Nuove professionalità per la comunicazione
L'evoluzione nella comunicazione richiede oggi nuove professionalità sia in agenzia sia in azienda.
Quando non c'è spazio per nuove assunzioni si ricorre all'allargamento delle competenze.
Visto che sto progettando nuovi corsi di formazione, sono molto interessato ai nuovi skill richiesti dai mercati internazionali ed ho trovato molto utile l'analisi di Thomas Friedman sulle nuove competenze oggi richieste dalle aziende che operano sui mercati globali (non solo nel campo della comunicazione).
Sono in discesa gli specialisti, troppo poco versatili in questa fase di transizione, mentre sono in grande richiesta persone che hanno le seguenti caratteristiche:
Quando non c'è spazio per nuove assunzioni si ricorre all'allargamento delle competenze.
Visto che sto progettando nuovi corsi di formazione, sono molto interessato ai nuovi skill richiesti dai mercati internazionali ed ho trovato molto utile l'analisi di Thomas Friedman sulle nuove competenze oggi richieste dalle aziende che operano sui mercati globali (non solo nel campo della comunicazione).
Sono in discesa gli specialisti, troppo poco versatili in questa fase di transizione, mentre sono in grande richiesta persone che hanno le seguenti caratteristiche:
- "orchestrators" - figure professionali in grado di gestire progetti complessi, lavorare in team e coordinare gruppi anche virtuali con una tensione agli obiettivi.
- "syntethizers" - figure professionali a cavallo di più discipline (Friedman cita il caso degli esperti in search engine optimization - con competenze tecnologiche, di comunicazione, marketing e statistiche)
- "great explainers" - figure professionali in grado di comprendere la complessità e tradurla in modo semplice nei progetti - sono formatori, consulenti o lavorano nel customer care.
- "great leverages" - figure professionali in grado di progettare sistemi end to end, sono esperti progettisti di sistemi complessi.
- "great adapters" - definiti anche versatilist, figure professionale in grado di adattarsi velocemente ai cambiamenti e assumere nuovi ruoli quando ciò è necessario.
- "passionate personalizers" - figure personali in grado di tenere le relazioni e gestire con fantasia e passione i rapporti con il pubblico, con i clienti
- "great localizers" - figure professionali, in grado di adattare prodotti o servizi globali su mercati locali
L'orientamento prevalente è quello di selezionare le nuove figure professionali non solo in base alle competenze specifiche, ma anche e soprattutto in base agli atteggiamenti.
Non si tratta solo di diffondere nuove competenze, ma anche di ripensare i processi organizzativi, cosa che molte agenzie internazionali di comunicazione hanno stabilito essere la priorità assoluta nel 2007.
Non si tratta solo di diffondere nuove competenze, ma anche di ripensare i processi organizzativi, cosa che molte agenzie internazionali di comunicazione hanno stabilito essere la priorità assoluta nel 2007.
5 Comments:
La metteroò giù semplice: evviva i tuttologi! :D
Alex
no i tuttologi no, ma nemmeno i Fachidioten:) evviva i creativi generalisti.
Nel mio c.v., nel paragrafo "caratteristiche personali", c'è da sempre il termine "versatilità".
In tanti anni solo pochi recruiter hanno capito che era un vantaggio.
Nel 2007 si dovrebbe vedere lo sviluppo dell'advertising sui canali internet, forse "scomparirà" la specificità del mobile marketing.
Se si considerano le numerose applicazioni per la comunicazione pubblicitaria sulle tecnologie internet, quindi non solo il web, si può comprendere come tali specificità richiedano competenze diverse.
Nella logica consulenziale, é corretto l'approccio di chi, almeno secondo la mia opinione, "segue" i numerosi sviluppi, quindi li conosce.
Pur specializzandosi per contesti, in questo modo il professionista riesce ad interpretare la maggior parte delle situazioni.
Un pò come, chi nel marketing, deve "inseguire" i nuovi paradigmi: alla fine, realisticamente, si tende a studiarne alcuni, limitandosi ad una conoscenza generica sugli altri.
Interessantissimo contibuto.
Credo rispecchi anche la concezione fortemente sentita in in questi tempi di precarietà e precariato: se il lavoro non c'è bisogna inventarselo. Puntare sugli atteggiamenti è un campo da sondare perchè è innegabile che oltre la professionalità accademica e quella acquisita praticamente è neccessario anche una "certa" predisposizione.
Solo una cosa mi spaventa però: solitamente chi fa il "mestiere del comunicatore" è visto come uno che vende aria fritta... ora stando alle premesse, non è che se prendiamo troppo sul serio questi "atteggiamenti" rischiamo davvero di "straparlare senza sostanziare"?
(Spero di non aver cominciato già da qui!)
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