lunedì, maggio 05, 2008

Contenuti, testi e sottotesti 


Non è un caso che molti grandi registi cinematografici si siano cimentati con la pubblicità.

La pubblicità, soprattutto quella televisiva, gioca sull'emozione, sulla capacità di catturare uno sguardo fugace e trattenerlo quel tanto che basta al breve racconto per colpire l'immaginazione e stimolare la salivazione della mente.

La pubblicità è fatta di testi di preparazione, montaggio, dove nulla, ma proprio nulla è lasciato al caso. Colonne sonore, inquadrature, luci, tutto viene preparato meticolosamente, affinchè il messaggio arrivi a destinazione senza subire deviazioni.

Sui social media non è alla fine così importante il testo, quanto l'intenzione e anche se può apparire strano, spesso il sottotesto, prevale.

Wikipedia lo spiega molto bene:

Il sottotesto determina quella differenza di significato, altrimenti invisibile, che si cela all'interno di una battuta di un copione.

Esso ha valenza prettamente teatrale dato che i testi teatrali vengono poi interpretati nel tempo da diversi registi e attori, mentre un copione cinematografico o televisivo viene utilizzato solo una volta.

Il sottotesto non è altro che la codifica teatrale di ciò che continuamente avviene nella realtà: esprimere un concetto senza farlo espressamente. Ad esempio un personaggio malinconico e solitario, probabilmente dirà "ecco che un'altra giornata è finita" in maniera diversa da un personaggio che ha passato la stessa giornata in miniera. L'informazione contenuta nella battuta è la stessa ma il sottotesto per i due personaggi è profondamente diverso.

Non ci dobbiamo meravigliare, in rete la stessa battuta assume infiniti significati, dipende molto da chi la pronuncia. In rete il metacontenuto è tanto importante quanto il contenuto, il sottotesto spesso, ancora più importante del testo, perché anche i media sociali hanno i loro paralinguaggi.

E' forse questo, che fa della rete un ambiente di comunicazione così straordinario.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Codici e sottocodici a mio parere valgono anche nella pubblicitá o comunque in qualsiasi messaggio cinematografico.
Come Eco insegna il flusso delle scambio di informazioni si attiene a delle regole interattive tra mittente e destinatario, quello che secondo me é il problema (e dunque il pregio dei social network)é il fatto che chi costituisce il messaggio publicitario non puó tenere sottocontrollo il flusso del dialogo ed é per questo che molto spesso le pubblicitá si rivolgono a segmenti che in realtá non esistono. Mentre i social network in qualche modo giocano a emulare i rapporti reali, fatti di feedback malintesi e giustificazioni...

6/5/08 09:25  
Blogger Maurizio Goetz said...

Hai ragione Andrea, la mia era una contrapposizione volutamente forzata, questo genere di post che ogni tanto scrivo non vanno presi troppo alla lettera, cercavo di offrire una visione un po' evocativa per poi scendere nel dettaglio nel prossimo futuro.

6/5/08 11:22  
Anonymous Anonimo said...

Maurizio la mia rispsta era solo uno spunto in piú per proseguire il tuo discorso molto interessante. Non voleva essere una contrapposizione al tuo discorso, bensí un modo per sottolineare la tua tesi.

PS E´molto interessante riflettere sui nuovi flussi dell´identitá digitale. Il nostro caso di fraintendimento ne é la prova.

6/5/08 15:45  

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