lunedì, luglio 10, 2006

Forzare i tempi, forse è un errore 


Ve la ricordate questa campagna di Microsoft, di cui vedete qui sopra un'immagine?

Mi risulta che non abbia avuto tanta successo, non perchè l'agenzia non abbia lavorato bene, ma per il fatto che a nessuno piace essere definito dinosauro, tanto meno a chi dinosauro lo è davvero.

E' inutile cercare di forzare i tempi e proporre l'innovazione a chi non è pronto per recepirla.

Questo è un errore che ho compiuto oltre dieci anni fa, quando ho cercato di proporre i primi progetti di comunicazione avanzata sul web a clienti potenziali che si ostinavano a portare le proprie brochure su internet, quando si sarebbe potuto fare molto di più.

Queste imprese hanno voluto giustamente sperimentare, si sono poi accorte dopo diverse release del proprio sito, che la comunicazione sul web richiedeva in effetti un approccio diverso da quello che veniva utilizzato sui mezzi tradizionali.

E' molto più facile far aprire un portafoglio, che richiedere ad un manager di modificare il proprio modus operandi.

Oggi sto vivendo professionalmente una situazione analoga, quando lavorando sull'innovazione nei modelli di comunicazione per le nuove piattaforme digitali, mi trovo a proporre nuovi paradigmi di comunicazione, radicalmente diversi da quelli con cui molte imprese sono abituate a confrontarsi.

Mi sono reso conto che certe imprese hanno bisogno di arrivare gradualmente e per piccoli passi al cambiamento. Non è sempre questione di bugdget, non è nemmeno questione di dimostrare l'efficacia dei nuovi modelli. Ci vuole solo tempo, spesso anche se sarebbe teoricamente possibile, non si riesce a bruciare le tappe. Certi errori sono necessari per andare avanti e spesso vanno fatti in prima persona per essere "metabolizzati".

Per queste ragioni, ho deciso di non insistere. Sto infatti lavorando solo con le imprese e le organizzazioni realmente interessate al cambiamento, le altre ci arriveranno, dopo, ma ci arriveranno, se si renderanno che i nuovi modelli funzionano davvero.

Il cambiamento può avere luogo solo quando c'è una consapevolezza della sua necessità, non prima.

Voi che ne pensate?

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Recentemente parlando con una grande azienda, mi hanno detto: "noi stiamo alla finestra e guardiamo cosa succede, quando avremo capito ci impegneremo, consapevoli che spenderemo di più rispetto ad ora ma noi preferiamo così" quindi non si può forzare la mano su molte cose, ma c'è un problema diverso, in un mondo in cui l'evoluzione è così veloce come fai a aspettare ? significa che inesorabilmente la tua comunicazione sara vecchia? oggi aspettare che i tempi siano maturi non significa aspettare anni ma mesi, e questo va spiegato.

11/7/06 09:40  
Anonymous Anonimo said...

Caro Maurizio Gozzolino

Hai ragione inizia a curare il layout del tuo blog, risulterai più credibile come markettaro.
Pubblicalo se hai coraggio.

11/7/06 23:09  
Blogger Maurizio Goetz said...

Gentile Bausan,
nonostante il tuo commento sia scortese, poco circostanziato, lo pubblico naturalmente. Sono un consulente di marketing e sono assolutamente felice del mio lay out attuale blog. Se hai proposte di template da farmi avere sono disponibile a valutarle. Se il mio blog non ti piace, ti ricordo che non hai l'obbligo di visitarlo.
Ti saluto molto cordialmente.

12/7/06 09:08  
Anonymous Anonimo said...

Hai perfettamente ragione. In tutto bisogna aspettare che i tempi siano maturi. Per i rapporti di coppia, per il rapporto con la propria analista e per il rapporto con i clienti :-)

Patricia

13/7/06 10:42  
Anonymous Anonimo said...

Complimenti Goetz, bell'intervento.

Trovo certamente vero che precorrere i tempi non sempre paga, ma l'idea di l'impresa non dovrebbe essere quella di prendersi dei rischi calcolati per guadagnarsi un vantaggio competitivo?

Mi sembra però che tante aziende italiane nascondano dietro l'attendismo la loro assoluta incapacità di valutare in proprio una proposta, una tecnologia, una tendenza, una cultura e preferiscano sdraiarsi su ciò che il mercato ha già deciso di fare.

Questo, naturalmente, le condanna alla marginalità. O meglio lo farebbe se da noi mercato e concorrenza non fossero quasi sempre ossimori ricreativi.

Detto questo, l'unica cosa da fare è continuare a insistere. E magari, detto fra noi tecnologici, riconoscere che non esiste una cosa come una rivoluzione alla settimana.

13/7/06 13:28  

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