Alla fiera dell'est con due soldi una campagna virale...mio padre comprò
Premetto che qui non si vende niente, nè prodotti nè servizi, anche se per chiarezza debbo ricordare che Marketing Usabile è un veicolo di promozione per le mie attività di consulenza e di formazione sulla comunicazione avanzata di marketing.
Quello che voglio dire è che il mio atteggiamento nei confronti dei nuovi mezzi, dei nuovi formati e delle nuove attività di marketing è neutrale. Ritengo che non esistano mezzi buoni per tutte le stagioni e per tutti gli usi e che l'innovazione debba come primo obiettivo creare valore per chi progetta la "nuova comunicazione" e per chi ne fa direttamente o indirettamente parte come soggetto sia attivo sia passivo.
Il nuovo non ha alcun significato in quanto tale, ma solo se "produce nuovi significati, riduce i costi, crea nuove opportunità di revenue, o razionalizza i processi. Il nuovo per il nuovo è un concetto fine a se stesso.
In questa fase di forti cambiamenti nel panorama mediale, mi preoccupa moltissimo che i dirigenti delle aziende, vengano tirati per la giacchetta, solo per vendergli invece dello spot pubblicitario di ieri, la campagna di marketing virale, il podcast, il blog, lo spot interattivo o qualche altrà novità d'effetto.
Mi preoccupa moltissimo anche il settorializzarsi della comunicazione e dei relativi blog su uno o più dei nuovi argomenti à la page, quasi come a voler presidiare un terreno. L'ho già vissuta questa situazione dieci anni fa e ora non vorrei rivedere quella stagione poco felice.
Se è assolutamente lecito crearsi un proprio spazio di mercato, è controproducente il cavalcare nuovi temi se gli argomenti proposti non sono stati metabolizzati a sufficienza. Si rischia di creare dei danni irreparabili, come rileva Marco Camisani Calzolari a proposito del podcast.
Non posso dimenticare che il marketing on line ed il web advertising, stanno decollando solo ora nel nostro Paese (e con grande fatica), con quasi dieci anni di ritardo, perchè il mercato è rimasto bruciato, da persone che si sono improvvisate una professionalità che non avevano. I miei amici e colleghi che lavorano nel comparto della comunicazione digitale, sanno molto bene a cosa io mi stia riferendo.
Ho smesso di frequentare alcuni convegni, perchè invece di essere luoghi nei quali dibattere e comprendere come utilizzare concretamente i nuovi mezzi e i nuovi formati, ci si limita a promuovere nuovi sistemi di offerta, per cavalcare nuove tigri.
I clienti ieri come oggi hanno bisogno di chiarezza. Un tutorial su come progettare un blog o un podcast si trovano gratuitamente in rete. Essi giustamente non vogliono la canna da pesca, ma qualcuno che li aiuti ad imparare a pescare da soli.
A costo di risultare noioso, ribadisco il mio pensiero. C'è tanto bisogno di comprendere i nuovi linguaggi i nuovi paradigmi della comunicazione, per questo non chiediamoci ad esempio perché un'azienda dovrebbe utilizzare un blog, ma piuttosto se un blog può effettivamente crearle del valore. Non è mica detto che il nuovo vada bene per tutti.
Non cerchiamo di vendere la "nuova televisione" con il miraggio dell'interattività, ma chiediamoci piuttosto a chi, quando e come questa interattività può essere utile. Ricordate il vecchio detto latino cui prodest?
Prima di proporre ad un potenziale cliente un video virale, da inserire sul sito web, domandiamoci come questo si rapporta alla sua strategia generale di comunicazione.
Facciamoci queste domande se vogliamo affrontare concretamente il tema della comunicazione che cambia, se invece vogliamo vendere qualche progetto in più, alla fiera dell'est, per due soldi, una campagna virale, mio padre comprò.
Quello che voglio dire è che il mio atteggiamento nei confronti dei nuovi mezzi, dei nuovi formati e delle nuove attività di marketing è neutrale. Ritengo che non esistano mezzi buoni per tutte le stagioni e per tutti gli usi e che l'innovazione debba come primo obiettivo creare valore per chi progetta la "nuova comunicazione" e per chi ne fa direttamente o indirettamente parte come soggetto sia attivo sia passivo.
Il nuovo non ha alcun significato in quanto tale, ma solo se "produce nuovi significati, riduce i costi, crea nuove opportunità di revenue, o razionalizza i processi. Il nuovo per il nuovo è un concetto fine a se stesso.
In questa fase di forti cambiamenti nel panorama mediale, mi preoccupa moltissimo che i dirigenti delle aziende, vengano tirati per la giacchetta, solo per vendergli invece dello spot pubblicitario di ieri, la campagna di marketing virale, il podcast, il blog, lo spot interattivo o qualche altrà novità d'effetto.
Mi preoccupa moltissimo anche il settorializzarsi della comunicazione e dei relativi blog su uno o più dei nuovi argomenti à la page, quasi come a voler presidiare un terreno. L'ho già vissuta questa situazione dieci anni fa e ora non vorrei rivedere quella stagione poco felice.
Se è assolutamente lecito crearsi un proprio spazio di mercato, è controproducente il cavalcare nuovi temi se gli argomenti proposti non sono stati metabolizzati a sufficienza. Si rischia di creare dei danni irreparabili, come rileva Marco Camisani Calzolari a proposito del podcast.
Non posso dimenticare che il marketing on line ed il web advertising, stanno decollando solo ora nel nostro Paese (e con grande fatica), con quasi dieci anni di ritardo, perchè il mercato è rimasto bruciato, da persone che si sono improvvisate una professionalità che non avevano. I miei amici e colleghi che lavorano nel comparto della comunicazione digitale, sanno molto bene a cosa io mi stia riferendo.
Ho smesso di frequentare alcuni convegni, perchè invece di essere luoghi nei quali dibattere e comprendere come utilizzare concretamente i nuovi mezzi e i nuovi formati, ci si limita a promuovere nuovi sistemi di offerta, per cavalcare nuove tigri.
I clienti ieri come oggi hanno bisogno di chiarezza. Un tutorial su come progettare un blog o un podcast si trovano gratuitamente in rete. Essi giustamente non vogliono la canna da pesca, ma qualcuno che li aiuti ad imparare a pescare da soli.
A costo di risultare noioso, ribadisco il mio pensiero. C'è tanto bisogno di comprendere i nuovi linguaggi i nuovi paradigmi della comunicazione, per questo non chiediamoci ad esempio perché un'azienda dovrebbe utilizzare un blog, ma piuttosto se un blog può effettivamente crearle del valore. Non è mica detto che il nuovo vada bene per tutti.
Non cerchiamo di vendere la "nuova televisione" con il miraggio dell'interattività, ma chiediamoci piuttosto a chi, quando e come questa interattività può essere utile. Ricordate il vecchio detto latino cui prodest?
Prima di proporre ad un potenziale cliente un video virale, da inserire sul sito web, domandiamoci come questo si rapporta alla sua strategia generale di comunicazione.
Facciamoci queste domande se vogliamo affrontare concretamente il tema della comunicazione che cambia, se invece vogliamo vendere qualche progetto in più, alla fiera dell'est, per due soldi, una campagna virale, mio padre comprò.
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