Il contenuto oggi è di nuovo centrale
Come qualcuno sa, sono un consulente di marketing innovativo, questo significa che da diversi anni mi occupo di ricerca e sviluppo di nuove forme di comunicazione di marketing, studio nuovi formati pubblicitari, nuovi modelli non pubblicitari e nuove forme di integrazione tra contenuti editoriali e messaggi di marketing.
Collaboro con università, con editori, broadcaster, con società di consulenza, web agencies e agenzie di pubblicità oltre che con società organizzatrici di eventi e di progetti di formazione.
Credo di non avere mai investito in pubblicità, ho sempre ottenuto molta visibilità scrivendo molto su argomenti legati all'innovazione di marketing. La mia caratteristica è quella di avere affrontato per primo gli argomenti più scottanti della comunicazione e del marketing: dal web marketing, alla pubblicità interattiva sulla tv digitale, ai modelli di misurazione del product placement e via discorrendo.
Da quanto ho iniziato ad occuparmi di marketing digitale, molte cose sono cambiate: negli anni 90 era ancora molto importante il "canale, il medium", oggi lo è molto meno, almeno nel mio caso.
Con molti importanti siti ho chiuso diversi anni fa, degli accordi di scambio di contenuto contro visibilità, perchè la tendenza italiana e quella di non pagare (quando ciò è possibile) i contenuti, a meno di avere un progetto editoriale con giornalisti professionisti.
Questo è stato un rapporto win win che ha ben funzionato fino ad ora.
Ci troviamo oggi in una situazione dove l'informazione è veramente sovrabbondante e dove molti buoni contenuti si trovano anche nei blog, se si è bravi ad andarla a cercare o se si usa un aggregatore di feed con intelligenza.
Oggi avere un canale di distribuzione dell'informazione o di aggregazione dell'utenza non è più un elemento di vantaggio competitivo come in passato; con strumenti come YouTube, con i network di blog, o con iTunes, è possibilel distribuire l'informazione in modo rapido ed efficace e anche di avere un proprio pubblico.
Per questo i siti, i portali non possono contare sul proprio traffico in eterno, i navigatori della rete si spostano da un sito all'altro dove trovano l'informazione a cui sono interessati, sono sicuramente poco fedeli, visto che come salmoni, cercano di risalire la corrente e vanno alla fonte dell'informazione. E'inevitabile.
Nel grafico potete ben vedere l'andamento del traffico di Virgilio, il portale più importante in Italia, almeno un tempo, credo che la figura parli da sola.
Alcuni miei colleghi hanno deciso di sponsorizzare ricerche da divulgare presso la stampa, come elemento di visibilità. Era un'ottima idea negli anni 90 oggi un po' meno, perchè il tempo di attenzione si è ridotto in modo drammatico.
L'unico modo per essere visibile oggi è essere mediaticamente sempre presenti e nel mio settore lo si può fare solo se si è in grado di offrire costantemente contenuti ritenuti interessanti dalle proprie audience.
Avranno sempre più problemi gli organizzatori di conferenze che credono di risparmiare non pagando i contenuti, così come le società telefoniche che fanno gli accordi con i content provider per far circolare sempre gli stessi contenuti non solo non creando valore, ma contribuendo all'inquinamento mediale.
La tendenza mi sembra molto chiara, l'utente vuole oggi contenuti validi e sicuramente ne trova tanti disponibili in forma gratuita.
Se ci si vuole distinguere in rete per qualsivoglia motivo, se si vuole far pagare gli utenti, occorre oggi tornare ad investire sui contenuti. Perchè i contenuti sono sempre più un elemento centrale. L'esperienza del digitale terrestre dovrebbe avere insegnato qualcosa.
Andate da una società come Endemol o da una Major a offrire visibilità in cambio di contenuti........
Per queste ragioni il rapporto si è ribaltato. Da oggi i contenuti si pagano, ed è giusto che sia così, così come si paga la carne dal macellaio a cui non si può promettere visibilità.
Ma si sa i macellai sono molto più lungimiranti.
Collaboro con università, con editori, broadcaster, con società di consulenza, web agencies e agenzie di pubblicità oltre che con società organizzatrici di eventi e di progetti di formazione.
Credo di non avere mai investito in pubblicità, ho sempre ottenuto molta visibilità scrivendo molto su argomenti legati all'innovazione di marketing. La mia caratteristica è quella di avere affrontato per primo gli argomenti più scottanti della comunicazione e del marketing: dal web marketing, alla pubblicità interattiva sulla tv digitale, ai modelli di misurazione del product placement e via discorrendo.
Da quanto ho iniziato ad occuparmi di marketing digitale, molte cose sono cambiate: negli anni 90 era ancora molto importante il "canale, il medium", oggi lo è molto meno, almeno nel mio caso.
Con molti importanti siti ho chiuso diversi anni fa, degli accordi di scambio di contenuto contro visibilità, perchè la tendenza italiana e quella di non pagare (quando ciò è possibile) i contenuti, a meno di avere un progetto editoriale con giornalisti professionisti.
Questo è stato un rapporto win win che ha ben funzionato fino ad ora.
Ci troviamo oggi in una situazione dove l'informazione è veramente sovrabbondante e dove molti buoni contenuti si trovano anche nei blog, se si è bravi ad andarla a cercare o se si usa un aggregatore di feed con intelligenza.
Oggi avere un canale di distribuzione dell'informazione o di aggregazione dell'utenza non è più un elemento di vantaggio competitivo come in passato; con strumenti come YouTube, con i network di blog, o con iTunes, è possibilel distribuire l'informazione in modo rapido ed efficace e anche di avere un proprio pubblico.
Per questo i siti, i portali non possono contare sul proprio traffico in eterno, i navigatori della rete si spostano da un sito all'altro dove trovano l'informazione a cui sono interessati, sono sicuramente poco fedeli, visto che come salmoni, cercano di risalire la corrente e vanno alla fonte dell'informazione. E'inevitabile.
Nel grafico potete ben vedere l'andamento del traffico di Virgilio, il portale più importante in Italia, almeno un tempo, credo che la figura parli da sola.
Alcuni miei colleghi hanno deciso di sponsorizzare ricerche da divulgare presso la stampa, come elemento di visibilità. Era un'ottima idea negli anni 90 oggi un po' meno, perchè il tempo di attenzione si è ridotto in modo drammatico.
L'unico modo per essere visibile oggi è essere mediaticamente sempre presenti e nel mio settore lo si può fare solo se si è in grado di offrire costantemente contenuti ritenuti interessanti dalle proprie audience.
Avranno sempre più problemi gli organizzatori di conferenze che credono di risparmiare non pagando i contenuti, così come le società telefoniche che fanno gli accordi con i content provider per far circolare sempre gli stessi contenuti non solo non creando valore, ma contribuendo all'inquinamento mediale.
La tendenza mi sembra molto chiara, l'utente vuole oggi contenuti validi e sicuramente ne trova tanti disponibili in forma gratuita.
Se ci si vuole distinguere in rete per qualsivoglia motivo, se si vuole far pagare gli utenti, occorre oggi tornare ad investire sui contenuti. Perchè i contenuti sono sempre più un elemento centrale. L'esperienza del digitale terrestre dovrebbe avere insegnato qualcosa.
Andate da una società come Endemol o da una Major a offrire visibilità in cambio di contenuti........
Per queste ragioni il rapporto si è ribaltato. Da oggi i contenuti si pagano, ed è giusto che sia così, così come si paga la carne dal macellaio a cui non si può promettere visibilità.
Ma si sa i macellai sono molto più lungimiranti.
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