User generated marketing
Si parla sempre più spesso dello user generated marketing. Alla conferenza a cui ho partecipato quest'oggi come relatore ho avuto modo di ascoltare Enrico Noseda, che ha raccontato come la community di Skype sia coesa e motivata tale da prendersi in carico la gran parte delle traduzioni per il client e per il sito.
Skype, pubblica le proprie API, offre un servizio gratuito, ha un approccio trasparente ed aperto e la comunità ricambia generosamente.
Ho invece delle riserve per quelli che considerano lo user generated marketing, da qualcuno definito anche citizen marketing, come una forma di outsourcing a costo zero. Lo fanno gli editori quando reclutano i blogger in cambio di un po' di visibilità, lo fanno gli organizzatori di eventi con i relatori, lo fanno anche certe imprese quando chiedono ai propri clienti di sostituirsi alla propria agenzia di comunicazione.
Questo non è user generated marketing, ma semplicemente fare un po' i furbi. Tra Economia del dono e web 2.0, qualcuno ci marcia, diventa pertanto importante saper distinguere la collaborazione dallo sfruttamento.
1 Comments:
Sfruttare gli altri si commenta da sè ... figuriamoci sfruttare i propri utenti.
A mio parere non si tratta nemmeno del semplice "DO ut des".
Non basterebbe a creare la community, che invece nasce e si amplia attorno a un "DO" incondizionato.
Collaborare per migliorare il servizio utilizzato è una possibilità in più per gli utenti.
Un secondo "DO", che non può che rafforzarne la motivazione.
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