domenica, settembre 28, 2008

Brand Dissemination 


Ha ragione Clay Shirky, quando ci ricorda che le fonti di informazione non rappresentano più l'elemento centrale nel mondo dei media, quanto i "flussi di informazione", esattamente nello stesso modo in cui le campagne di comunicazione statiche, che hanno un inizio ed una fine, stanno per essere sostituite da un flusso continuo di comunicazioni, dialoghi e conversazioni, portate avanti da una marca con i suoi diversi interlocutori in rete.

Il singolo video virale, la singola idea creativa sono destinate a perdere valore di fronte alla creazione di valore che dura nel tempo.

La comunicazione di impresa è già da tempo entrata nell'era del post advertising e i pubblicitari, soprattutto quelli più illuminati, nonostante abbiano pienamente compreso che ci troviamo di fronte ad un periodo di grandi cambiamenti, continuano a ragionare utilizzando paradigmi che si stanno sgretolando come neve sotto al sole.

Le campagne di pubblicità assumono per un numero sempre maggiore di persone le sembianze di un marito che trascura la propria moglie e che per farsi perdonare acquista di tanto in tanto un mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini e qualche altro pensiero dell'ultima ora. Allo stesso modo si organizzano concorsi a premi, giochi e promozioni il cui effetto nel tempo sarà sempre più breve.

E' molto più difficile essere presenti tutto l'anno. Più semplice solo negli anniversari, durante le feste e quando si ha bisogno.

Il nuovo vocabolario del comunicatore si arricchisce di nuovi termini come: brandflow, brandstreaming, living brands, social branding, brand bandwidth, che hanno in comune una visione dinamica, liquida, adattiva ed empatica della comunicazione di impresa.

Ross Dawson introduce il concetto di "Flow Economy"caratterizzato da un allargamento del concetto di medium.

"We are entering the media economy. The traditional boundaries of the media and entertainment industry have become meaningless. Today almost every business and social activity is a form of media. An increasing proportion of our social interactions happen across media channels. Every organization is now a media entity, engaged in creating and disseminating messages among its staff, customers, and partners to achieve business objectives. As the physical economy becomes marginalized and economic value becomes centered on the virtual, media encompasses almost everything. "

L'advertising continuerà nel prossimo futuro a crescere in termini di investimenti, ma il suo ruolo è destinato ad essere sempre meno centrale di fronte ad una molteplicità di modalità di comunicazione a disposizione di imprese ed organizzazioni che desiderano "comunicare in tempo reale".

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Dans mon petit jardin 


Un'altra straordinaria opera di Mattijn

sabato, settembre 27, 2008

Perchè cambiare? 


Perchè cambiare, in questo Paese dove c'è chi sbaglia e paga e chi non paga perché riesce a scaricare la colpa su qualcun altro?

Perché cambiare, in questo Paese, in cui è meglio non agitarsi troppo per non irritare qualcuno?

Perché cambiare, in questo Paese, dove una critica, anche se è positiva, viene vissuta come un insulto personale?

Perché cambiare, in questo Paese, in cui alla fine qualcuno ti viene sempre a salvare, se hai le amicizie e le relazioni giuste?

Perché cambiare, in questo Paese, perché?

Spiegamelo tu.

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Servizio ai clienti 



Se il servizio ai clienti lascia desiderare, se volete qualche informazione da una persona veramente gentile e disponibile, potete sempre contare su un ologramma.

venerdì, settembre 26, 2008

Le ricerche di mercato non sbagliano 

Un'altra strepitosa vignetta di Doug Savage.

Valore Virale 


Diesel SFW XXX - Watch more free videos

Sono diversi anni che si parla di comunicazione virale, Hotmail.com è stato uno dei primi casi ad essere entrato nei manuali di marketing.

Ho sempre manifestato perplessità nei confronti della comunicazione virale fine a se stessa, vista come un modo per ottenere visibilità a costi ridotti.

Il marketing virale se non inserito in una strategia di marketing più ampia non può portare che a benefici di brevissimo periodo per una marca.

Anche la provocazione fine a se stessa oggi lascia il tempo che trova.

Mi scrive oggi Claudio Branno di Viral Factory, per informarmi dell'ultima campagna virale di Diesel che mi sembra interessante.

La campagna è organizzata in tre fasi:
  • Prima Fase - la provocazione - Pubblicazione di un video virale che si ispira ai video hard degli anni 70 rivisti con molta ironia volti alla promozione di una serie di eventi (che potete vedere qui sopra - attenzione è per un solo pubblico adulto)
  • Seconda Fase - l'entertainment - Organizzazione di una serie di eventi on line che avranno luogo in 17 città in tutto il mondo.
  • Terza fase - la promozione di prodotto - Comunicazione di una data e dei luoghi nei quali poter acquistare Jeans Diesel ad un prezzo speciale di 30 euro.
Mi sembra un modo intelligente di creare visibilità e aumentare il valore della marca attraverso esperienze molto coerenti con i valori di innovatività, freschezza e provocazione portati avanti dal brand Diesel.

Stay Tuned.

giovedì, settembre 25, 2008

Sportive 



Sportive - Videomashup by Addictive Tv - oramai uno stile consolidato.

Potenza, controllo e creatività 



Qualcuno ricorderà questa fortunata campagna pubblicitaria per Pirelli dell'agenzia Young & Rubicam di Londra che è riuscita a mettere d'accordo l'opinione delle giurie dei festival con quelle del pubblico.

Il payoff è diventato leggendario: "la potenza è nulla senza il controllo". E' una campagna che parla di equilibrio, di bilanciamento e di potenza intelligente.

Se dovessi fare oggi una campagna per sensibilizzare le imprese alla comunicazione di impresa, parafrasando Pirelli, penserei a qualcosa come: "la creatività è nulla senza la conoscenza".

La creatività, infatti, da sola non basta se non si ha la conoscenza sugli strumenti di comunicazione, sui linguaggi da utilizzare, sulle cose da dire e da non dire per i differenti pubblici.

Il vero problema oggi non è cosa dire e come farlo, ma cosa dire a chi e attraverso quale mezzo.

Non è la pubblicità ad essere in crisi, ma le logiche della comunicazione di massa, che sono venute meno e che richiedono oggi un ripensamento, per una comunicazione più focalizzata, rilevante e diversificata.

Come ho già avuto modo di scrivere più volte, focalizzarsi sul solo problema della creatività, per quanto importante, è fuorviante.

Il grande problema che possiamo riscontrare spesso non è legato alla campagna di comunicazione, ma al lavoro preparatorio per la sua organizzazione.
  • Stanno cambiando i criteri di segmentazione della domanda
  • Stanno cambiando i modelli di fruizione dei contenuti
  • Stanno cambiando le logiche di progettazione dei contenuti
  • Stanno cambiando le logiche e le dinamiche di interazione
Per onestà, occorre dire che molto spesso non sono le campagne di comunicazione ad essere sbagliate, ma i presupposti su cui si basano.

Sono questi i cambiamenti che non possiamo ignorare. Purtroppo le (grandi) agenzie di comunicazione hanno un terrore disperato di aprirsi alla collaborazione con professionisti e società di consulenza che non sono controllate o collegate (al gruppo di cui fanno parte). Non hanno tutte le competenze al loro interno, ma se lo volessero, le potrebbero acquisire imparando a lavorare in rete.

Il controllo è nulla senza il valore.

mercoledì, settembre 24, 2008

Personal Learning Environments 


L'apprendimento è un processo individuale che può essere enormemente facilitato dall'utilizzo delle tecnologie digitali collaborative.

Un'organizzazione che non apprende è un'organizzazione che non sopravvive.

Apprendimento liquido 


Nell'ultimo post ho voluto riflettere sul concetto di "conoscenza liquida" e sulle competenze specifiche che sta sviluppando chi sa stare efficacemente in rete.

Forse qualcuno non ha ancora compreso che i cambiamenti non sono veloci, (è molto peggio di così), ma sono costanti ed in tempo reale, tanto che attraverso post dei blog, news, twit veniamo a conoscenza di nuovi servizi, nuove applicazioni, nuovi concetti che ci apprestiamo a sperimentare e commentare in tempo reale per poi applicare immediatamente nel nostro lavoro.

Sono molti gli studenti che mi chiedono fonti per le loro tesi di laurea su argomenti innovativi. Di strutturato c'è molto poco, mentre esiste un flusso costante di informazione che si aggiorna momento dopo momento e con esso i pensieri e le idee, si formano e vengono modificate, da un blog all'altro e attraverso le conversazioni che hanno luogo in chat, su twitter e nei commenti sui social network.

L'apprendimento liquido è apparentemente disordinato e richiede tanta energia oltre che una buona capacità di sintesi.

Non posso che essere d'accordo con Ross Dawson quando scrive:
Knowledge and relationships are where almost all value resides in today's economy. Together they are the only true sources of sustainable competive advantage. Moreover knowledge itself is about relationships. New Knowledge is created by combining different people knowledge, and then only has a value when it is applied within relationships.

Sta letteralmente cambiando il concetto di apprendimento che diventa sempre più funzione:
  • della qualità delle persone con cui si è in relazione
  • della qualità delle fonti informative di cui si dispone
  • della qualità dei tool per apprendere utilizzati (strumenti e metodologie di apprendimento)
  • della capacità di estrarre valore dalla conoscenza.
Le organizzazioni che non riescono a strutturarsi per competere nella Knowledge Economy, saranno le prime vittime della recessione.

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martedì, settembre 23, 2008

Conoscenza liquida 


Le imprese orientate al mercato sono sempre state attente nella scelta dei loro manager, perché sanno che è la qualità delle persone a fare la differenza.

In molte di queste imprese il processo di selezione, ad esempio per una posizione di marketing manager è molto rigoroso e può richiedere più interviste molto approfondite con i diversi candidati .

Nel colloquio solitamente emergono gli hard skill, come la preparazione universitaria, le esperienze professionali, le competenze specifiche, ma anche le qualità relazionali, gli atteggiamenti e via discorrendo (soft skill).

Le imprese "customer centric" investono molto sulle persone e sul loro aggiornamento professionale, vengono infatti organizzati corsi e seminari per "allargare e solidificare le loro competenze" a vantaggio dell'organizzazione.

Non ho usato a caso il termine, perché è linguaggio comune dire che la cultura di una persona (un buon manager, un buon docente ecc) deve avere basi solide. Si sta infatti parlando dei "fondamentali" che consentono di avere una visione più ampia dei problemi.

Sembra non essere particolarmente apprezzata in azienda l'attitudine verso la "conoscenza liquida", quella ancora non solidificata, che tuttavia è la linfa vitale per lo sviluppo di nuove competenze sempre più importanti (l'empatia, l'attitudine alla conversazione, la curiosità, lo sviluppo dello spirito critico, la capacità di selezionare le fonti informative rilevanti ecc.).

Molte imprese bloccano l'accesso ad Internet o lo riducono al minimo indispensabile, perché considerato un elemento di distrazione e di riduzione della produttività.

Va bene la frequentazione di corsi, seminari, ma la rete oggi permette lo sviluppo di quella conoscenza liquida, di fondamentale importanza per la "knowledge economy".

Le persone che vivono intensamente la rete spesso vengono osservate con stupore, perché hanno sviluppato delle competenze che dovrebbero invece essere considerate molto interessanti per un'azienda orientata ai clienti.
  • La capacità di lavorare in multitasking - leggere un white paper, tenere d'occhio le quotazioni di borsa, scambiarsi informazioni via twitter nello stesso momento, richiedono una profonda conoscenza dei mezzi utilizzati. La rete di fatto aumenta la produttività di chi la sa utilizzare bene. Basti pensare a come, con poche risorse e con pochissime persone, vengano organizzati i BarCamp utilizzando wiki, blog, chat, skype in modo davvero efficiente.
  • La capacità di gestire l'overload informativo - molti heavy user della rete non hanno letto testi sul knowledge manager, ma nella loro realtà quotidiana sono in grado attraverso aggregatori, strumenti come Yahoo Pipes, newsreader o tool di social scanning, di raccogliere, elaborare e utilizzare una mole imponente di dati e di informazioni utili per il loro lavoro.
  • Lo sviluppo di relazioni - le persone che sanno come sviluppare le relazioni in rete utilizzando efficientemente social network, hanno un migliore accesso alle informazioni che non circolano sui canali ufficiali informativi, riescono a risolvere molti problemi in modo collaborativo.
  • La credibilità - molto spesso la reputazione di un'azienda aumenta il valore sul mercato anche dei suoi collaboratori, basti pensare a quanti amministratori delegati, alti dirigenti si siano formati alla scuola di una grossa società della consulenza come Mc Kinsey. Spesso però succede anche il contrario; con grande probabilità Robert Scoble ha dato (in termini di credibilità) a Microsoft più di quanto abbia ricevuto.
  • Il market sensing - oggi i servizi di microblogging permettono di essere informati in tempo reale su avvenimenti importanti, su nuovi servizi, su notizie che permettono di avere un vantaggio competitivo in termini di velocità.
  • Lo sviluppo delle nuove idee - in rete, nuove idee, nuovi concetti vengono discussi nel momento in cui si formano, se si dovesse aspettare la pubblicazione di un libro e la sua traduzione, potrebbero anche passare 2 anni.
Qualcuno la definisce conoscenza implicita, ma non è questo di cui sto scrivendo, mi sto invece riferendo alla conoscenza in via di formazione, quellaancora non cristallizzata, ma così utile in periodi di forte cambiamento, come quello in cui viviamo.

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domenica, settembre 21, 2008

La morte dell'idea creativa 


La forte polemica suscitata dall'intervento molto contestato di Vicky Gitto all'Advcamp ha dato luogo ad un dibattito non sempre portato avanti con toni civili, ma che è stato salutare, per non dire necessario, perché ha decretato definitivamente la fine di un'era, annunciando (consentite anche a me una provocazione), la scomparsa dell'idea creativa.

Mi auguro vivamente che anche i discepoli del "marketing non convenzionale", i "guerriglieri della marca" e i pubblicitari abbiano finalmente compreso che la creatività senza uno scopo, è come un cibo senza nutrimento.

I creativi dovrebbero tenere a mente che il passaggio di paradigma, (per una marca) dallo sviluppo dell'idea creativa, a quello del valore creativo, sta nella sottile differenza, tra "l'essere ricordati" e "l'essere scelti", tra la "notorietà" e la "desiderabilità".

E' evidente che si tratta di una provocazione, perché a ben leggere i classici l'idea creativa che non crea valore non è un'idea realmente creativa, ecco perché dobbiamo tornare alla sostanza.

Visto che tutti amano arricchire i loro discorsi con citazioni, anche io mi sono permesso di fare una piccola selezione di frasi celebri.

"What really decides consumers to buy or not to buy is the content of your advertising, not its form." David Ogilvy

"The most common trouble with advertising is that it tries too hard to impress people."
James Randolph Adams

"If advertisers spent the same amount of money on improving their products as they do on advertising then they wouldn't have to advertise them." Will Rogers

"Our society's values are being corrupted by advertising's insistence on the equation: youth equals popularity, popularity equals success, success equals happiness."
John Arbuthnot Fisher

"There's nothing more dangerous than an idea, when it's the only one you have."
Emile Chartier


Ci sono centinaia di spot davvero creativi di aziende le cui vendite non sono proporzionali agli investimenti pubblicitari, forse sarebbe il caso di chiedersi perché.

Fonte dell'immagine.

sabato, settembre 20, 2008

La crisi delle agenzie di pubblicità 

Un interessante articolo sulla crisi delle agenzie di pubblicità.

Mashup on the Boogie 





Un tributo alla Creatività della Rete - Mashup
Le foto sono state tratte da Flickr - Musica - Jay Kid - Angie Stone su musica di Michael Jackson- audio mix by Ben Double M - Videomix by Maurizio Goetz

Rubberneckin Time 



Come ho fatto a dimenticarmi di segnalare questo pezzo, oramai un classico tra i mashup?

Feel Good Time - Pink - Rubbernecking - Elvis Presley - by VillexHermannixValo

venerdì, settembre 19, 2008

La matematica dei brand 


Non sempre 2+1 = 3, quando si tratta di marche.

Fonte: Post Advertising*

giovedì, settembre 18, 2008

A tomb is not a home 


Un'altra straordinaria opera di Mattijn

Facciamoci male 


Un/a lavoratore/lavoratrice che applaude per il fallimento della sua azienda non assomiglia al marito che decide di castrarsi per fare dispetto alla moglie?

Questa volta sono andato fuori tema, ma forse qualcuno mi può aiutare a capire, perché da solo non ci riesco.

mercoledì, settembre 17, 2008

La citazione di Marketing Usabile 

Se un marchio crede di poter raccontare una storia di fiducia con i consumatori, riempiendo il vuoto lasciato dalla fiducia che le persone coltivavano verso le altre persone in un mondo meno urbanizzato e meno dominato dalla mediazione commerciale, deve assumersi la responsabilità di tutto. E non ce la può fare.

Luca De Biase - giornalista - scrittore - blogger

Mondi paralleli 


Sono due mondi paralleli, non si incontrano, non si capiscono, sono abitati da persone che parlano linguaggi completamente diversi.

Non ho mai capito perchè il mondo dei pubblicitari abbia mostrato nel tempo una così forte resistenza nei confronti di Internet, dei media digitali e della comunicazione interattiva.

Mancanza di volontà, pigrizia, inerzia non erano le reali motivazioni.

Ho faticato a capire, che il problema è culturale ed è profondo, per questo suggerisco di ripartire dalle definizioni.

Sono i presupposti, i valori fondanti, i riferimenti culturali, di chi lavora professionalmente in rete e di chi si confronta quotidianamente con il mondo degli spot ad essere diametralmente opposti.

Quali sono gli elementi di una comunicazione efficace? Sono sicuro che oggi più che mai troveremmo una varietà di risposte così ampia eppure la risposta c'è, la comunicazione efficace è quella che funziona, è quella che porta risultati positivi, è quella che crea valore.

C'è bisogno di confronto, tanto bisogno di confronto, per ri-trovare un linguaggio comune, perché non si può creare una comunicazione che funziona, se non riusciamo a trovare una risposta condivisa su cosa significhi funzionare.

Il mondo dei pubblicitari è un mondo chiuso, serrato, ma quello di chi si occupa di comunicazione digitale è fintamente aperto, cerca a parole il confronto, ma non si fa capire, si trincera dietro tecnicismi, dietro competenze iperspecialistiche e non vuole perdere il "primato della conoscenza", non rendendosi conto che sta perdendo quello sul mercato.

Sono da rivedere alcuni modelli e paradigmi della comunicazione di impresa, ma i fondamentali rimangono gli stessi.

Internet sta cambiando radicalmente il modo di fruire l'informazione e questo sta avendo un impatto devastante su tutti i media, ma quello che ci fa ridere, piangere, commuovere, è rimasto lo stesso.

Nei Paesi più avanzati si sta cercando di superare questa separazione e i due mondi hanno iniziato a dialogare; i risultati in termini di qualità generale della comunicazione ne hanno risentito positivamente.

E' mai possibile che molte persone che si occupano di comunicazione digitale non abbiano letto Bernbach, Ogilvy, Leo Burnett, Emanuele Pirella, Jacques Seguela e via discorrendo, così come molti pubblicitari non conoscano Pierre Levy, Derrick De Kerchove, Don Tapscott?

Non ci può essere alcun dibattito se non si comincia ad allinearsi sui presupposti.

martedì, settembre 16, 2008

Idee in cerca di uno scopo 


Fonte: FFFFound

If pigs could fly 

I segreti di un Grande Creativo 


Non so se qualcuno di voi ricorderà, (anche per averlo letto) lo scandalo che alcuni anni fa ha coinvolto una delle marche più prestigiose al mondo: la Perrier.

Sono state immesse sul mercato per errore alcune bottiglie di acqua minerale che contenevano sostanze nocive, questo ha comportato la necessità di ritirare gli stock avariati, organizzare controlli di qualità molto severi e rassicurare i consumatori.

Perrier ha fatto tutto ciò che doveva fare, attraverso un imponente lavoro di pubbliche relazioni ha cercato di comunicare che tutto sarebbe stato come prima. Non c'erano problemi per la salute, il problema era stato risolto, ma nonostante gli sforzi profusi le vendite non decollavano.

I dirigenti della Perrier hanno deciso di rivolgersi al grande genio della pubblicità Jacques Seguela, a cui hanno affidato il compito di rilanciare la marca attraverso una grande campagna pubblicitaria.

Seguela prima di accettare l'incarico ha posto una condizione, "voglio sapere cosa è realmente successo, qual'è il vero problema" e ha chiesto di organizzare una ricerca per accertare i fatti.

La ricerca ha rivelato che il problema non era quello della qualità, le persone non nutrivano dubbi sulla capacità di Perrier di risolvere il problema, quindi non era il prodotto.
I consumatori si sentivano traditi dalla loro acqua minerale preferita. Come era potuto accadere, come mai il problema non è stato gestito subito, perché si è aspettato che scoppiasse?

Jacques Seguela ha subito compreso che non c'era molto da dire e propose una campagna molto semplice che raffigurava una bottiglia di Perrier da cui usciva una goccia a forma di lacrima.
Sotto l'immagine una sola parola: Pardon!

Aveva ascoltato il mercato, lo aveva fatto con il cuore ed il mercato ha capito ed è tornato ad acquistare la Perrier.

L'idea creativa 







Ha suscitato molte polemiche l'intervento all'ADVCamp di Vicky Gitto, direttore creativo di DDB, che ritiene che l'attentato alle Torri Gemelle sia il risultato di una straordinaria idea creativa, indipendentemente dal giudizio morale sulla stessa azione.

Non è certamente mia intenzione alimentare la polemica, commentando sull'esempio specifico, altri lo hanno già fatto, quanto dimostrare che l'affermazione di Gitto è comunque errata anche sul piano metodologico.

La creatività in ambito pubblicitario è un mezzo utilizzato per raggiungere uno scopo. Senza creatività un messaggio di qualunque genere, non arriva a destinazione, ma il fine ultimo della comunicazione è quello di "creare valore" non solo notorietà .

Se insisto tanto nella ri-lettura dei classici della comunicazione e del marketing è perchè non tutti i loro contenuti sono superati.

Il Marketing Management è l'arte e la scienza di scegliere i mercati obiettivo e raggiungere, mantenere e far crescere i consumatori attraverso l'erogazione e la comunicazione di superiore valore al cliente. Kotler/Keller - Marketing Management 2005

Wikipedia definisce la creatività, come l'arte o la capacità di creare o inventare.

  • L'idea creativa nella comunicazione di impresa se non ha uno scopo, è fine a se stessa.
La creatività pubblicitaria viene valutata, giudicata in funzione della sua capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Questa è la prima tesi sostenuta da Vicky Gitto ed è corretta, ma qual'è l'obiettivo ultimo delle imprese? Siamo sicuri si tratti di ottenere la massima notorietà al minimo costo?
  • Scopo della comunicazione pubblicitaria non è essere vista, ma creare e alimentare il valore di marca
Se non ci ricordiamo di questo, corriamo il rischio di porre troppo enfasi sulla "trasmissibilità del messaggio" e non sugli effetti, che sono l'unica cosa importante. Un messaggio che riesce a diffondersi, ma al contempo offende la sensibilità di qualcuno o provoca reazioni negative non contribuisce alla creazione di valore.

Visibilità, notorietà sono solo passaggi intermedi, perchè parafrasando David Ogilvy anche un gorilla con le mutande rosse si fa notare, ma non aiuterà a vendere il tuo prodotto.

domenica, settembre 14, 2008

tabula rasa 


In un periodo di transizione in cui viviamo, vecchi concetti convivono con quelli nuovi, il risultato è la creazione di una grande confusione.

La comunicazione sui mezzi digitali richiede l'esplorazione di nuovi concetti e la comprensione delle implicazioni e degli impatti delle dinamiche di interazione in rete.

Sto lavorando sull'analisi di nuovi termini che andranno ad arricchire il mio vocabolario professionale. Per ora mi limiterò a citarne qualcuno.
  • findability
  • voluntary time
  • knowledge mining
  • resonance
  • interaction point
  • contribution
  • bridging/bonding
  • credible source
  • brand platform
  • brand impact
  • social media identity
E' un elenco non esaustivo ovviamente, sono tutti termini che non si trovano attualmente nei libri di marketing o di comunicazione attualmente in commercio e questo dimostra lo sfasamento esistente tra il mondo in rete e quello accademico-professionale.

Da una parte abbiamo una serie di persone che sperimentano giornalmente nuove dinamiche di interazione in rete e che hanno una conoscenza reale ed esperienziale di nuovi tool e strumenti di comunicazione e dall'altra una forte inadeguatezza di modelli teorici ed applicativi.

Occorre ridefinire il nostro lavoro di comunicatori a partire dai termini che utilizziamo.

Il lavoro che ci aspetta è titanico.

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Make up 

Va di moda parlare di ristrutturare la facciata e di fare un po' di restyling, sperando che nessuno se ne accorga e che non si avvicini troppo.

L'espressione è recentemente tornata alla ribalta anche negli ambienti politici.

Ha senso organizzare un ADVcamp? 


Non ho potuto presenziare all'ADVCamp e quindi non posso farne un resoconto. Si tratta di un BarCamp sulla pubblicità online, organizzato da Nicola Mattina.

Leggendo i nomi dei partecipanti, non si può non notare la presenza anche in qualità di "oratori" di persone che non solo non hanno nulla a che fare professionalmente con la pubblicità online, ma che hanno espresso pubblicamente più volte di non gradirla.

Ha senso un dibattito che lascia così ampio spazio a queste persone?

Ha senso organizzare un ADVCamp in cui ci sono così tanti assenti tra i bei nomi delle agenzie di pubblicità, delle concessionarie e dei centri media?


La mia risposta, convinta è assolutamente si.

Nella maggior parte dei convegni ci si parla addosso, nessuno impara molto, si ripetono sempre le stesse cose, dagli stessi punti di vista.

Un ADVCamp è fondamentale perchè:
  • permette di ascoltare punti di vista diversi, freschi e non deformati professionalmente
  • permette di ascoltare il pensiero di chi non ama la pubblicità online, che avrà modo di spiegare il suo punto di vista
  • permette di inquadrare l'argomento da più prospettive, quella dell'utente è forse la più importante.
  • permette di dire le cose scomode, che nei convegni non si possono raccontare, per non pestare i piedi di qualcuno e per mera convenienza.
Ho fatto l'esempio dell'ADVCamp, ma il mio ragionamento può essere esteso a qualsiasi BarCamp tematico.

La vera domanda da porsi è un'altra.

Ha senso continuare ad organizzare le conferenze, i convegni, invitando sempre i soliti esperti?

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UPDATE Grazie alla copertura di Dolmedia dell'evento ho potuto seguire l'ADVCamp. Alla fine di interventi degli esponenti del "no-advertising" non ne ho sentiti. Ho apprezzato la possibilità di sentire opinioni a confronto soprattutto quelle di persone che hanno dichiarato di provenire da mondi esterni a quello dell'advertising.

UPDATE 2 Ho visto tutti gli interventi e mi dispiace constatare che la maggior parte di essi era preconfezionato quando non autopromozionale, nonostante le diverse intenzioni dell'organizzatore. Purtroppo i concetti di conversazione, dialogo, social media, dovrebbero essere fatti propri. Da menzionare le relazioni di Federico Fasce e Marco Massarotto nello spirito del BarCamp. Riporto qui il mio commento che ho inserito nel blog di Nicola.

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Il carattere di un brand 


Sono sempre più convinto che il valore di una marca non possa essere costruito con la sola pubblicità, molti ne sono ancora convinti.

Il valore di un brand si costruisce attraverso la sua visione, le sue intenzioni ed i suoi comportamenti concreti.

Le aziende devono comprendere una volta per tutte che "raccontare" non basta più. Occorre comportarsi di conseguenza.

Non smetterò mai di raccomandare la lettura di questo straordinario libro per chi è interessato ai temi del "branding".

Se una marca non mette in pratica i valori che dichiara, non può essere credibile.

Leggere questo post mi ha molto addolorato e spero che questa brutta esperienza possa essere utile a tutte quelle aziende che hanno pensato di aumentare i loro investimenti promozionali. Raccomando loro, prima di farlo di ragionare a 360 gradi; la pubblicità da sola non servirà a nulla, se le esperienze di marca non saranno coerenti.

Investite nelle persone, date loro uno scopo.

Non conosco i risvolti della vicenda, non ho tutti gli elementi per dare alcun giudizio e non intendo farlo. Vorrei sapere come Carrefour affronterà la questione, perchè sono incidenti come questo che mettono alla prova il "carattere di un brand".

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venerdì, settembre 12, 2008

Bleeding Ga Ga Mash Up 



Piuttosto inconsueto il mash up tra Radio Ga Ga dei Queen e Bleeding Love di Leona Lewis, anche in questo caso scorre liscio come l'olio.

Bastard Pop Remix - RMX - Deejay Dj Producer - Oceanboy Production.

You can't brand your way out of reality 

Read this document on Scribd: 10 rules for branding in a Post Branded World

Non è una rivoluzione, nessun muro di Berlino sta crollando o minaccia di farlo nell'ambito del marketing, della comunicazione di impresa e del branding

I cambiamenti non sono repentini, ma sono costanti e veloci, un po' alla volta. Chi non se accorge non perde quote di mercato o clienti da un giorno all'altro, ma è destinato ad essere fra non molto irrilevante, è ovvio, succede quando le alternative nell'offerta di prodotti o servizi è così alta, c'è sempre qualcuno che può prendere il tuo posto e lo farà se ne avrà l'oppurtunità.

Il vero problema è che non si tratta solo di acquisire nuove competenze, imparare ad utilizzare nuove tecnologie, usare nuovi strumenti, quanto di rimettere in discussione schemi e modelli di lavoro.

Siamo sicuri che quanto abbiamo imparato sulla comunicazione di impresa, sul marketing, sul branding sia ancora valido? Sia chiaro, non è che cambia tutto, i fondamentali rimangono sempre gli stessi, ma è anche vero che non possiamo più permetterci il lusso di lavorare come dieci anni fa.

Ecco che un Manifesto come quello di Jonathan Salem Baskin, è importante, perchè ci mostra nuove strade da percorrere e ci invita a rivedere l'arte del branding con occhi nuovi.
"You can't brand your way out of reality"
E' ora di rileggere i grandi classici del marketing e della comunicazione con nuove chiavi di lettura.

martedì, settembre 09, 2008

Hiding from the storm 

Un'altra straordinaria opera di Mattjin

Comunicazione arricchita 


Ultimamente si parla sempre di più di comunicazione integrata, soprattutto nell'ambiente dei creativi pubblicitari e dei centri media. E' un argomento su cui ho avuto modo di riflettere negli ultimi anni.

Si parla invece ancora troppo poco di comunicazione arricchita, cercando di superare la logica delle campagne di comunicazione che hanno un periodo temporale ben definito entrando invece in quella del movimento di comunicazione.

L'obiettivo è quello di creare maggior valore aumentando il livello di profondità non solo delle informazioni fornite e quelle ricevute, ma anche soprattutto la qualità delle interazioni (value based interactions).

Gli elementi per arricchire la comunicazione sono diversi:
  • estensione
  • tono/stile
  • profondità
  • indirizzabilità
  • ascolto empatico
  • continuità
  • contestualizzazione
  • co-creazione e condivisione della conoscenza
Basta leggere una qualsiasi rivista che si occupa di comunicazione e di pubblicità per vedere ridotto il dibattito sulla qualità della comunicazione al solo aspetto della creatività (elemento fondamentale, molto importante, ma certamente non l'unico).

Il problema centrale è che nessun "premio" è in grado di valutare la ricchezza di una comunicazione, la valutazione è quindi solitamente indiretta.

Sono sicuro che tra le imprese ed i destinatari della loro comunicazione ci sia in molti casi un disallineamento sulla valutazione di ciò che si debba considerare una comunicazione realmente efficace.

Credo varrebbe la pena di riaprire ed estendere il dibattito sulla qualità della comunicazione, oggi attuale più che mai.

Fonte dell'immagine: Despair

Weezer 


Viene ancora trasmesso su Mtv il video "pork and beans" dei Weezer che ha reso omaggio ai diversi protagonisti degli audiovisivi di rete.   

domenica, settembre 07, 2008

La killer application del servizio al cliente 


Si scrive killer application, ma si legge "scorciatoia, un modo per ottenere risultati con relativamente poca fatica.

Oramai è chiaro a tutti che la vera killer application di un efficace servizio al cliente non è il CRM, ma il "fattore (c)". (In inglese c factor).

C sta per continuo, coerente, costante, ma non è una scorciatoia. E' un atteggiamento, un modo di essere.

Mi sono recato questa mattina in una farmacia, di cui siamo stati per tanti anni ottimi clienti. Vi abbiamo comprato il latte, i pannolini, i biberon, le creme e speso nel tempo una discreta somma.

Ora che Nathalie ed Emma sono cresciute, i nostri acquisti nella farmacia sotto casa si sono ovviamente ridotti e di conseguenza anche l'atteggiamento nei nostri confronti è mutato.

L'ipercordialità si è nel tempo trasformata in freddezza fino al famigerato..... dica, che io detesto con tutto il cuore.

Anche il nostro comportamento è cambiato, prima compravamo "tutto" in quella farmacia, ora andiamo dove ci capita.

Umorale, discontinuo, non sincero, disattento, freddo sono gli attributi prevalenti del servizio nella maggior parte dei punti vendita in Italia. Il buon servizio è davvero molto raro.

Un vecchio adagio cinese che cito sempre più spesso suggerisce di "non aprire un negozio a chi non è capace di sorridere".

Fonte dell'immagine.

venerdì, settembre 05, 2008

Fine del progetto Goodbye Art 



Ho sperato che il progetto continuasse ancora, ma questo è davvero l'ultimo video del progetto Goodbye Art di Philly (per gli amici), Phil Hansen, un artista che ha saputo ben utilizzare le potenzialità degli audiovisivi di rete.

Qui una rassegna dei suoi lavori più significativi.

Se i creativi pubblicitari passassero più tempo in rete e mettessero da parte per un attimo la loro ossessione per i premi, sono sicuro che troverebbero tante buone idee da cui trarre ispirazione per il loro lavoro.

Misurare l'influenza sui Social Media 

Ha suscitato un discreto interesse il quesito da me posto sulla misurazione dell'influenza di un'impresa o di un'organizzazione sui Social Media in funzione di determinati obiettivi perseguiti.

Tutti concordano con il fatto che per misurare l'influenza sia necessario un "termometro". Ma qual'è l'unità di misura, ciò che in modo molto creativo Podmork definisce il SocialLumen?

Siamo nuovamente tutti d'accordo quando riteniamo l'influenza un fenomeno complesso da osservare da più punti di vista.

Dalla discussione è emerso chiaramente che per definire una qualsiasi unità di misura è fondamentale ragionare sulle determinanti principali dell'influenza in rete e sui suoi principali effetti.

Provo ad elaborare una proposta di strade da esplorare, cercherò di essere sintetico.
  • presenza - (Daniele Stopponi la considera come) il livello di presenza sui diversi Social Media e Social Network
  • esposizione - numero di correlazioni, link, persone raggiunte, buzz relativamente ad un brand, ad un'idea o ad un pensiero espresso, ciò che Luigi definisce "relaziometro".
  • interesse - livello di interesse espresso come quantità di conversazioni, velocità di propagazione delle idee e dei pensieri, tempo di esposizione, numero di commenti, contenuti generati dagli utenti ecc
  • sentiment - intensità delle conversazioni, tono ecc.
  • credibilità - livello di diffusione presso gli "influenzatori" nei diversi ambiti di riferimento
  • atteggiamenti - disponibilità a modificare un'idea, propensioni ecc
  • trust - livello di fiducia nei confronti dell'impresa o dell' organizzazione
  • impatto - conversioni, azioni, direttamente misurabili, in relazione agli obiettivi fissati
Quelli da me citati sono solo un esempio di ambiti da esplorare, per definire in prima approssimazione un parametro sintetico che consenta di esprimere una valutazione anche grezza del livello di influenza (bassa, media, alta).

Sarebbe bello se bastasse una classifica o uno strumento come Technorati, per misurare il livello di influenza di una persona, di un'impresa o di un'organizzazione sui Social Media, purtroppo non è così.

Voi quali altre strade percorrereste? Hanno senso quelle da me suggerite?

L'immagine è di yourwaterbirth

mercoledì, settembre 03, 2008

L'altro lato di Marketing Usabile 


Fino ad ora ho utilizzato questo blog per dare forma ai miei pensieri riflettendo a ruota libera sul marketing che cambia, grazie allo stimolo di tante persone che hanno deciso di condividere le loro idee in rete, da cui attingo ogni giorno.

In questo periodo estivo, oramai giunto alla fine, ho letto molto e cercato di mettere in ordine alcuni concetti che vagavano per la mia mente, tanto da aver rivoluzionato una buona parte dei contenuti didattici dei miei corsi autunnali.

Ho riempito due quaderni di appunti, il primo con le cose che mi hanno colpito e che ho imparato ed il secondo con nuove domande che attendono risposte (io non le ho).

Sarebbe interessante se tutte le persone che mi seguono e che curano un blog, che tratta temi attinenti al marketing e alla comunicazione digitale facessero due cose:
  1. provare a dare una risposta ad una domanda che cercherò di formulare in questo post
  2. formulare una domande a cui altre persone potrebbero dare una risposta
Ho in mente una sorta di meme al contrario (l'antimeme), non un'idea che cerca di diffondersi, ma una domanda che cerca una risposta. (Si lo so, è un'altra delle mie diavolerie).

Ho pensato ad una sola domanda, voi che leggete, potete esporre le vostre idee, qui nei commenti oppure invitare le persone a rispondere sul vostro blog al vostro quesito, che dovrà ovviamente riguardare temi attinenti al marketing, alla comunicazione digitale, ai social media.

Pensate se solo il 10% delle domande trovassero una risposta soddisfacente. Al diavolo le statistiche, la visibilità, qui si parla di condivisione della conoscenza. Male che vada potrebbe essere il pretesto per mettere in contatto persone che non si conoscono ancora e che condividono gli stessi interessi professionali e culturali.

Le uniche due regole sono le seguenti:
  1. le domande devono essere formulate in modo da consentire risposte molto sintetiche
  2. i contenuti delle risposte sono di pubblico dominio, chiunque li può riutilizzare a condizione di citare l'autore della risposta (quello che è giusto è giusto).
Bando alle ciance, ecco la mia domanda:
  • se consideriamo l'influenza come la capacità di indurre gli altri ad agire di propria volontà (evitando pressioni o coercizioni di qualunque genere), o di riuscire produrre effetti negli altri attraverso mezzi indiretti o intangibili o ancora di avere un impatto sul pensiero degli altri in grado di modificare alcune percezioni, ma anche di essere percepiti come persone o organizzazioni degne di fiducia e quindi essere ammirati, ascoltati e considerati come un esempio da seguire, quali sono le metriche che possiamo utilizzare per determinare il livello di influenza che una persona o un'organizzazione ha sui Social Media?
E' una domanda impegnativa, altrimenti mica montavo tutto questo per niente.

A voi la palla.

L'immagine è di Wishful Thinking.

Viaggi e direzioni 


E' una delle presentazioni più poetiche che abbia avuto modo di vedere ultimamente.

L'incontro, la conoscenza, la relazione non casuale, il consolidamento di un rapporto come elementi di un viaggio di mutua scoperta, anche in ambito business.
(E' una presentazione creata da un recruiter che può essere letta e riletta con tante chiavi di interpretazione.)

martedì, settembre 02, 2008

Vai al punto! 


Sempre all'aereoporto di Malpensa, mi trovavo in fila per il check in e lo sguardo si posa su questa pubblicità di Unicredit Group.

Ma davvero l'agenzia spera di incuriosirmi, spingendomi ad avvicinarmi per leggere di più, o ancora meglio, crede di avermi fornito un incentivo sufficiente per andare sul sito dall'URL impossibile da ricordare facendomi arrivare ad una doorway page istituzionale dell'Unicredit Europe generica? (Ok sul sito ci sono venuto lo stesso e adesso?)

Pubblicitari, mi spiegate la "reason why" di questa campagna? Io non la capisco.

Modelli e modelle 



Sicuramente sono io che non capisco, forse perchè mi trovavo all'aereoporto di Malpensa in attesa di imbarcarmi, destinazione un luogo di vacanza, forse perchè ero stressato, ma l'immagine di questa pubblicità di Armani Jeans, che ritrae due modelle che all'apparenza mi sono sembrate più "stressate" di me, non mi ha certamente colpito favorevolmente.

Sempre più spesso faccio fatica a comprendere le motivazioni che spingono alla scelta di certe modelle e modelli.

Petrify my soul to Yo Mama (Mash Up) 



Petrified by Fort Minor - Sold my Soul to Yo Mama by Linking Park - Mash Up by JesperRemixer.

Passenger Seat 



Un'altra bellissima videosong di Jack Conte, con la partecipazione di Louis Cole.

10 tendenze digitali per l'autunno 2008 


Durante il periodo estivo, come da programmi, ho letto e scritto molto e sono tornato rinvigorito con tante nuove idee e progetti di cui scriverò prossimamente.

Si preannuncia un autunno "digitale" denso di novità ed eventi, inoltre alcuni segnali deboli e meno deboli, delineano una serie di "tendenze generali" che proverei ad anticipare e su cui vorrei confrontarmi con voi. (forse più che di tendenze si può parlare di un lieve cambiamento di atteggiamento)
  1. Rilevanza - un po' la crisi, un po' l'attenzione ai budget, costringerà le imprese a circoscrivere gli investimenti di marketing, riducendo le dispersioni, duplicazioni e focalizzando le attività su segmenti di utenza ben definiti, sperimentazione si, ma ben contestualizzata. Più analisi, più segmentazioni, meno comunicazione di massa. I progetti virali che non avranno sostanza potranno subire un brusco ridimensionamento, le imprese si sono accorte che la visibilità fine a se stessa in molti casi non viene monetizzata.
  2. Selezione - le audience si frammentano sempre di più, passano sempre più tempo on line, ma il tempo continua ad essere una risorsa scarsa, passata l'euforia per le novità del cosiddetto "web 2.0", si cominciano a scegliere, i siti, i blog, ma anche i social network vengono selezionati con più cura. Si allargano le cancellazioni del proprio account da Facebook e si operano delle scelte. Aggregatori e blogroll subiranno una bella sfoltita, cominceranno a chiudere alcuni servizi web per effetto della concorrenza. I network sociali di prossima generazione saranno più focalizzati su attività o segmenti di utenza ben determinati. Le persone cominceranno a selezionare in modo più rigoroso gli eventi a cui partecipare.
  3. Approfondimento - I Social Media, rimarranno uno degli argomenti caldi per l'autunno 2008, ma i vari post nei blog, gli articoli ed i white paper cominceranno ad approfondire i diversi aspetti finora appena delineati. Le presentazioni su Slideshare sul Web 2.0 cominciano ad essere ridondanti e non offrono più alcuno stimolo. Le nuove conferenze dell'autunno metteranno "nuova carne" sul fuoco e troveremo presto in rete presentazioni con nuovi contenuti interessanti.
  4. Misurabilità - Si moltiplicheranno i dibattiti sulle metriche del marketing digitale e sui temi della misurabilità e sul ritorno degli investimenti. I temi "filosofici" oramai sono consolidati, è necessario scendere più in dettaglio. Tra i temi caldi la misurazione della brand reputation, del trust impact e l'efficacia delle azioni di comunicazione sui Social Media. Anche in rete, misurare gli "intangibles" diventa un must.
  5. Ridefinizione - Alcuni professionisti della comunicazione lavorano utilizzando definizioni obsolete. Ripensare il marketing e l'advertising significa anche rivedere le definizioni dei termini. Concetti come "esperienza, condivisione, ascolto" cominciano a svuotarsi di significato, tanto che assisteremo ad un processo allargato di "ridefinizione dei termini nei libri di marketing di prossima pubblicazione".
  6. Estensione delle competenze - La specializzazione non è più sufficiente, ecco che sempre più professionisti per essere in grado di lavorare in team multidisciplinari estendono le proprie competenze. Progettazione di contenuti, produzione video, scrittura creativa e via discorrendo. L'universo delle grandi imprese sta allargando progressivamente il numero dei requisiti per entrare nel mondo del lavoro e per fare salti di carriera. A quando la scomparsa dei manager che si fanno scrivere le mail dalla segretaria?
  7. Ibridazioni - cominciano con fatica ad affermarsi i nuovi professionisti a latere del marketing digitale, gli esperti di knowledge management, etnografia digitale, psicologia dell'interazione, usabilità, il community manager..., il cui ruolo diventa sempre più importante nei nuovi progetti di comunicazione digitale. Sia chiaro non si tratta di professioni nuove, ma solo ora cominciano ad avere il riconoscimento che meritano. Da tenere d'occhio gli annunci di lavoro quest'autunno.
  8. Concretezza - le aspettative per il prossimo Iab Forum 2008, che avrà luogo il 5-6 novembre a Milano, sono molto alte. Ci si aspetta molta concretezza, casi, cifre, numeri, modelli e poca filosofia e soprattutto una corrispondenza tra i contenuti delle conferenze e l'offerta pubblicitaria che verrà presentata nei diversi stand. Una bella sfida.
  9. Partecipazione - il mito delle blogstar, se è mai esistito, comincia ad appannarsi, i capipopolo alla Beppe Grillo anche se continuano ad avere un largo seguito non riescono a produrre che caos e polemiche. Le persone cominciano ad usare la rete più attivamente. Aumentano le petizioni online, ci si organizza per favorire il cambiamento. Progetti come Codice Internet, non solo sono riusciti a creare in poco tempo una comunità numerosa, ma hanno saputo anche attrarre gli sponsor. Da osservare con attenzione.
  10. Consolidamento - Nuove statistiche pubblicate durante l'autunno mostreranno la grande crescita degli audiovisivi di rete. Il tempo speso on line aumenterà ancora e a fronte di tutto questo, non si vede ancora una strategia Internet chiara e convincente da parte dei grandi broadcaster italiani.
E' evidente che nessuno ha la sfera di cristallo ed infatti queste non sono "previsioni", ma il prendere atto dei cambiamenti in atto.

Stiamo assistendo ad un allargamento del divario digitale, da una parte un uso sempre più evoluto e maturo di tutti gli strumenti della rete e dall'altra una profonda ignoranza digitale, anche supportata da una parte della stamp,a ancora prevenuta nei confronti di Internet.

Il problema è che la competizione tra Sistemi Economici passa anche e soprattutto dal digitale. Lo capiremo prima che sia tardi?

L'immagine è di Polyhedra !
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