domenica, ottobre 08, 2006

Innovare si può (se si vuole) 

Non mi raccontate che non si può innovare perchè non ci sono i budget, perchè il lavoro è troppo ed il personale è scarso. Sono tutte balle.

Innovare si può, quando c'è la volonta per farlo.

L'innovazione deriva dalla cultura dell'innovazione, si può quindi promuoverla anche con piccole azioni quotidiane senza stravolgere gli organigrammi aziendali o distogliere l'attenzione dal business.

Non voglio tornare al vecchio concetto dei "circoli di qualità", ma suggerire una serie di piccole azioni quotidiane per rompere la "routine" e consentire l'emergere di nuove idee.

  1. Rompere gli argini - creare nuove modalità di collaborazione tra dipendenti, organizzare delle riunioni anche brevi con l'unico obiettivo di scambio. Ci sono così tante riunioni inutili, una in più non avrà effetti disastrosi
  2. Promuovere la differenza - la differenza è un valore, un asset. Assumere i dipendenti che hanno tutti lo stesso background significa limitare la "corporate creativity".
  3. Consentire la partecipazione - permettere ad ogni dipendente di portare avanti un'idea o una proposta da discutere insieme, dare la possibilità di far emergere nuove idee dal basso
  4. Dedicare spazio alla formazione - Creare una biblioteca interna a disposizione dei dipendenti, consentire ad ogni dipendente di acquistare a spese dell'azienda un certo numero di libri, a condizione che lo stesso ne faccia un breve riassunto da pubblicare ad esempio sulla intranet (grazie a Mauro Lupi)
  5. Organizzare seminari interni - con formatori esterni e con i dipendenti come relatori, per diffondere vecchie e nuove competenze
Non mi dite che queste cose non si possono implementare, senza rivoluzionare l'azienda o l'agenzia.

Ritengo che l'innovazione possa avere luogo solo dove esiste un ambiente fertile per l'innovazione.

Create l'ambiente e promuoverete anche l'innovazione.

L'immagine è di Marketing Semiotics

1 Comments:

Blogger Claudio Iacovelli said...

Lo sviluppo socio-economico contemporaneo non dovrebbe prescindere dall’attuazione di politiche concrete volte alla reale valorizzazione del capitale umano.

Gli interventi di formazione ed aggiornamento degli skill dovrebbero essere tra gli obiettivi primari di qualsiasi impresa che intenda veramente far uso dei vantaggi prodotti dall’economia della conoscenza: la diffusione del sapere come leva del continuo progredire organizzativo e tecnologico.

Concordo con te sulla possibilità per molte società di promuovere una “cultura” della conoscenza, e di poterla combinare ad un adeguamento dei processi.

Purtroppo in alcune realtà manca questa visione, anzi in varie società manca proprio la “visione”: ciò comporta una diminuzione della competitività industriale.

16/10/06 09:13  

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