Dal citizen journalist al citizen activist
Si dice che la blogosfera sia autoreferenziale, può essere vero, una buona parte di blogstar* ama ancora guardarsi l'ombelico e credere che se non postano per qualche giorno tutto il mondo se ne accorgerà.
Esistono tanti modi di intendere e "fare" i blog, che rendono estremamente difficile oltrechè profondamente errato fare di tutta l'erba un fascio.
C'è chi tiene blog professionali, chi scrive per passione, divertimento o per impegno civile.
Non è una novità il fatto che gruppi di persone si riuniscano, manifestino o organizzino raccolte di firme per cambiare una legge o per attirare l'attenzione su problemi specifici.
Oggi le tecnologie digitali collaborative consentono ai gruppi di discutere, organizzarsi ed esercitare un'influenza a livello esteso (locale, o globale che sia) grazie al tam tam mediale che internet permette di creare e amplificare.
Il progetto rItaliaCamp ne è un esempio.
Questa tendenza è in forte crescita ed è stata definita da trendwatching "Crowd Clout".
CROWD CLOUT: “Online grouping of citizens/consumers for a specific cause, be it political, civic or commercial, aimed at everything from bringing down politicians to forcing suppliers to fork over discounts.”
Come emerge nel report , è la specificità e la concretezza degli obiettivi oltre che l'utilizzo di strumenti digitali di comunicazione a contraddistinguere il crowd clout.
E' un'ulteriore manifestazione del crescente potere dei consumatori o cittadini, secondo come si vedono le cose.
Esistono tanti modi di intendere e "fare" i blog, che rendono estremamente difficile oltrechè profondamente errato fare di tutta l'erba un fascio.
C'è chi tiene blog professionali, chi scrive per passione, divertimento o per impegno civile.
Non è una novità il fatto che gruppi di persone si riuniscano, manifestino o organizzino raccolte di firme per cambiare una legge o per attirare l'attenzione su problemi specifici.
Oggi le tecnologie digitali collaborative consentono ai gruppi di discutere, organizzarsi ed esercitare un'influenza a livello esteso (locale, o globale che sia) grazie al tam tam mediale che internet permette di creare e amplificare.
Il progetto rItaliaCamp ne è un esempio.
Questa tendenza è in forte crescita ed è stata definita da trendwatching "Crowd Clout".
CROWD CLOUT: “Online grouping of citizens/consumers for a specific cause, be it political, civic or commercial, aimed at everything from bringing down politicians to forcing suppliers to fork over discounts.”
Come emerge nel report , è la specificità e la concretezza degli obiettivi oltre che l'utilizzo di strumenti digitali di comunicazione a contraddistinguere il crowd clout.
E' un'ulteriore manifestazione del crescente potere dei consumatori o cittadini, secondo come si vedono le cose.
4 Comments:
Maurizio concordo ed è ormai pervasiva del mondo consumers e business.
Non ultima la polemica fra Club del Marketing e Klaus Davi, nata attorno risultati di indagini, sull'interesse per il pubblico versus l'advertaising ( con tanto di lanci Ansa ).
Il rischio concreto nel non cogliere i segnali ( anche deboli ) provenienti dagli stakeholders è fare la fine della "rana bollita" ( metafora, esperimento reale o teoria che sia ).
Frog Marketing?
Saluti.
Alberto Claudio Tremolada
alberto@bloggeraus.com
non conosco la polemica Alberto, magari la vuoi raccontare brevemente?
Beh già..non ne ho sentito parlare, ma in questi giorni sono poco documentato...
Beh Maurizio noi invece ci vedremo al ritalia Camp e stavolta presenterò pure qualcosa!
;-)
La "goccia che scava la pietra" non è un miracolo, è impegno che dà pure frutti. Senza il web sarebbe stato mai possibile?
Ovvio che a qualcuno stia un po' strettino...
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