Expo 2015: un'occasione irripetibile
Credo che Smirne abbia maggiori possibilità di vincere l'assegnazione dell'Expo 2015, ma vorrei tanto sbagliarmi.
I milanesi credono che sia un obiettivo molto importante, mentre i cittadini della "candidata turca", ritengono l'assegnazione una questione di sopravvivenza per lo sviluppo economico e per il loro futuro e per questo lottano con tutte le forze che hanno.
Se Milano avesse capito che non si presenterà più un'altra occasione e che veramente conquistare l'Expo 2015 è questione di "vita o di morte", metterebbe da parte tutte le divisioni e considerebbe questa straordinaria opportunità la chiave per trovare un vero rilancio della città.
Vittorio Sgarbi, teme un mercato nero dei voti, wake up, cosa credeva che mostrare il nuovo polo fieristico o i progetti di sviluppo delle linee metropolitane sia sufficiente?
Per vincere bisogna aver fame. Smirne ha tanta fame e Milano?
I milanesi credono che sia un obiettivo molto importante, mentre i cittadini della "candidata turca", ritengono l'assegnazione una questione di sopravvivenza per lo sviluppo economico e per il loro futuro e per questo lottano con tutte le forze che hanno.
Se Milano avesse capito che non si presenterà più un'altra occasione e che veramente conquistare l'Expo 2015 è questione di "vita o di morte", metterebbe da parte tutte le divisioni e considerebbe questa straordinaria opportunità la chiave per trovare un vero rilancio della città.
Vittorio Sgarbi, teme un mercato nero dei voti, wake up, cosa credeva che mostrare il nuovo polo fieristico o i progetti di sviluppo delle linee metropolitane sia sufficiente?
Per vincere bisogna aver fame. Smirne ha tanta fame e Milano?
6 Comments:
Opportunità che non deve generare speculazione a vantaggio di pochi, ma con una giusta redistribuzione a pioggia e miglioramenti tangibili della eco-vivibilità di Milano.
Anonimo Mondo, non sono nemmeno entrato nell'ordine degli argomenti che tu citi, mi sono fermato molto ma molto prima. Ne possiamo riparlare, se Milano vince.
Concordo con te Maurizio, che chi ha "fame" è più motivato. In più non basta mostrare i "gioielli di famiglia", ma Milano dimostra storicamente di non avere grande capacità progettuale. Non sa presentarsi con nuove idee, che mostrino la capacità di innovazione. Da noi i problemi si affrontano solo quando è inevitabile. Un dubbio: l'Expò darebbe lustro alla nuova fiera, che altrimenti sarebbe sotto utilizzata. Non so tu cosa ne pensi. Io penso che investire fortemente in esposizioni fieristiche di stampo tradizionale sia nel nuovo millennio un investimento poco efficace. Ormai le aziende si trovano su internet. Ma siccome abbiamo una classe dirigente che continua a credere di essere nel 1970 e non si rende conto che non solo il mondo sta cambiando, ma che è già cambiato. Non solo non lo sanno ma tanto meno, il cambiamento lo sanno cavalcare. Per cui non rimane a questa classe dirigente che puntare sull'Expò. Forse per questo l'energia che sapranno mettere in campo sarà formidabile e l'Expò si farà a Milano. Ma ciò non toglie che sarà, a mio avviso, una vittoria di Pirro, se non accompagnata da una strategia per vera per il nuovo millenio.
La volontà di ripresa, la voglia di riconquistare un prestigio meritato, dovrebbero essere obiettivi condivisi in modo forte da tutti gli italiani. Non solo dai politici. Milano e l'Expo 2015 può essere un caso di mancata (ad oggi) "concertazione". La politica, per tornare ad essere incisiva, dovrebbe recuperare la capacità di unire le menti e di sviluppare un pensiero chiaro. Forse gli altri Stati, come quelli "convergenti", si propongono e si impegnano perchè mossi non tanto dalla "fame", quanto da un sogno. Che noi italiani stiamo perdendo.
Sono molto d'accordo Claudio, in un vecchio post anche io ho parlato di sogno europeo, o sogno italiano, quello non c'è o non si vede, ma non si vede nemmeno la "fame". Forse stiamo tutti troppo bene per cambiare.
Certo che manca un sogno. E' vero che quando si inseguono i problemi e non si anticipano con una visione manca la capacità di innovare e guidare il paese in una nuova era. Non è solo una questione di fame, altri più ricchi di noi la voglia di cambiare ce l'hanno. Abbiamo veduto l'anima per mantenere le cose come sono, altri lo hanno fatto per riuscire a fare emergere nuovi talenti.
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