domenica, settembre 16, 2007

Il pericolo dei social media 


Sull'argomento dei social media, ho letto tantissimo e ho messo ultimamente per iscritto diversi pensieri.

E' uno dei temi più trattati dai blog. Come la tv spesso riflette su se stessa, anche i blog amano parlare di blog, blogging, blogosfera, talvolta in modo fin troppo conformista.

Riflettendo, il vero problema della blogosfera non è l'autoreferenzialità, ma la settarietà, rappresentata dal motto: fai parte di noi oppure sei un esterno? Tutto questo non favorisce un sano e distaccato dibattito sui social media.

Ecco perchè leggo con grande interesse gli articoli ed i white paper critici, perchè solo un'analisi serena e ripeto, distaccata, può far crescere i social media, non certo una loro difesa ad oltranza.

Non posso non raccomandare la lettura di un breve scritto di David Platter, dal titolo: Social Media and Social Outcast, pubblicato da Change This (che seguo con assoluta regolarità).

Proprio nel momento in cui mi accingo a studiare le metriche per la misurazione dei social media, il manifesto di Platter mi arriva diretto come un pugno nello stomaco.

Quasi dieci anni fa mettevo in guardia dalle pagine della rivista Web Marketing Tools (che ha da tempo cessato le pubblicazioni), sul pericolo della falsa conoscenza delle persone attraverso "l'analisi del digital self".

Nicholas Negroponte ha definito il "digital self" come l'insieme delle informazioni raccolte surrettiziamente su di un individuo mediante il monitoriaggio dei suoi comportamenti (di acquisto, di navigazione) rilevati utilizzando i mezzi digitali.

Per le stesse ragioni, oggi mi trovo a riflettere con attenzione sulle parole di Platter.

"....the Web today is very different from the web of just a few years ago. It is no longer only a (possibly) endless collection of information. the Web today is more participatory and personal. It is more social.

the Internet is moving towards fulfilling its nomenclature: the world wide web. eventually, everything of value will be connected via the Web. In the wired world, to be connected is to have value. to not be connected is to seem to lack value."

La reputazione sui "mezzi digitali" e la sua "costruzione", ha delle dinamiche del tutto peculiari su cui non si è ragionato a sufficienza.

"the main origin of our self image and self-esteem is the reaction of others. We come to see ourselves as others categorize us.

• Do we have lots of “friends?” then we are popular.
• Do people tune in to read our opinions? then we are cool.
• Do the stories we “digg” obtain lots of other diggs? then we are thought leaders.

Despite its evanescent quality, the interactions of social media can become a projection of our self image. It’s mildly flattering, empty affirmations are a crutch for our insecure sense of self to lean on."

Sono sempre stato dell'opinione che il modo migliore per studiare i social media sia quello di cominciare a partecipare, ma oggi vorrei anche poter dire che per una buona analisi ci vuole il dovuto distacco. Per questo è importante che chi critica la blogosfera, perchè la vuole comprendere, non venga trattato alla stregua di un nemico.

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

"Per questo è importante che chi critica la blogosfera, perchè la vuole comprendere, non venga trattato alla stregua di un nemico."

Sottoscrivo in pieno...

16/9/07 19:39  
Blogger Valeria Maltoni said...

Sono da'accordo con te, Maurizio. C'e' anche la questione della privacy di cuio ho scritto ampiamente la settimana scorsa, e del fatto che le persone traggono conclusioni su altri con informazioni parziali -- la voce online. Questa settimana pubblichero' un dialogo sul social networking a user reputation.

17/9/07 02:42  
Blogger Maurizio Goetz said...

Si Valeria, per queste ragioni il tema è più complesso di quanto si creda, per questo la reputation dovrebbe essere "pesata" meglio e non considerata come la somma delle persone che mettono il link sul tuo blog. Ti leggerò con grande interesse.

17/9/07 07:40  
Anonymous Anonimo said...

Concordo con Maurizio, ma è vero anche il contrario, cioè chi critica la blogosfera dovrebbe almeno sapere di cosa parla.
Mi riferisco a vari articoli sui giornali o affermazioni fatte da giornalisti e cantanti.

La stessa cosa accadeva 10 anni fa per il web.

17/9/07 16:42  
Blogger Maurizio Goetz said...

Scusa Eugenio, se non l'ho precisato, ma la conoscenza mi sembrava un requisito implicito. Solo gli sciocchi criticano ciò che conoscono. Grazie per la precisazione doverosa.

17/9/07 16:45  

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