La trappola dell'advertising
Nell'era del post advertising, le marche stanno cominciando a comprendere che identificare la pubblicità con la comunicazione è estremamente riduttivo e che è necessario cominciare a costruire nuovi spazi di significato e non limitarsi ad occupare quelli esistenti. Per fare questo ci vogliono competenze nuove.
Ha ragione Francesca Piredda, quando afferma che:
"le agenzie di pubblicità rischiano la disintermediazione, perché mancano le competenze per la scrittura (di una sceneggiatura, per esempio) e per la produzione di contenuti. Oltre e spesso in alternativa alle case di produzione, si fanno strada piccoli produttori indipendenti e giovani generazioni di utenti che hanno avuto accesso agli strumenti digitali di produzione audiovisiva ancora prima di affacciarsi sul mercato professionale."
Occorre superare il modello dell'advertising, non perché la pubblicità sia superata, ma perché lo è un modello produttivo in cui la pubblicità è centrale e in cui agenzie e centri media cercano ancora di organizzarsi attraverso processi di integrazione verticale, a valle e a monte, quando invece il modello vincente sarà quello a rete di Hollywood.
Invece di cercare di internalizzare tutte le competenze, perché l'industria dell'advertising non comincia a coinvolgere a rete, l'insieme dei professionisti che oggi stanno rivoluzionando il modo di fare comunicazione, partendo dal web?
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