martedì, luglio 29, 2008

Stacco la spina 

Ho in testa tante cose interessanti che vorrei condividere, libri, post e articoli che ho letto, interessanti conversazioni a cui ho avuto modo di partecipare.

Sono stanco e ho bisogno di staccare la spina, per evitare di riempire post con contenuti poco stimolanti. Dopo tutto non mi pagano a cottimo ;)

Auguro a tutti voi un periodo di riposo, intanto continuerò a scrivere, ma su un taccuino.

A presto.

L'immagine è di lovechocolate

Aprirsi alla conversazione 


In tutto il mondo i creativi pubblicitari stanno ripensando il loro ruolo discutendo anche animatamente in rete aprendosì in questo modo alle conversazioni.

In Italia l'Art Director's Club ha pensato bene di creare una lista di discussione rigorosamente chiusa.

ADCI-List è la Lista di informazione, discussione e confronto riservata agli iscritti all’Art Directors Club Italiano.
La finalità è mantenere aperto un canale di comunicazione diretto, semplice e veloce, tra tutti gli associati.
I temi ammessi riguardano il Club e le sue attività, la creatività nella comunicazione commerciale, gli strumenti tecnici e teorici della professione, la formazione, le attività e le iniziative connesse a tutto questo.
L’attività del gruppo ha carattere riservato e non pubblico.
L’accesso è consentito solo agli iscritti al Club e - in via eccezionale - ad eventuali ospiti.

L'immagine è di Shaireland.

lunedì, luglio 28, 2008

Destination Branding 


Non esistono Paesi, luoghi, città, aree turistiche che non abbiano necessità di portare avanti sistematicamente strategie di "destination branding".

Le attività di re-branding di Milano, per l'Expo 2015, dovrebbero cominciare oggi, visto che è un processo che richiede tempi lunghi.

Temo che la Swot Analysis oggi ci darebbe per il capoluogo lombardo risultati diversi da questi.

Anche le città come le imprese, hanno la necessità di sviluppare un brand forte, la differenza è che le attività di city branding richiedono un livello di condivisione e partecipazione maggiore, altrimenti sono destinate a fallire miseramente.

sabato, luglio 26, 2008

History of Kryptonite 



Mash Up by Adam Dzak - Big Boi vs Propellerheads

Open Source Cinema Project 



La "rete" oggi non sta solo sperimentando nuovi linguaggi visuali specifici, ma agisce come un grande frullatore da cui usciranno elementi estetici che andranno ad influenzare tutti i media esistenti e quelli che verranno.

L'Open Source Cinema Project sta portando avanti un attento lavoro di analisi e sta esercitando un importantissimo ruolo di catalizzatore di nuovi progetti.

Open Source Cinema is a collaborative website created to produce the documentary film Basement Tapes, a co-production with Montreal's EyeSteelFilm and the National Film Booard of Canada. It was launched in 2004 as a public beta, and in 2007 launched at the South By Southwest Interactive festival on the Drupal platform.

The site serves as a repository for all of the footage for Basement Tapes, licensed under a Creative Commons license, which the audience is free to remix. The site also hosts user-generated remixes that have subsequently been edited into the final film.

The website was created by Montreal filmmaker Brett Gaylor.

Fonte: Wikipedia.

Naturalmente il ruolo più importante è quello relativo alla diffusione della cultura del Video Libero e quella del Mash Up.





Essendo un progetto collaborativo, vive e si estende, lasciando le sue tracce un po' dappertutto.

Girl Talk - Feed the Animals - Mashup seriali 



Seguo da tempo i Mashup seriali di Bunny Greenhouse.



Ne ho scelti due, senza un particolare criterio, visto che il "ragazzo" ha talento.




Girl Talk è più di un divertissement, è anche un argomento di studio all'Universita, questo video, è il risultato del lavoro svolto all'interno del progetto Open Source Cinema Project del professor Matthew Soar, docente alla Concordia University.


Solo grazie a Wikipedia sono potuto risalire all'origine del fenomeno Girl Talk, che oggi è diventato uno stile.



Leggendaria l'esibizione di Girl Talk al Montreal Jazz Festival.

venerdì, luglio 25, 2008

Pubblicità di prodotto? No grazie siamo irlandesi 


C'era da aspettarselo, la nuova creatività per il web di Ryan Air, fa infuriare la Lega.

"Ryanair, secondo Castelli, si comporta "più come un partito politico che come un'azienda".

Non è il primo caso di presa di posizione politica da parte di una marca, vi ricordate la Coop e la polemica sul costo eccessivo del latte per i neonati o la battaglia per ridurre il costo dei farmaci da banco?

E' tutto da vedere se quella di Ryan Air sia una presa di posizione politica o come invece ritiene Antonio Tombolini, un eccellente spunto di conversazione, quello che qualcuno definisce brand initiated conversation.

Se Umberto Bossi può dileggiare i simboli dell'identità dell'Italia, non si capisce la ragione per cui una marca come Ryan Air non possa comunicare con ironia, evitando falsi moralismi.

Comunque siano gli esiti (anche dal punto di vista legale) di questa iniziativa, chapeau.

giovedì, luglio 24, 2008

Codice Internet 



Da come si sta sviluppando, sono convinto che il progetto Codice Internet, nato dalla volontà di divulgare in Italia la cultura di Internet, lascerà un segno.

Credo che l'iniziativa meriti di essere appoggiata.

Tv: prove tecniche di cambiamento 


Sono stato invitato oggi nella sede di Sipra alla presentazione ufficiale di Rai 4. E' stata un'occasione importante per RAI e SIPRA per fare il punto sulle strategie per le tv sulle diverse piattaforme digitali.

Un brillante, come sempre, Carlo Freccero ha illustrato la sua visione per quello che sarà un canale proiettato verso il futuro, in cui sperimentazione ed estensione dei programmi su più piattaforme saranno le logiche di lavoro.

E' ora percettibile chiaramente la volontà di RAI di esplorare in profondità quanto di nuovo sta emergendo in rete e questo comporta una revisione di modelli culturali oramai consolidati.

L'impatto della rete sul cambiamento nel panorama mediale è davvero forte. Il lavoro più difficile sarà quello di accompagnare i centri media e gli investitori pubblicitari a rivedere le loro scelte di pianificazione pubblicitaria, alla luce dei forti cambiamenti in atto.

Maurizio Braccialarghe l'amministratore delegato di Sipra non poteva esprimersi con maggiore chiarezza. "E' definitivamente tramontata l'era delle concessionarie che si limitano a vendere spazi pubblicitari". Oggi collaborano attivamente con l'editore nella creazione dei nuovi progetti ripensando profondamente le logiche della comunicazione pubblicitaria.

Gianfranco Noferi, responsabile di RAI GULP e della programmazione per i contenuti per ragazzi, ha illustrato i programmi futuri che prevedono la creazione di eventi per portare l'esperienza televisiva sul territorio e per creare nuove forme di coinvolgimento dei pubblici partendo dalle nuove generazioni, i nativi digitali.

Pieranna Calvi, ha illustrato con grande efficacia il percorso che porterà la RAI a rendere disponibile gratuitamente i suoi contenuti su tutte le piattaforme digitali, esplorando le diverse modalità di fruizione dei contenuti (live, on demand, time shifted). Mi ha gentilmente concesso di pubblicare la sua presentazione sul blog.

Credo che Rai 4 sarà un progetto da tenere sotto osservazione, perché è da li che passerà il rinnovamento sui contenuti della RAI. (Rai4 è visibile sul digitale terrestre).

Oltre la Corporate Reputation (prima parte) 


Personal Reputation e Corporate Reputation sono due concetti che possono essere tra loro molto diversi. Maggiori sono le dimensioni e la complessità di un'organizzazione e più ampio può essere il divario tra i due concetti.

Negli ultimi 18 mesi sono stati pubblicati diversi saggi che trattano il tema della Corporate Reputation con un focus specifico sulla Rete.

Le imprese più evolute stanno affrontando la problematica in modo pragmatico cercando delle risposte ad una serie di domande molto precise:
  • Che cosa è la Corporate Reputation e quali sono i suoi impatti sul business?
  • Quali sono gli elementi che determinano la Corporate Reputation e come misurarla?
  • Quali sono le relazioni tra Corporate Reputation, profittabilità e performance di mercato?
Il tema è veramente complesso, ma può essere circoscritto, sono infatti tre le dimensioni su cui è importante concentrare l'attenzione:
  • Valori e Corporate Identity (la direzione)
  • Competenze, skills, atteggiamenti, stili di comportamento (l'equipaggio)
  • Risultati che si vogliono ottenere (i traguardi)
Occorre infatti lavorare su questi aspetti:
  • Sensibilità, empatia, modo di rapportarsi con i propri interlocutori
  • Ascolto attivo e comunicazione adattiva
  • Azioni e comportamenti
Questi sono elementi importanti che devono essere considerati in modo speculare considerando non solo gli obiettivi aziendali, ma anche l'impatto sul mercato, sull'ambiente, sulla società in cui si opera.

Ci sono imprese che hanno deciso di investire sull'analisi della loro Corporate Reputation, cercando di comprendere cosa i differenti pubblici pensano del loro brand e dei loro prodotti. E' sicuramente un buon punto di partenza, ma non di arrivo, la cosa più difficile è saper modificare i propri comportamenti in funzione dei feedback ricevuti, altrimenti l'ascolto sarà solo un'operazione fine a se stessa.

L'analisi della Corporate Reputation è solo il primo step di quello che è un percorso più ampio. Il rischio è proprio quello di operare in ottica reattiva e non proattiva.

Il feedback è un elemento fondamentale di crescita, ma come è noto si reagisce sempre a ciò che è già noto e che si conosce. Raramente la vera innovazione proviene dalle ricerche di mercato.

Qual'è il valore che un'impresa o un'organizzazione riesce a creare al di là della sua proposizione sul mercato? Qual'è la sua relazione con l'ambiente in cui opera, qual'è il suo contributo in termini di diffusione di valori, idee, progetti che hanno un'utilità più vasta? Quale è l'influenza sulla cultura prevalente e nella diffusione di modelli positivi?

Ecco che si comincia a diffondere il concetto di Corporate Impact e Brand Impact.

La strada per arrivare ad una definizione è ancora lunga, per questo in prossimi post cercherò di condividere qualche mia riflessione sul tema.

Stay tuned.

L'immagine è di itzme

mercoledì, luglio 23, 2008

Under My Hysteria 



Più sono azzardati e più li apprezzo.

Un interessante mashup - Under my umbrella - Rihanna - Hysteria - Muse - Remix by HiMidLo

martedì, luglio 22, 2008

La qualità delle conversazioni in rete 


Qualcuno ritiene che essendosi notevolmente allargata la base di persone che aprono e gestiscono un blog, la qualità generale delle conversazioni ne ha risentito.

E' vera quest'affermazione? E' possibile parlare di qualità delle conversazioni in modo generalizzato?

Non posso rispondere puntualmente alle tante questioni sollevate da questo interessante post di Folletto, ma sviluppare una serie di ipotesi su cui vorrei rilanciare la discussione, non avendo però alcun elemento oggettivo a loro sostegno.
  • Con l'aumentare delle persone che aprono un blog, i "pionieri" non svolgono più la funzione di apripista e di evangelisti, molti di essi per mantenere l'attenzione sono costretti ad aumentare la qualità del tempo dedicato alla scrittura e non lo ritengono più conveniente.
  • La qualità delle conversazioni sui blog non si è deteriorata, il blog spesso è un "luogo" dove le conversazioni e relazioni vengono attivate, ma che poi in molti casi si spostano altrove (sui social network, su twitter, su Skype), molti gestori di blog non professionali hanno fatto la scelta di approfondire conversazioni e relazioni con un numero limitato di persone per questo il numero di conversazioni che emergono costituiscono solo una piccola parte di quelle che effettivamente hanno luogo in rete.
Occorre sottolineare che non è possibile in alcun modo esprimere indicatori generici di qualità di una conversazione, in quanto gli obiettivi di chi scrive, di chi legge e di chi partecipa sono talmente diversi e partono da presupposti differenti.

Si allarga il pubblico e stiamo entrando in una nuova stagione in cui il blog non viene più "celebrato", ma diventa uno dei tanti strumenti a nostra disposizione per comunicare e per intessere relazioni.

Sono d'accordo con leander quando scrive nel commento al post di Folletto:

La normalizzazione di una tecnologia, sino alla sua trasparenza, è sinonimo del suo successo e non del suo decesso. Non penseremo al blog come centro di attività ed attenzione come non pensiamo in questo modo al nostro frigo di casa.

In ambito aziendale non si parla genericamente di qualità delle conversazioni, ma di attivazione di "conversazioni strategiche".

Strategic Conversation is a name given to conversation that has a purpose and the conversation includes all the components of message exchanges whereby information is processed and strategically relevant decisions are made.

Una conversazione è strategica se produce effetti desiderati per tutti i partecipanti. (Le conversazioni portate avanti dalle imprese o dalle organizzazioni sono sempre finalizzate).

Ecco un elenco non esaustivo di finalità di una conversazione strategica:
  • allineamento tra i partecipanti su una problematica
  • risoluzione di un problema
  • creazione di un clima disteso e orientato al dialogo
  • creazione e mantenimento di relazioni
  • cambiamento di un atteggiamento volto a modificare un comportamento
  • riduzione dell'assimetria informativa
Deltapoint ci offre un'interessante definizione del termine "conversazione strategica".

Strategic Conversation is about the methodologic and systematic communication that is intended to produce action that leads to a batter competitive position than previously held. It's the competive advantage that makes it strategic.

Una "strategia conversazionale" si rapporta sempre ai risultati ottenuti in relazione agli sforzi profusi. Per questo possiamo fare riferimento ai concetti di efficacia ed efficienza.

Conversation about goals that deliberatly attend efficient issues, will be strategic only if it leads to action or a deliberate decision not to to act. The quality of that conversation will be influenced by such things as conditions (trust, opennes), skill of those present, (interpersonal skills, language, the topic), leadership (style that suits the context), and whether there is a system for processing such conversations through to completions and evaluation.

E' evidente che valutare la qualità di una conversazione strategica, implica una precisa definizione degli obiettivi e di metriche in grado di misurare output e processo conversazionale.

Effectiveness is an accurate match between expectations and delivery. Over-delivery may improve satisfaction, but how much is too much, when do extra costs exceed benefits. How do we decide that?

Le imprese e le organizzazioni devono quindi definire con precisione i loro investimenti (in persone, tecnologie, know how) in funzione dei risultati che vogliono perseguire.

La conversazione è strategica quando è un elemento di differenziazione, questo accade se:
  • attraverso l'ascolto attivo si raccolgono sistematicamente informazioni per alimentare il proprio sistema informativo di marketing
  • se l'ascolto da luogo a cambiamenti di azioni e ad un processo di fine tuning continuo
  • se la conversazione viene vissuta in ottica di servizio
La differenziazione implica un'attenzione sia al processo sia ai risultati:

You must be able to measure it - to monitor progress and link it to resultant improvements.


Un ulteriore importante elemento sottolineato da Deltapoint è la trasferibilità vista come un set di competenze e know how che appartengono ad un'organizzazione.

Esiste una cultura condivisa in azienda che considera la "conversazione strategica" un elemento per la creazione di valore?

Solo se l'intera organizzazione viene coinvolta nel processo condividendo i valori e la cultura del dialogo possiamo parlare di conversazioni strategiche.

In un prossimo post approfondirò il tema delle metriche.

Fonte dell'immagine

venerdì, luglio 18, 2008

Why? 



Mia figlia Emma ha 3 anni ed è entrata nell'"età delle domande".
L'età dei "perchè?" è meravigliosa, anche se per qualche genitore crea qualche imbarazzo.

Troppo spesso diamo tutto per acquisito, lavoriamo in modo automatico e abbiamo smesso di porre semplici ma pungenti domande.

Per tutto questo, ho molto amato questa deliziosa presentazione che ho trovato su Slideshare.

Spero che piaccia anche a voi.

martedì, luglio 15, 2008

I linguaggi della promozione turistica sul web 



Non si contano le volte che ho utilizzato in aula questo collage di "video promozionali" delle isole greche, specificamente rivolti ai "singles", per sottolineare l'importanza di identificare con cura i propri interlocutori per meglio calibrare contenuti e linguaggi utilizzati in rete.

In verità si tratta di promo legati ad una serie televisiva di grande successo in Grecia, S1ngles, ma che io utilizzo impropriamente, perché mi sembrano molto divertenti ed efficaci in ambito turistico.

Inizialmente sono stato ingannato anche io ritenendo che fossero stati commissionati dall'Ufficio Greco per il Turismo. "Ma guarda come sono avanti", ho pensato.

Ho analizzato centinaia di video turistici e i migliori che ho trovato non sono video promozionali e nemmeno sono nati con l'obiettivo di promuovere una destinazione turistica, anche se poi hanno contribuito a rafforzarne l'appeal.

Il mio interesse non è solo accademico, ma anche professionale, visto che sono socio di una società specializzata nella promozione turistica attraverso la diffusione di contenuti sui media digitali.

Ci sono una serie di indicazioni di cui gli enti territoriali dovrebbero tenere conto quando progettano audiovisivi destinati ad essere distribuiti in rete.
  1. I video di promozione turistica pubblicati in rete non dovrebbero essere concepiti come "spottoni", ma nemmeno come lezioni di geografia
  2. Le decisioni sullo storyboard dovrebbero essere meno soggettive (mi piace, non mi piace), ma essere prese tenendo bene in mente i destinatari
  3. Tradurre e localizzare sono due concetti molto diversi, la localizzazione tiene in conto anche le differenze culturali e di gusto dei destinatari
  4. Si stanno sviluppando nuovi format specifici per gli audiovisivi di rete, che hanno logiche peculiari. Inondare la rete con tutti i video riesumati acriticamente dai propri archivi non è la miglior cosa da fare, soprattutto se sono stati progettati per altre finalità.
Sto preparando per il mio nuovo corso di Web Management e Promotion (Sviluppo e comunicazione dei prodotti turistici) allo IULM una rassegna dei video di rete più interessanti che riguardano le esperienze di viaggio. Tornerò quindi ad affrontare l'argomento.

Ripensare la Promozione Turistica Digitale 

Read this document on Scribd: Brenner


Ero in macchina ed un cartello ha attirato la mia attenzione. Un mare azzurro, da sogno ed una scritta: "siamo dove vorresti essere." Non sono riuscito a vedere il logo, ma credo si sia trattato di una campagna di comunicazione di un tour operator.

Credo che la mega affissione abbia centrato il punto. Gli enti di promozione territoriale ne dovrebbero tenere conto. La gran parte della loro promozione turistica è autoreferenziale, molto spesso incentrata sulle caratteristiche di una meta turistica, quando sempre più spesso i viaggiatori sono alla ricerca di un'esperienza specifica e non di una destinazione.

Molta comunicazione turistica è fungibile e soprattutto generica, quando il pubblico in rete sta diventando sempre più esigente anche nel processo di raccolta e selezione delle informazioni.

L'Italia non ha un in rete un sito di riferimento per l'informazion turistica e molte persone interessate all'Italia come destinazione turistica, non trovando informazioni on line adeguate molto spesso vengono "dirottate" verso altre destinazioni come la Spagna o la Grecia, come rileva una ricerca commissionata da Google e presentata alla recente Conferenza Italiana per il Turismo che ha avuto luogo il 20-21 giugno scorso a Riva del Garda.

Già nel 2001 Jupiter Research raccomandava di creare progetti di comunicazione focalizzati sull'esperienza delle persone e non sulle intenzioni del "marketer".

I problemi dell'Italia e di molte aree turistiche del Paese sono noti:
  1. scarsa o poco significativa presenza on line
  2. assenza di un "sistema integrato" di comunicazione digitale (coordinamento delle azioni di comunicazione)
  3. diffusione di informazioni e contenuti di scarsa rilevanza per i differenti pubblici di riferimento
  4. insufficiente aggiornamento delle informazioni
  5. invisibilità sui motori di ricerca con le giuste chiavi di ricerca
  6. scarsa attivazione di strumenti per offrire servizio
  7. scarsa conoscenza delle caratteristiche dei diversi pubblici di riferimento.
Si deve evitare di gettare soldi in un nuovo "portale turistico" in assenza di una chiara strategia di promozione digitale, ma prima ancora occorre rilanciare il "brand Italia".

Gli interessi in gioco sono tanti, ma davvero in questo caso, la tecnologia è l'ultimo dei problemi.

Le competenze in Italia ci sono, se c'è la volontà politica, si può ancora fare un ottimo lavoro se si saprà creare una squadra di lavoro e non ragionare in termini di outsourcing acritico e se si sapranno ascoltare e coinvolgere il numero maggiore possibile di soggetti, evitando azioni calate dall'alto che come l'esperienza ci insegna, raramente funzionano.

domenica, luglio 13, 2008

La terminologia del marketing 


E' vero, i nostri pensieri definiscono le nostre azioni e le parole che usiamo definiscono i nostri pensieri.

Ho cercato (non sempre riuscendoci) di rifondare il mio vocabolario di marketing, sostituendo termini aggressivi mutuati dai codici militari. Vengono utilizzati oggi molti termini di ispirazione religiosa.

Oggi che si tende a non parlare più di consumatore, ma di cliente, si utilizza molto spesso anche il termine "utente".

E' orribile, ma lo uso anche io. Per questo sono qui a chiedere il vostro aiuto.

Chi mi suggerisce un vocabolo che sia preciso (non generico come persone) che possa consentirmi di non scrivere più dell'utente che tanto ricorda "i consumatori dei monopoli"?

Nell'immagine: Gli scarti del consumatore - Istituto Maserati

giovedì, luglio 10, 2008

Il valore di un blog 


Ci siamo più volte interrogati sul valore di un blog. Uso il plurale perché mi riferisco alle diverse conversazioni che hanno avuto luogo in rete.

Un blog crea valore quando è stimolante, quando suggerisce nuovi argomenti di riflessioni, quando porta a galla l'informazione che non voleva e non doveva emergere, quando mette in relazione le persone, quando crea nuove amicizie, quando risolve problemi, quando ti fa passare qualche minuto in allegria.

Ognuno può trovare il suo personale significato a ciò che definisce valore per i blog che decide di curare e per quelli che decide di seguire.

Una cosa è certa, per quanto possa essere brillante l'autore, nessun blog ha valore da solo.

Per questo ho aderito con piacere al Crazy Marketing Network.

Le idee devono circolare per crescere. Credo che partecipare ad un network idee, possa essere stimolante.

Troverete sul blogroll tutti i link dei blog che hanno aderito al network, ovvero i seguenti:
Buona navigazione.

RSS Marketing 


Molto chiara la presentazione di Marco Massarotto, sul RSS, uno strumento di marketing efficace, economico a disposizione di tutti.

mercoledì, luglio 09, 2008

Future of the Media Lifecycle 


Non si sta certo ad aspettare chi sta fermo. I nuovi modelli di fruizione dei contenuti si stanno diffondendo ad una velocità incredibile, le tendenze sono diverse e vanno in direzioni differenti.

Sarà sempre più difficile definire cosa sia un medium e il confine tra media.

Come ha rilevato Ross Dawson di Future Exploration Network la prossima geografia mediale, verrà contraddistinta dal passaggio dall'era dei media, all'era del flusso mediale e a quello delle idee, ciò che è stato definito il Flow Economy Framework.

E' pressochè impossibile delineare uno scenario di medio periodo, Dawson prevede che gli elementi di creazione del valore saranno sei:
  1. connettività
  2. standard
  3. contenuti
  4. servizi
  5. relazioni
  6. interfacce
Il valore non starà nelle singole componenti, ma dalle loro combinazioni innovative.

Visto che pochissime imprese saranno in grado di lavorare su tutti i sei elementi, assisteremo ad un grande numero di alleanze ed acquisizioni che porteranno sul mercato nuovi fornitori che andranno ad alimentare il nostro "personal cloud" o che ci consentiranno di vivere nuove esperienze di fruizione di contenuti creati dagli utenti, dalle imprese o da vecchi e nuovi content provider.

Fonte dell'immagine: Future Exploration Network

Imparare dagli stilisti 


Gli stilisti utilizzano sapientemente le sfilate di moda come una vetrina per raccontare le idee che si celano dietro le loro collezioni. E' un momento di comunicazione importante, dove spesso troviamo eccessi ed esagerazioni e alcuni capi che non si troveranno nei punti di vendita.

I professionisti della moda sanno bene che il successo mediatico della sfilata deve essere seguito da un successo commerciale, altrimenti lo sforzo risulta fine a se stesso. Alla fine è sempre il mercato che da il giudizio finale.

In modo analogo possiamo dire che un premio pubblicitario costituisce una vetrina importante per un pubblicitario, ma è poi necessario che ci sia anche un riscontro di mercato, perché la pubblicità non deve essere bella, deve essere efficace.

Quando ho ricevuto il numero 25 della rivista Pubblicità Italia, accorgendomi che c'era un inserto sul festival di Cannes, ancora prima di leggerlo, ne conoscevo già i contenuti.

Autoflagellazione da parte dei pubblicitari, processo alla creatività italiana, tentativi di incolpare i clienti che non osano. Insomma un film già visto troppe volte.

Leggendo poi la rivista e i commenti di vari creativi al premio ricevuto dalla campagna "Gorilla" di Cadbury dell'Agenzia inglese Fallon mi si sono aperti gli occhi.

Pietro Maestri - direttore creativo di JWT - "Gorilla è uno spot riuscito, ma lo trovo un prodotto troppo costruito per You Tube."

Vicky Gitto - direttore creativo esecutivo di DDB - "Il suo valore sta nella forza emotiva che scatena con un meccanismo mai utilizzato, è un premio che va più al percorso che al valore della creatività. E' uno spot che non legami con il brand, ma che poteva essere applicato a qualsiasi marca con valori forti."

Cesare Casiraghi - direttore creativo di Casiraghi&Greco - "Gorilla è un bellissimo entusiasmante cortometraggio a cui hanno appicicato un codino con la marca."

Si tratta delle menti creative più brillanti che abbiamo, le loro valutazioni sono legittime e rispettabili, ma leggendone le motivazioni mi viene il sospetto che loro valutino le nuove creatività con parametri canonici, mentre la comunicazione di marca è profondamente cambiata in rete e questo processo sta modificando anche la comunicazione offline.
Joseph Jaffe ha scritto un libro per spiegare che esiste una vita oltre lo spot.

Sono assolutamente convinto che non abbiano in Italia un problema di creatività e lo scrivo da tanto tempo, abbiamo dei validi talenti, anche nelle agenzie italiane, il vero problema è che non si rimettono in discussione, non frequentano gli ambienti della rete, non conversano e non si rendono conto che molti parametri estetici su cui hanno basato la loro professionalità sono profondamente cambiati.

Perché invece di criticare le creatività premiate a Cannes non si parte dai risultati conseguiti (o non conseguiti) per compiere una riflessione vera e sincera sulla pubblicità italiana.?

I creativi pubblicitari dovrebbero imparare dagli stilisti, che guardano con attenzione soprattutto i risultati che provvengono dal mercato (leggi vendite).

Quali sono le creatività che il pubblico apprezza di più, quali quelle più controverse, qualle quelle più commentate, quelle più viste sui Social Media? Quali sono i nuovi format emergenti, quali gli stili? Ci vuole costanza, impegno, ma soprattutto diventare utenti evoluti della rete.

Per quanto concerne la campagna Cadbury, è già stata ampiamente premiata, dal mercato, basta vederne i risultati su You Tube, per rendercene conto.

La costante "autoflagellazione" da parte dei pubblicitari non cambierà i risultati.

Nessuno può avere la ricetta magica, ma se non si tornerà a fare sperimentazione, se non si comincerà a studiare seriamente i nuovi modelli di fruizione dei contenuti in rete, non si andrà certamente da nessuna parte.

L'immagine è di M. Harrell

lunedì, luglio 07, 2008

Me against the Police 



Molto azzardato questo mashup di Me Against the Music con il sempreverde Every Breath You Take, ma se non si osa qualche volta, non si trovano nuove idee. Alcuni passaggi sono davvero notevoli.

Reputazione Online e Link Popularity: riflessioni in libertà 


Esiste una relazione molto stretta tra Link Popularity e Reputazione on line, ma sono due concetti molto diversi fra loro.

Si può fare un parallelo tra le strategie di credibilità e quelle di visibilità on line. Se non si è visibili, non si può essere credibili, perchè la visibilità in rete è una condizione necessaria, ma non sufficiente per la credibilità.

Si può invece essere molto visibili, ma non altrettanto credibili.

Baldo, citando un post di Seth Godin molto interessante, critica simpaticamente il mio esperimento, arrivando ai risultati che auspicavo: far emergere le contraddizioni che ancora aleggiano sul termine "Reputazione".

Il tentativo di aumentare la propria visibilità in rete, non accresce la propria credibilità, ma nemmeno la intacca. La visibilità è un elemento vitale in rete, il tentativo di cercare di essere visibili è quindi del tutto legittimo, qualunque ne sia la ragione. La visibilità è un elemento fondamentale come l'ossigeno per un essere vivente.

La credibilità si forma e si alimenta creando Capitale Sociale, mentre la si perde, se il Capitale Sociale viene intaccato.

La credibilità può invece essere lesa quando il tentativo di ottenere visibilità risulta fine a se stesso, quando non crea valore e quando l'attività per ottenere visibilità viene ritenuta ingannevole o quando ancora c'è un forte gap tra la creazione delle aspettative e le esperienze reali.

E' del tutto evidente che si parla sempre di percezioni personali che dipendono quindi dalle proprie aspettative e da tantissimi altri fattori.

Occorre anche essere consapevoli che solitamente chi cerca visibilità in rete (una persona, un'organizzazione, un'impresa) ha spesso in mente dei pubblici di riferimento (amici, clienti potenziali....) e che quindi le azioni in rete che sottendono la gestione della presenza on line, possono avere differenti riscontri in funzione dei differenti pubblici. Tale gestione implica necessariamente il dover fare delle scelte che possono scontentare qualcuno.

I tasselli che compongono la reputazione sono quindi tanti e diversi; è un concetto molto complesso che richiede di non essere banalizzato.

L'immagine è di Rentaseo

domenica, luglio 06, 2008

Non guardare quel programma (Social Extended Tv) 


La TV è un'esperienza sociale, molto spesso si guardano i programmi in compagnia.

I broadcaster stanno osservando i Social Media con grande attenzione per cercare di creare per il futuro esperienze di fruizione di maggiore soddisfazione.

Stavo preparando una lezione sulla Tv Interattiva e mi sono imbattuto nuovamente in questa interessante presentazione di Noor Ali Hassan, che non avevo segnalato in passato.

Provvedo a farlo ora.

Dov'è la passione? 



Dov'è la passione? La pubblicità è diventata routine, esercizio di stile, manierismo.

Un bellissima lezione di vita di Benjamin Zander sull'arte, la musica la passione, la leadership e la comunicazione emozionale.

sabato, luglio 05, 2008

Fiducia Last Minute? (Si parla ancora di reputazione online) 


Si conclude l'esperimento se ti fidi feedati, con dei risultati assolutamente prevedibili, tanto è vero che qualcuno di voi ha perfettamente indicato nei commenti al post, come sarebbe andata a finire.

La variazione in termini di sottoscrittori rispetto al giorno prima dell'esperimento è di sei persone. Chi segue un blog lo continua a fare fino che troverà dei contenuti di suo interesse.

Come ogni esperimento di questo blog, si tratta solo di un pretesto per tornare a parlare di un tema caldo, caldissimo: la reputazione online.

Non è per nulla scontato, occorre rimarcare nuovamente la differenza tra il termine Link Popularity (che è comunque un elemento della reputazione online) con il concetto stesso di Reputazione Online. I due termini non devono essere confusi. E' evidente che la link popularity è un'indicatore che non può in nessun modo essere utilizzato come un proxi per esprimere la valutazione della reputazione on line, ma questo lo sapevamo già.

Con questo post vorrei aprire un nuovo filone di esplorazione, relativo agli strumenti per l'analisi dell'Online Brand Reputation.

Prima di farlo un'avvertenza. Occorre chiederci chi è il soggetto di cui ci occupiamo, perchè la problematica della reputazione online di una singola persona che cura un blog personale o che è presente in diversi network sociali è evidentemente molto differente da quella di un'organizzazione, (un'impresa o un'istituzione).

Non possiamo più parlare genericamente di online reputation se non cominciamo a distinguere tra presenza on line finalizzata e presenza online non finalizzata. Chi apre un blog, o è presente attivamente sui Social Network per motivi personali 0 ludici, non ha gli stessi obiettivi di chi invece considera la reputazione come un asset per la propria attività professionale o di business (un esponente politico, un attivista, un'impresa, un'organizzazione).

Fatta questa premessa si rendono necessarie altre precisazioni per chiarire l'ambito di riferimento dell'analisi.

Il primo elemento della reputazione on line è l'Online Identity, che è costituita da quella parte di identità che una persona, un'organizzazione o un'impresa decide di portare on line. E' un tema molto complesso su cui mi riprometto di tornare a scrivere, perchè non è possibile affrontarlo in un solo post.

Quando parliamo di Online Identity, dobbiamo cominciare a distinguere tra quella individuale (di una persona) e quella collettiva (di un'organizzazione), perché gli elementi che la connotano possono essere molto differenti nei due casi.

Qualcuno ha definito l'Online Reputation Management (ORM) l'attività di gestione della propria reputazione in tutti gli ambienti online.

Tale attività può divergere in funzione di chi la gestisce (una persona o un'organizzazione).

Nel caso di professionisti associati, di società di piccole dimensioni, di micro organizzazioni, ci può essere una convergenza tra identità personale e quella collettiva.

Come ha fatto notare Huch Carpenter (vedi immagine) , più è piccola la dimensione di una società o di un'organizzazione e più facile che le identità personali e professionali siano legate. Se aumentano le dimensioni, le identità potrebbero essere separate.

Per queste ragioni, d'ora in poi se si vorrà affrontare in modo compiuto il tema della reputazione on line sarà necessario specificare:
  • le caratteristiche del soggetto (individuale o collettivo)
  • le motivazioni che lo portano on line (finalizzate o non finalizzate)
  • gli elementi della sua online identity
  • le caratteristiche delle interazioni sociali
  • i risultati delle interazioni sociali
Ritengo che le controversie attuali in tema di reputazione online, dipendano in parte da una non sufficientemente chiara determinazione dell'ambito di analisi. Non è infatti in nessun modo possibile accomunare un "diario personale" pubblicato online con un "Corporate Blog"

Se vorremmo concentrarci sugli strumenti di misurazione dovremo prima chiarire, il soggetto e l'oggetto di misurazione.

Spero di avere lanciato qualche stimolo per far proseguire la conversazione.

mercoledì, luglio 02, 2008

Se ti fidi, feedati 


Non si è influenti se si appare in una classifica, ma se si riesce a modificare una percezione, un atteggiamento o se si riesce indurre qualcuno all'azione.

Vorrei fare un piccolo test, per questo vi chiedo una piccola cosa. Se vi piacciono i contenuti di questo blog, iscrivetevi al feed.

Riporterò i dati di quest'ennesimo esperimento interattivo.

Il modelli di business dell'agenzia di comunicazione del futuro 


Se doveste chiedere a qualcuno quali potrebbero essere i modelli di business di un'agenzia di comunicazione del futuro a chi lo chiedereste?
  • Ad un pubblicitario?
  • Ad un cliente?
  • Ad un consulente?
  • Ad un ricercatore?

Tutte queste persone avrebbero sicuramente qualcosa di interessante da dire, ma forse meno utili delle indicazioni di una società di Venture Capital come Sequoia Capital, una deile più importanti al mondo, che in questa bella presentazione risponde ad una domanda molto semplice:

Come dovrebbe essere un'agenzia di comunicazione per potere essere finanziata?

Update: Sembra che questa presentazione sia stata rimossa da chi l'aveva inserita su Slideshare. Per trasparenza, non cancello questo post, anche se senza le slides perde tutto il suo significato.

L'evoluzione dello spot 



Non si tratta solo di essere creativi, ma di lavorare profondamente sulla ricerca di nuovi format di comunicazione per raccontare una marca in modo originale, uscendo dai modelli consolidati: lo spot, il video virale costruito per sorprendere, ma che ha poi una vita breve e rischia di non accrescere il valore della marca.

Molto bello il lavoro (premiato a Cannes con un Lion di Bronzo) dell'agenzia Dentsu di Tokyo (via culture buzz), che riesce a raccontare in modo magistrale un'esperienza sensoriale con il cioccolato.

I creativi dell'agenzia Dentsu, riescono ad inserire perfettamente i valori del brand all'interno della struttura narrativa del video, così come era già successo per il celebrato video di Cadbury dell'agenzia Fallon, attraverso una perfetta esecuzione del brand concept.

Il video si ispira ad uno dei tanti reality show molto seguiti in Giappone da un pubblico femminile trentenne i cui protagonisti cercano di inserire un nuovo record nel Guiness dei Primati.

Coerenza, racconto emozionale, sono gli elementi di questo bellissimo commercial.

martedì, luglio 01, 2008

Popolarita ad ore e Blogbabel 

Se tutto va bene, il giorno 18 luglio, Blogbabel si ripropone a chi è interessato alla "misurazione dei blog."

In pochissimi mesi la conversazione sulla reputazione, credibilità, autorevolezza, influenza dei blog è andata molto avanti e il livello di scetticismo sugli strumenti attuali di misurazione è molto cresciuto, ma non è questo il punto.

Alle aziende non importa assolutamente nulla di sapere chi sia il blog più autorevole, ammesso che si trovi un sistema di proxi in grado di definirlo, quanto di comprendere quali e quante conversazioni che le riguardano hanno luogo nella blogosfera relativamente ai loro prodotti a quelli dei loro concorrenti e a temi di loro interesse.

Le aziende che stanno lavorando per la misurazione della brand reputation hanno già trovato un mercato interessante, chi invece ha deciso di concentrasi sull'ego ipertrofico delle blogstar dovrà accontentarsi di un po' di visibilità, che con grande probabilità non riuscirà a monetizzare.

The content was the king 


Si è sempre detto che il contenuto e la qualità della visione dei programmi sono due elementi centrali per la televisione generalista.

Non si può affermare che non sia più così, ma oggi contenuti e qualità di visione sono due condizioni necessarie ma non sufficienti per la competizione per l'attenzione dei pubblici.

Abbiamo visto recentemente come il contenuto anche quello più pregiato può diventare una commodity quando è disponibile su diverse piattaforme. I grandi content provider internazionali stanno vendendo i loro contentuti a chiunque sia in grado di pagare. Le esclusive sono solo alla portata della pay tv.

I broadcaster generalisti stanno tornando a produrre una maggiore quantità di programmi, non solo per poter disporre di contenuti esclusivi, ma anche per poter gestire i diritti secondari, quelli legati al web e alle altre piattaforme di distribuzione.

Perchè la tv generalista sta investendo così poco su uno degli elementi più importanti: la TV Experience?

Sky sta lavorando molto intensamente oltre che sulla programmazione anche sull'esperienza di fruizione dei programmi, mySky, Sky Hd, ne sono solo due esempi, per non citare il grande sforzo portato avanti da alcuni canali delle piattaforme Sky per la definizione di identità precise e riconoscibili (channel branding).

Mediaset, Rai e La 7 sono invece più indietro da questo punto di vista, nonostante siano ben consapevoli che la competizione si sposterà ben presto su alcuni aspetti su cui finora si è lavorato poco:
  • una migliore guida ai programmi (EPG), perchè è dalla qualità della guida che comincia l'esperienza televisiva (chi ha il digitale terrestre sa a cosa mi riferisco)
  • una decisa integrazione tra le diverse piattaforme attraverso ciò che viene definito extended tv experience, allargando ancora di più l'esperienza a supporto della programmazione.
  • l'attivazione e la gestione delle community televisive intorno ai programmi
E' proprio la progettazione della tv experience uno dei cavalli di battaglia delle piattaforme emergenti (IpTv e Web Tv).

Man mano che gli utenti passano più tempo in rete, diventano sempre più esigenti quando tornano a "guardare la tv", questo almeno, è il mio caso.

Sono un grande "consumatore" di contenuti generati dagli utenti, ma sinceramente non riesco a vedere più di cinque minuti della programmazione di Current Tv sul satellite. Dal mio punto di vista l'esperienza degli UGC senza la possibilità di scegliere i contenuti, commentarli, segnalarli agli amici è dimezzata.

La tv experience è la somma di tanti elementi, la qualità del contenuto, ma anche l'accesso allo stesso, l'usabilità dell'interfaccia, i gradi di libertà lasciati all'utente.

C'è solo una strada per progettare esperienze televisive memorabili, conoscere i propri pubblici. E' da li che occorrerebbe partire.

Fonte dell'immagine: Gerd Leonhard.
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