Il manifesto anti web 2.0
Adoro ChangeThis, un progetto che ospita idee controcorrente e sempre stimolanti.
Oggi tutti parlano di Web 2.0, dell'era della conversazione, e dei contenuti generati dagli utenti.
In questo interessante manifesto, Andrew Keen, rivendica la sua volontà di andare contro e riassume il suo pensiero in modo molto semplice. "Se tutti si mettono a scrivere, non c'è il rischio che si sviluppi un forte narcisismo digitale? Poi chi ascolta davvero, quando tutti sono presi a controllare gli effetti dei loro pensieri divulgati in rete?"
Quella di Andrew Keen è una posizione radicale, che non condivido totalmente, ma alcuni punti del suo ragionamento ci devono indurre a riflettere.
Sono estremamente interessato alla partecipazione, ai contenuti generati dagli utenti, ma vorrei cercare di mantenere un atteggiamento distaccato, perchè quando ci si innamora delle idee non si è più obiettivi.
Vi invito a leggere il manifesto di Keen che credo potrà essere un'interessante base di discussione sui lati oscuri della partecipazione e del web 2.0.
Oggi tutti parlano di Web 2.0, dell'era della conversazione, e dei contenuti generati dagli utenti.
In questo interessante manifesto, Andrew Keen, rivendica la sua volontà di andare contro e riassume il suo pensiero in modo molto semplice. "Se tutti si mettono a scrivere, non c'è il rischio che si sviluppi un forte narcisismo digitale? Poi chi ascolta davvero, quando tutti sono presi a controllare gli effetti dei loro pensieri divulgati in rete?"
Quella di Andrew Keen è una posizione radicale, che non condivido totalmente, ma alcuni punti del suo ragionamento ci devono indurre a riflettere.
Sono estremamente interessato alla partecipazione, ai contenuti generati dagli utenti, ma vorrei cercare di mantenere un atteggiamento distaccato, perchè quando ci si innamora delle idee non si è più obiettivi.
Vi invito a leggere il manifesto di Keen che credo potrà essere un'interessante base di discussione sui lati oscuri della partecipazione e del web 2.0.
2 Comments:
Ho letto con attenzione e soddisfazione il manifesto da te indicato, proprio ieri ho sviluppato un pensiero non troppo positivo sulla fenomenologia che accompagna il web identificato come 2.0.
Da un lato le tecnologie informatiche intenderebbero favorire un'integrazione a livello di dati, di informazioni. Una sorta di omogeneizzazione del sapere, aspetto giudicato come propedeutico per una miglior distribuzione della conoscenza.
Da un altro le stesse tecnologie consentono la disintegrazione della conoscenza, o meglio ne permettono una progressiva frammentazione. Ciascuno interviene, sostiene un argomento, che si aggiunge a molti, molti altri, simili o esattamente contrari.
La maggior parte dei blogger crede di produrre proprie tesi, e si inquieta quando qualcuno sviluppa una precisa antitesi.
Questo é il limite di alcuni blog, il rifiuto di un vero confronto, e questo ostacolo può far etichettare una buona parte dei contenuti come il frutto di persone desiderose di apparire.
A mio avviso, a questo limite si aggiunge quello di chi si traveste da blogger per mascherare intenzioni che non favoriranno mai la comunità: oltre il narcisismo e la concupiscenza, per alcuni esistono blog strumentali ai propri interessi economici.
Vi indico un post molto interessante:
http://blog.v7n.com/2007/06/05/pyjama-army-bloggers-destroying-internet/
Il problema è che il web 2.0 è comunque una reazione a una crisi della comunicazione istituzionale in rete.
"Contributions by intellectuals lose their power to create a focus", ma nel web sono stati anni di continui cliché...una produzione di contenuti uno-a-molti davvero significativa probabilmente avrebbe frenato la voglia di "partecipare" e accentuato quella di "ascoltare", facendo sentire molti inadeguati alla produzione...ma con la qualità media dei contenuti sul web, è davvero difficile che qualcuno si possa sentire inadeguato :)...
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