offrire alle imprese nuove modalità per comunicare, per creare connessioni con i loro pubblici e per ascoltare le conversazioni dei loro clienti.

E' oramai appurato che i mercati sono diventati conversazioni, ma non è vero il contrario. Le conversazioni non creano automaticamente nuovi mercati e non sempre sostengono quelli attuali. La maggior parte delle conversazioni è purtroppo tempo perso.

Se i Social Media e i Social Network, stanno entrando lentamente nelle priorità delle aziende, altrettanto non accade per le strategie per i contenuti per il web.

Si sono mai chieste le imprese se i contenuti che immettono in rete sono realmente utili, divertenti o comunque graditi ai loro diversi interlocutori?

Il proliferare di gruppi di discussione sui Social Network come Facebook o Linkedin, l'aumento dei contenuti video pubblicati sulle piattaforme di videosharing rende gli utenti ancora più selettivi.

Quali sono i contenuti generati dalle imprese che funzionano meglio, quali le diverse modalità in cui tali contenuti vengono fruiti dai diversi pubblici? Questo è l'argomento su cui sto lavorando attualmente con alcune imprese innovative e su cui vorrei cominciare a scrivere qualcosa qui sul blog. Sempre che l'argomento interessi.

Fonte dell'immagine

3 Comments:

Anonymous Francesco F said...

Tanta conversazione genera come sicuro risultato tanto rumore, non diversamente da quanto accade nel mondo "vero". Questo senza nulla togliere alle ottime cose che ne derivano pure.

Senza filtri, il noise overload abbonda e forse potra' allontanare molte persone dai messaggi utili, interessanti, azzeccati che nel rumore si perdono.

Essendo solo all'inizio di questa "rivoluzione", probabilmente le persone impareranno a gestire i nuovi servizi / modalita' di comunicazione, la tecnologia aiutera'a filtrare il rumore, o forse chi "inquina" di piu' con materiale irrilevante, diverra' irrilevante pur'egli. (ma solo forse, perche' pseudocontenuti e chiacchiere sembrano avere ancora un discreto successo, forse in seguito a decenni di esposizioene TV!).

3/4/09 12:31  
Anonymous Mauro Lupi said...

Caro Maurizio, sai quanto ho a cuore il tema dei contenuti generati dalle aziende. Io penso che da qui a due anni assisteremo ad uno shift vistoso di iniziative (e quindi di investimenti) da parte delle aziende nel sostenere progetti editoriali di ogni tipo.

Cambieranno quindi i modelli di business pubblicitari che, in parte, si evolveranno verso forme più evolute degli attuali pubbliredazionali.

Nel contempo penso che vedremo sempre di più aziende come editori, o meglio, come produttori. Cosa peraltro che sta succedendo adesso (penso ad ENEL che lancia una sitcom, ad esempio).

E in questo scenario potranno trovare spazi di sopravvivenza quelli che oggi di mestiere producono contenuti, a partire dai giornalisti.

3/4/09 12:41  
Anonymous vittorio neri said...

Maurizio, hai centrato un punto vitale. L'azienda fa spesso fatica a salire sui nuovi media. Dopo aver interiorizzato il mezzo, il secondo step è la creazione del content.
A questo punto, bisogna catalizzare il potenziale di comunicazione che l'azienda ha in nuce, se consideriamo prodotti, servizi, esperienze, eventi, pensieri e filosofie.
E questo genera un'immagine dell'azienda diversa, dove la differenza non è fatta solo da una o più cose, come nella comunicazione tradizionale, ma di un insieme di comportamenti ed attività che danno la dimensione dell'azienda, anche al di là di ciò che riesce effettivamente a produrre come content. Una sfida quindi molto ampia, ma molto stimolante, come comunque ha detto anche Mauro Lupi. Quindi benvenuto al tuo post e quelli futuri sull'argomento

3/4/09 19:14  

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