sabato, maggio 13, 2006

Ma non è televisione.... 

L'anno scorso alla conferenza sulle Televisioni Digitali, che coo-organizzai con Cesare Massarenti e Michele Mezza, presi la decisione di proporre un panel in cui si far sedere allo stesso tavolo un relatore di Mediaset, uno di Fastweb, con chi proponeva altri modelli di tv come la tv peer to peer o la user generated tv. (ne ho già scritto abbondantemente in passato su questo blog). L'obiettivo era quello, assieme alla scelta del titolo del convegno, (che declinava il concetto di tv al plurale), di dimostrare che non esiste una solo modello di fare televisione, né una tv di serie A, ma di differenti modelli, rivolti a pubblici differenti, per differenti modelli e contesti di fruizione.

All'estero, gli operatori televisivi, molto pragmaticamente hanno deciso di rimboccarsi le maniche e di cercare di presidiare tutti gli spazi in cui i contenuti televisivi vengono "consumati". Ne ho scritto nella mia recensione dell'ultimo Miptv di Cannes.

Qui in Italia, si fanno ancora le distinzioni. "Ma in fondo quella sul web, non è proprio tv, si tratta di audiovisivi di rete, è neo televisione, quelli sono contenuti multimediali".

Cari operatori italiani, lasciamo un attimo le definizioni agli accademici, possiamo anche metterci d'accordo. Ma vogliamo cominciare a costruire contenuti specifici per il mobile, per l'iptv, per il web o continuiamo a cercare di traghettare vecchi modelli in nuovi contesti?

Ai convegni sulla tv digitale, sento parlare tanto di quanto l'Italia sia avanti, del numero incredibile di connessioni in larga banda, di tecnologie che verranno o forse no.

Non varrebbe la pena di tornare a parlare anche di contenuti o mi sbaglio? Scusate se insisto.
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