sabato, luglio 05, 2008

Fiducia Last Minute? (Si parla ancora di reputazione online) 


Si conclude l'esperimento se ti fidi feedati, con dei risultati assolutamente prevedibili, tanto è vero che qualcuno di voi ha perfettamente indicato nei commenti al post, come sarebbe andata a finire.

La variazione in termini di sottoscrittori rispetto al giorno prima dell'esperimento è di sei persone. Chi segue un blog lo continua a fare fino che troverà dei contenuti di suo interesse.

Come ogni esperimento di questo blog, si tratta solo di un pretesto per tornare a parlare di un tema caldo, caldissimo: la reputazione online.

Non è per nulla scontato, occorre rimarcare nuovamente la differenza tra il termine Link Popularity (che è comunque un elemento della reputazione online) con il concetto stesso di Reputazione Online. I due termini non devono essere confusi. E' evidente che la link popularity è un'indicatore che non può in nessun modo essere utilizzato come un proxi per esprimere la valutazione della reputazione on line, ma questo lo sapevamo già.

Con questo post vorrei aprire un nuovo filone di esplorazione, relativo agli strumenti per l'analisi dell'Online Brand Reputation.

Prima di farlo un'avvertenza. Occorre chiederci chi è il soggetto di cui ci occupiamo, perchè la problematica della reputazione online di una singola persona che cura un blog personale o che è presente in diversi network sociali è evidentemente molto differente da quella di un'organizzazione, (un'impresa o un'istituzione).

Non possiamo più parlare genericamente di online reputation se non cominciamo a distinguere tra presenza on line finalizzata e presenza online non finalizzata. Chi apre un blog, o è presente attivamente sui Social Network per motivi personali 0 ludici, non ha gli stessi obiettivi di chi invece considera la reputazione come un asset per la propria attività professionale o di business (un esponente politico, un attivista, un'impresa, un'organizzazione).

Fatta questa premessa si rendono necessarie altre precisazioni per chiarire l'ambito di riferimento dell'analisi.

Il primo elemento della reputazione on line è l'Online Identity, che è costituita da quella parte di identità che una persona, un'organizzazione o un'impresa decide di portare on line. E' un tema molto complesso su cui mi riprometto di tornare a scrivere, perchè non è possibile affrontarlo in un solo post.

Quando parliamo di Online Identity, dobbiamo cominciare a distinguere tra quella individuale (di una persona) e quella collettiva (di un'organizzazione), perché gli elementi che la connotano possono essere molto differenti nei due casi.

Qualcuno ha definito l'Online Reputation Management (ORM) l'attività di gestione della propria reputazione in tutti gli ambienti online.

Tale attività può divergere in funzione di chi la gestisce (una persona o un'organizzazione).

Nel caso di professionisti associati, di società di piccole dimensioni, di micro organizzazioni, ci può essere una convergenza tra identità personale e quella collettiva.

Come ha fatto notare Huch Carpenter (vedi immagine) , più è piccola la dimensione di una società o di un'organizzazione e più facile che le identità personali e professionali siano legate. Se aumentano le dimensioni, le identità potrebbero essere separate.

Per queste ragioni, d'ora in poi se si vorrà affrontare in modo compiuto il tema della reputazione on line sarà necessario specificare:
  • le caratteristiche del soggetto (individuale o collettivo)
  • le motivazioni che lo portano on line (finalizzate o non finalizzate)
  • gli elementi della sua online identity
  • le caratteristiche delle interazioni sociali
  • i risultati delle interazioni sociali
Ritengo che le controversie attuali in tema di reputazione online, dipendano in parte da una non sufficientemente chiara determinazione dell'ambito di analisi. Non è infatti in nessun modo possibile accomunare un "diario personale" pubblicato online con un "Corporate Blog"

Se vorremmo concentrarci sugli strumenti di misurazione dovremo prima chiarire, il soggetto e l'oggetto di misurazione.

Spero di avere lanciato qualche stimolo per far proseguire la conversazione.

6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Hai lanciato un sacco di stimoli, Maurizio.Credo che l'identità online o digital identity delle aziende sia un tema appena nato e con mille angoli diversi. Prima o poi bisognerà anche cristallizzarlo in modo strutturato. Sarebeb bello un incontro sul tema quest'inverno.

5/7/08 14:54  
Anonymous Anonimo said...

Post interessante, di cui posso condividere alcuni passaggi, ma penso anche che la sfida della nuova comunicazione stia proprio nella liberalizzazione dell'accesso alle forme di broadcasting, dove l'ibridazione pubblico/privato è organica e le frontiere sono labili. Si tratta di un elemento che non può essere più considerato come anomalo bensì come normale.

5/7/08 15:27  
Blogger gigicogo said...

Maurizio, è un tema che mi affascina un casino.

Pensa che a Settembre, anche nella Intranet aziendale, metteremo il profilo autocompilato con campi che non hanno nulla a che vedere con la parte anagrafica ne con quella funzionale.

Infatti la reputazione dell'individuo, ma anche del brand, IMHO, va oltre gli schemi di un profilo standard, abbraccia skill competition, passion, buzz, ecc. ecc.

Bello davvero, vedo sempre i grossi player come Linkedin pronti per dare valore alla banca dati che hanno già. Vedo sempre meno sistemi di link-back utili per la reputation ma confinati a classifiche legate a meme track.

Vabbè è solo un inizio di discorso.......tengo attivo l'alert ai commenti aspettando pareri di altri.
Ciao

5/7/08 17:17  
Blogger AAA Copywriter said...

L'identità online delle aziende non è molto diversa dalla brand image dei tempi che furono, se non con un aggiunta, l'interattività. È una differenza piccola in termini di investimento, ma ma può diventare enorme in termini di ritorno. Bisogna vedere come e con finalità viene gestita.

Alex

5/7/08 21:17  
Blogger David Orban said...

Un altro parametro di cui tenere conto è quello della genuinità. Quanto migliorerà la reputazione di un'azienda se in fondo non fa altro che pagare un servizio di gestione della reputazione online ma non cambia la natura fondamentale dei propri processi e di come dialoga con i clienti? Se questi erano percepiti negativamente, allora anche lo sforzo che l'azienda farà online avrà probabilmente un ritorno basso.

7/7/08 15:14  
Blogger Maurizio Goetz said...

David, quelli che hai illustrato sono ben due parametri: la genuinità e l'ascolto adattivo.
Molto d'accordo.

7/7/08 19:33  

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