giovedì, dicembre 20, 2007

Auguri appassionati 


Questo è l'ultimo post, per quest'anno. Mi concedo un periodo di riposo per leggere, meditare e progettare le attività per il 2008.

Il 2007 è stato un anno di grandi soddisfazioni. Ho conosciuto attraverso questo blog, tante persone che mi hanno fatto crescere, con cui ho scambiato idee ed emozioni.

Vi auguro di realizzare tutti i vostri sogni ed un anno colmo di passione per tutto quello che andrete a fare.

Buone Feste a tutti.

L'immagine è di Toshio

mercoledì, dicembre 19, 2007

Free: il prossimo libro di Chris Anderson? 



Nel corso del recente Nokia World 2007, Chris Anderson ha anticipato i contenuti del suo prossimo libro, il cui titolo non è stato ancora confermato, ma che dovrebbe essere FREE.

Qui trovate la registrazione video del suo intervento.

Prodotti emozionali 


Ci sono dei prodotti che assomigliano a dei cuccioli. Sono li sullo scaffale di un negozio e sembrano che ti parlino e ti chiedano con voce sommessa "portami a casa". Sono i prodotti emozionali.

Ce ne sono diversi e hanno la funzione di gratificare il cuore, strappare un sorriso e dare qualche minuto di microfelicità ad un costo limitato. Sono prodotti che danno gioia a chi li regala e a chi li riceve.

Mia moglie ha scoperto la Chocopirina, una medicina per l'anima più che per il palato. Ne ha regalato una confezione alla suocera, una al medico di famiglia, una al pediatra e sembra che la lista sia ancora lunga.

Basta fare un giro in rete, per accorgersi che questo prodotto creativo è un successo. Emozioniamo?

Green Marketing 

Sono oramai diverse le ricerche che rivelano che i temi ambientali sono importanti per il mercato, per questo molte imprese più o meno sinceramente, stanno percorrendo la strada del "green marketing" e del "green advertising".

E' importante essere consapevoli che la coscienza ambientale non è un add on, non va usata solo in termini pubblicitari, perchè il mercato non risponde ad un simile approccio superficiale, come rileva BrandWiki che cita uno studio della società inglese Evo.

Un'offerta di prodotto di un'impresa eco-compatibile ha più facilità di entrare nella mappa delle preferenze di alcuni segmenti di clientela, ma deve anche essere competiva.

At a time when global warming is increasingly referred to in the present tense, one would think that such ads would make it easier for socially aware consumers to make their next purchasing decision. But one would be wrong. A recent survey by the U.K. based marketing consultancy Evo makes a convincing case that consumers don’t trust such messages. And in many cases, there is ample reason to be skeptical. First of all, it’s important to place social responsibility on the proper hierarchy of consumer considerations. Only after functional factors like necessity, price, convenience, quality and awareness are met will consumers consider so-called emotional needs like fashion, values, concern and loyalty. And only after that will they start to think about whether a brand is responsible or not, something that takes place on the “self-actualization level.”

La coscienza ambientale non crea necessariamente un premium price

The headline is social responsibility is simply not an issue when it comes to purchase decisions,” said Nicola Lindsey, svp of Evo in New York. “It has to be a case of all things being equal.” Lindsey added that while consumers tend to feel good when they buy something tagged as socially responsible, the same is not true in the converse: Consumers don’t feel bad if they don’t buy it. Say you’re considering buying an eco-friendly diaper, but conclude it’s way too expensive. While you may fight some guilt, overall you’ll feel that you made a solid, budgetwise decision.

La comunicazione "verde può essere un'arma a doppio taglio se non si è sinceri

Corporations have the same problem that politicians do: Drawing attention to your good deeds only makes those deeds more suspect. “If anything, corporate social responsibility is viewed negatively,” the report notes, like “global monoliths cleaning up their act after wrongdoing.” Lindsey gave as an example BP, which has won plaudits for its “Beyond Petroleum” campaign that shows the company leading the charge to find new, cleaner sources of energy. That green-tinged global ad campaign seems to be smart branding since it addresses the main argument against BP—global warming—in a positive way. In theory, anyway. Evo found that consumers aren’t dumb: They know BP is still an oil company and “part of an industry where there’s nothing ethical about the industry as a whole,” Lindsey said. A word of caution is in order. Evo’s report is based on a very small sample—just 70 people in the U.K. But similar studies in Spain and China yielded similar results. Moreover, it’s possible that Americans are more gullable than their European counterparts. After all, genetically modified food is a huge issue over there that’s about as well known here as Cliff Richard. (Evo is planning a similar study in the U.S. next year.)

Occorre tenere presente che le persone oggi tendono ad informarsi on-line


I know when I put any kind of thought into a purchase, I tend to research it online. And do I want to read the good stuff? No. I gravitate to the most critical commentaries I can find. Since a good book can take eight or more hours of my time, for instance, I want to see what the one-star reviewers in Amazon have to say about it.
I don’t think the average consumer will put a lot of effort into researching Barneys green claims; many bloggers are already quite skeptical. And if Barneys, Aveda or Bank of America ever gets caught on the wrong end of some environmental issue, it will probably negate all that advertising.

Quale soluzione?


Personalmente ritengo che non si debba mai cavalcare un tema perchè è di moda. E' assolutamente inutile inventarsi un'orientamento al cliente, una coscienza ambientale, un'attenzione alle persone che non si ha.

Per queste ragioni spero che si smetta di utilizzare una volta per tutte, il termine immagine aziendale (che trovo vacuo, superficiale ed ingannevole) e che si torni a lavorare sulla brand identity.

Grazie alla rete ti "sgamano" in 15 secondi.

L'immagine è di Ecosherpa

martedì, dicembre 18, 2007

Every car you chase 



Il noto mash up audio di Partyben già presente sui maggiori sistemi di videosharing viene ripreso da Vj Brewskii che ne propone una nuova versione video che dimostra nuovamente di essere un caposcuola nei mash up video.

Potete fare un confronto con le versioni video precedenti.

Marketing Trends 2008: dai pensieri alle azioni 


La rivista Advertising Age, ha raccolto una serie di tendenze per l'anno 2008.

Della maggior parte dei trend delineati nell'articolo ho già avuto modo di scriverne nel corso di quest'anno, vorrei invece soffermarmi su ciò che la rivista definisce una nuova "specie di marketer"

EMERGENCE OF THE 'RENAISSANCE MARKETER'

A new breed of marketing professional is emerging -- individuals with a holistic view of the world and extraordinary observational powers. These "renaissance marketers" will be part humanist, part psychologist, part anthropologist and part technologist. Cookie-cutter marketing will no longer survive as marketers must take a broader view of the consumer and customer. This includes the need to be socially responsible and to embrace key trends such as green.

Credo proprio di andare nella direzione descritta da Advertising Age.

Per l'anno 2008 sarà ultimato il mio modello di marketing olistico che presenterò prestissimo sul mercato e dedicherò una buona parte delle mie energie professionali a progetti di marketing sostenibile, turismo responsabile e di imprenditoria sociale, in modo che i miei pensieri enunciati in questo blog, si possano trasformare in azioni concrete.


Il 2008 sarà quindi l'anno dei casi e delle testimonianze e non solo dei pensieri.

L'immagine è di Extension Oregon State

domenica, dicembre 16, 2007

Swinging London 



Per favorire la produzione di nuove idee ci vuole un ambiente favorevole, aperto agli stimoli, internazionale come quello della Swinging London.

sabato, dicembre 15, 2007

L'importante è rimanere sempre in sella 

Un'altra straordinaria opera di Mattijn.

Advertology: La setta religiosa dei fabbricanti di spot 



Se la pubblicità non funziona è solo perchè tu non hai fede.

venerdì, dicembre 14, 2007

Le due facce del "consumatore" 

We want better ads 

Slogan & C. 


Uno slogan, riassume un'idea in una frase.

Uno slogan può essere ricordato.

Uno slogan può rimanere vivo nel tempo.


Cosa succede se dietro uno slogan non c'è nulla?


Fonte dell'immagine: Mec 3 Sardegna

Creare, aggregare, distribuire conoscenza, non persuadere 



Non sono sicuro che spingersi ancora più in la nella cultura della comunicazione orientata alla persuasione possa produrre risultati a lungo termine.

Mi piace questo vecchio spot di Lotus, che sintetizza molto bene, mio modo di vedere, alcuni principi della comunicazione realmente orientata all'utente.

Una buona parte della comunicazione di impresa viene ignorata perchè non crea valore per i destinatari a cui è rivolta.

Non si tratta di convincere qualcuno ad acquistare un prodotto o un servizio, ma di creare, aggregare, distribuire conoscenza per facilitare il processo di acquisto dei nostri clienti attuali e potenziali.

Il salto di paradigma non è insignificante.

L'utente evoluto 



L'utente evoluto è una spina nel fianco.
  • Guarda poco la televisione, è poco fedele, sceglie con grande cura programmi televisivi da vedere.
  • Confronta le informazioni leggendo quotidiani on line e blog attraverso gli aggregatori, per questo è spesso informato e quando partecipa a dibattiti mette in crisi i relatori con domande acute.
  • E' un consumatore molto esigente, la pubblicità spesso non riesce a raggiungerlo e quando lo fa, in rari casi riesce a convincerlo.
  • E' uno studente "ribelle", non accetta l'autorità costituita dei docenti, che devono provare sul campo di essere competenti e di saper trasmettere valore.
  • E' un lavoratore problematico, fa domande. Vuole capire le ragioni delle cose e questo mette in crisi molte organizzazioni gerarchiche che non sono abituate al confronto
L'utente evoluto è un knowledge worker, knowledge buyer, knowledge blogger, è possibile ancora evitarlo, non è una specie numerosa per il momento.

E' una vera spina nel fianco.

giovedì, dicembre 13, 2007

Ha un futuro l'Italia? 

Gli americani hanno ancora il sogno americano. L'Italia che sogno ha?

Molti Paesi emergenti hanno un piano di sviluppo. L'Italia lo ha?

Possiamo davvero ritenere poco realistico il ritratto del nostro Paese dipinto dal New York Times?

Non sono un ammiratore di Beppe Grillo, ma sono qui a chiedermi se esiste un progetto di sviluppo per l'Italia, per il lavoro, per le tecnologie, per l'ambiente, per l'informazione, ovvero per tutti i temi fondamentali.

Se esiste, io non l'ho visto e voi?

A proposito di imprenditoria sociale 



Anche Google (come altre grosse società che stanno crescendo in fretta), si rende conto dell'importanza dell'imprenditoria sociale e sta cercando di comprenderne le implicazioni.

Imprenditoria sociale 


Il ruolo di un'impresa è quello di produrre valore. Il profitto è indispensabile per favorire la crescita e lo sviluppo.

Da sempre sostengo che etica e profitto non sono necessariamente antitetici. Ci sono imprenditori che hanno superato la culturale della responsabilità sociale perchè l'hanno inglobata nei valori della loro azienda.

Si tratta dell'imprenditoria sociale, che si sta sviluppando negli ultimi anni e che così viene definita da Wikipedia:

Social entrepreneurship is the work of a social entrepreneur. A social entrepreneur is someone who recognizes a social problem and uses entrepreneurial principles to organize, create, and manage a venture to make social change. Whereas business entrepreneurs typically measure performance in profit and return, social entrepreneurs assess their success in terms of the impact they have on society. While social entrepreneurs often work through nonprofits and citizen groups, many work in the private and governmental sectors.

Grandi operatori della finanza come Charles Schwab ritengono che nei prossimi anni l'imprenditoria sociale, avrà uno sviluppo formidabile, tanto da creare una fondazione per favorirla.

E' un fenomeno ben descritto nel libro di David Bornstein, ricco di esempi e casi di successo.

Il Marketing sostenibile non sarà nei prossimi anni una delle opzioni possibili, ma una realtà di cui non potremo fare a meno, perchè ben presto ci toccherà fare i conti con gli effetti di uno sviluppo predatorio che sta distruggendo il nostro pianeta e che presto potrebbe avere grandi ripercussioni anche sulle economie dei Paesi cosiddetti avanzati.

mercoledì, dicembre 12, 2007

Ancora sulla pubblicità contestuale 

A proposito di contextual advertising 


Per ingrandire, cliccare sulla foto.

Fonte: Humour 200 ok

Lezioni di posa 


Fonte: FFFFOUND

Distruzione creativa 



Leggo da Wikipedia l'origine del termine Mash up.

Il termine mash-up o mashup (da mash it up) deriva dal creolo giamaicano, e significa distruggere. Impiegato originariamente in ambito musicale per indicare un evento o una performance di alto livello, è stato allargato a tutti gli ambiti musicali, nonché a quello dei videoclip ed a quello informatico, seppure con una diversa accezione.
  • Mash-up (musica) Un tipo di brano musicale composto interamente da parti di altri brani
  • Mash-up (video) Un filmato costruito o editato in audio o video con parti di altri filmati
  • Mash-up (informatica) Un sito o un'applicazione web di tipo ibrido, cioè tale da includere dinamicamente informazioni o contenuti provenienti da più fonti.
Mi piace pensare che ci sia un riferimento all'innovazione come forza di creazione distruttiva (Joseph Schumpeter).

"La maggior parte delle creazioni dell'intelletto o della fantasia scompaiono per sempre dopo un tempo che varia da un'ora a una generazione; per altre invece non accade così. Esse soffrono eclissi, ma poi tornano, e tornano non come elementi irriconoscibili di una eredità culturale, ma nel loro abito individuale e con le loro cicatrici personali che la gente può vedere e toccare. Queste sono le creazioni che possiamo dire grandi, e non è uno svantaggio che questa definizione unisca insieme la grandezza con la vitalità".

Non c'è futuro senza memoria.

Le dimensioni contano in comunicazione e nella consulenza? 


Spesso leggo nei siti o nelle brochure delle grandi società di consulenza o in quelle dei grandi gruppi pubblicitari l'evidenza delle dimensioni quale fattore di successo sul mercato, ma è veramente così o meglio lo è ancora?

Ogni giorno vedo sempre di più affermarsi strutture di piccole e medie dimensioni che grazie ad un approccio aperto hanno creato un sistema fitto di alleanze e collaborazioni in grado di offrire prodotti e servizi anche molto sofisticati.

Concordo con l'opinione di Marc Brownstein quando scrive a proposito delle agenzie di comunicazione:

In our industry, small means insufficient. Small agencies are meant for small clients. Small means few resources. Small means not enough people to serve clients. Unstable as a business. Lack of depth in research, account management, creative, public relations.

Not large enough to handle my big account. Why should I work for your shop when I can join a huge one that has so much more? I could go on and on.
Of course most of these perceptions are just that. Truth is, most agencies with less than 100 employees have tremendous firepower. Are more nimble than the behemoths. Can outthink a large shop on any given day. Are very profitable as an ongoing business entity. Etc, etc.

Quale è il significato di piccolo in un'economia di rete? Non vogliamo trovare dei parametri più significativi?

L'immagine è di Knifed.net

lunedì, dicembre 10, 2007

Nel giusto contesto 



La cosa più difficile non è produrre contenuti, ma di comprendere il perimetro del framework per inserirli nel giusto contesto.

Questioni personali? 

Prendete due avvocati, uno della difesa ed uno che rappresenta la pubblica accusa. Li troverete in aula che si attaccano duramente, ognuno rappresenta una tesi da difendere o da portare avanti. Finito il processo, eccoli al bar che prendono insieme il caffè. Sono professionisti e fanno il loro lavoro, nothing personal.

Gli avvocati sono la massima espressione della dialettica, il confronto anche aspro, ma in cui ci sono delle regole e in cui si rispetta l'avversario fa parte delle regole del gioco. (Idealmente è così, se poi nella realtà non sempre avviene è un altro paio di maniche).

In Italia manca la cultura della dialettica ed ogni divergenza è sempre una questione personale.

Io mi arricchisco culturalmente leggendo soprattutto i blog e i forum che hanno posizioni che non condivido. Molto spesso nei miei commenti esprimo il mio dissenso motivato, qualche volta anche io mi irrito per le critiche ricevute pur consapevole che questo è un atteggiamento profondamente sbagliato.

La cultura della personalizzazione e dell'on demand tende a radicalizzare le posizioni, solitamente ognuno ama leggere i contenuti e le opinioni con cui è tendenzialmente d'accordo e questo non è un bene.

Anche nel mondo professionale, un cliente che cerca fornitori e consulenti pronti ad assecondarlo sempre e comunque non porta avanti i suoi interessi, ma nutre solo il suo ego.

Il dissenso non deve essere sempre preso come attacco personale, non sempre lo è, spesso anche io me lo dimentico.

Le persone che non sono d'accordo con noi in moltissimi casi partono da presupposti diversi dai nostri. Nella vita privata come quella professionale, non ci farebbe male recuperare gli insegnamenti dei grandi maestri della dialettica.

Se questi pensieri sono così ovvi, perchè ho sentito il bisogno di scriverli?

domenica, dicembre 09, 2007

Perchè non si può parlare di innovazione e comunicazione 


Un mio caro amico e buon consulente, mi ha detto che in Italia non si può parlare di innovazione, non perchè il termine sia abusato, non è quello il problema, ma perchè irrita, innervosisce e spaventa.

Il termine innovazione evoca dei sentimenti di grande ansia, soprattutto nel mondo della comunicazione.
  • Vuoi dire che quello che ho fatto fin'ora è sbagliato?
  • Ma adesso che tutto si può misurare perderò il mio post in agenzia?
  • Ma chi me lo fa fare di abbandonare quello che per tanti anni ha funzionato perfettamente?
  • Perchè dovrei provare e se poi non funziona?
Un'altra mia buona amica, mi dice che chi fa innovazione per davvero, spesso agisce in silenzio per non farsi scoprire e boicottare e per poter proseguire nel lavoro senza troppi bastoni tra le ruote, per questo il tema è tabu e deve essere "diluito".

Parlare di cambiamento costante come propulsore allo sviluppo aziendale, appare più tranquilizzante?

L'innovazione nella comunicazione, salvo rarissimi casi non è mai radicale e passa attraverso una serie di atteggiamenti che spingono al cambiamento in modo naturale e costante:
  • la capacità di osservare empaticamente la realtà in evoluzione
  • la capacità di sintesi (analisi di quale siano i cambiamenti realmente rilevanti)
  • la capacità di trasferimento delle conoscenze (a chi è meno orientato al cambiamento)
  • la capacità di fissare nuovi obiettivi e nuove metriche
  • la capacità di integrare vecchio e nuovo in modo coerente
Se il cambiamento è vissuto nel quotidiano come una costante, è sicuramente meno traumatico e più gestibile. Ecco perchè non bisogna più parlare di innovazione se questo comporta traumi, fintanto che non si ha imparato a comunicarla.

Cultura condivisa 



Lo vedi, se vuoi, le differenze possono creare valore. Alla fine se ci si apre si può creare una nuova cultura condivisa che inglobi diversi linguaggi, diverse visioni, con risultati straordinari.

Il mash up video è di Vj Brewskii - Audio Mix di Dj Top Cat

venerdì, dicembre 07, 2007

Serendipità 



Il film

In un'indaffarata giornata di shopping invernale, Jonathan Trager incontra Sara Thomas quando entrambi cercano di comprare lo stesso paio di guanti. Come due perfetti estranei nella caotica New York, le loro vie si incrociano nella pazza corsa ai regali delle feste natalizie e sentono una mutua attrazione. Nonostante il fatto che ognuno dei due sia coinvolto in un'altra relazione, Jonathan e Sara trascorrono la serata passeggiando insieme per Manhattan. Ma al sopraggiungere della notte, i due sono costretti a fare qualche passo avanti. Jonathan, innamorato cotto, le suggerisce di scambiarsi i numeri telefonici, ma Sara rifiuta e gli propone che sia il fato a guidare il loro futuro. Se loro sono destinati a stare insieme, gli dice, troveranno il modo di rientrare l'uno nella vita dell'altra.

La maggior parte del film si svolge nei seguenti sette anni, e consiste in una vasta serie di "quasi coincidenze" che portano i due romantici ragazzi quasi ad unirsi, senza mai riuscirci. Ad esempio, uno dei due personaggi protagonisti si vede entrare in un edificio nello stesso istante in cui l'altro esce da un'altra porta dello stesso edificio, e così via.

Il film è stato denominato così dal ristorante "Serendipity III" (ristorante realmente esistente, vedi la foto nel post precedente a questo), presente anche nel film come il luogo dove si è avuto il primo appuntamento fra i due personaggi principali. Ma soprattutto, la trama del film è una delle tante dimostrazioni della Serendipità intesa come lo scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra.

Il caso spesso assume un ruolo importante anche nella migliore delle pianificazioni.

Targeting, targeting 


Stiamo entrando nell'era dell'on demand e della personalizzazione dei palinsesti.

Ognuno potrà scegliere i programmi che preferisce ed approfondire gli argomenti a cui è maggiormente interessato.

Le imprese potranno in futuro comunicare in modo sempre più preciso con offerte sempre più rilevanti per le audience identificate.

Il rischio c'è ed è quello di trascurare target potenziali che non sono stati considerati.

Ci vorrebbe un maggior equilibrio tra targetizzazione e serendipità, per questo sono nuovamente d'accordo con Adliterate.

But serendipity of this sort is disappearing precisely because of the technologies and targeting that we believe is making our lives easier and more fulfilling. This is particularly marked by the culture of ‘on demand’, whether the immediate gratification of our entertainment desires is served by PVR’s, i-players, listen again services, search engines, recommendation engines to and I guess even specialist TV channels and radio stations.

Heaven forbid that we might actually experience something these days that we didn’t already know that we liked!

I think that the key challenge in entertainment in the near future will not be the delivery of enough of a content long tail to make on demand services work for people (critical for the burgeoning on demand TV services), nor the navigation systems that will help unite people with the stuff they already know that they like. But tools that reintroduce serendipity into our entertainment lives, tools that help us discover the stuff we never knew we were interested in.

Incidentally, I believe it is increasingly the role that the generalist offerings of the BBC in the UK are beginning to play, not least TV channels like BBC4 which might easily be repositioned as the serendipity channel.

And there may be a parallel in targeting or rather the lack of it. Modern marketing believes that the more that you can relevantly target communications the better, for advertiser and audience alike. Now let’s leave aside the crass assumptions that most targeting is based on and that simply serve to increase irritation at the breathtaking arrogance and intrusiveness of so called personalised communication, and simply dwell on what we used to call wastage.

In advertising we have always had a sneaky suspicion that a bit of wastage was a good thing, just incase we had got our targeting wrong. Well might I suggest that we re-define this not as wastage but as the part of the budget left for serendipity. That’s the bit of money that brands should spend taking to people that neither the brand nor they themselves know are in the market for the product or service yet.

So whether your interest is in finding new customers or finding new music. Leave some time and technology to dedicate to the endangered delight of serendipity.

Per raggiungere il punto che non conosci, devi prendere la strada che non conosci
San Giovanni della Croce - La sfida della complessità a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti - Feltrinelli

Un uomo felice, grazie alla pubblicità 



Dovrei essere felice oggi, molto felice. Estremamente felice.

E' arrivata Allianz a portarmi il sole nella mia vita e lo fa con uno spot che riprende un grande classico di George Harrison.

Lo so che ci sono molte persone che hanno apprezzato la creatività, ma non è questo il punto. Io sono insoddisfatto di questo spot e le ragioni sono le seguenti:
  • Come pensa Allianz di mantenere le promesse dello spot?
  • Come fa a promettermi la felicità se non mi conosce nemmeno?
  • Quali sono le ragioni per cui io dovrei considerare l'azienda per un'assicurazione?
Forse sono in minoranza, ma desiderei uno spot meno generico, più rilevante e preciso che mi dica cosa l'azienda possa fare di concreto per migliorarmi la vita, altrimenti per il prossimo spot sarà meglio utilizzare come colonna sonora un altro classico, però italiano.

giovedì, dicembre 06, 2007

Are creatives bad? 



Sarebbe ingiusto affermare che il livello di creatività italiana non sia buono. I problemi sono altri e l'ho sempre affermato.

Ringrazio Alex, per avermi invitato a Creatives are bad , mostra sulla comunicazione rifiutata.

E' stato molto piacevole incontrare vecchi amici e conoscere nuove persone, ma anche vedere ottime proposte creative rifiutate dai clienti per i motivi più differenti (mancanza di coraggio, incoerenza, o senza alcuna ragione).

Chiacchierando con i presenti abbiamo convenuto che mancanza di coraggio a parte, il difetto più grave da parte dei responsabili della comunicazione in azienda nel nostro Paese è la mancanza di autoironia.

Un'idea semplice come quella di Cheddar Vision (segnalatami dagli studenti del master della Televisione Digitale) probabilmente difficilmente sarebbe stata accettata da un'azienda italiana.

Con un budget limitato, il progetto ha portato ad un produttore di formaggio in meno di un anno oltre 1.7 milioni di contatti, di persone interessate a vedere in tempo reale il processo di maturazione di una forma di formaggio. Anche i media hanno contribuito facendo da cassa di risonanza.

Un video sulla stagionatura del formaggio cheddar è stato da poco inserito su You Tube ed è anche possibile iscriversi al fan club per ricevere aggiornamenti per mail. Molto carina l'idea di depositare il dominio .tv e di creare una pagina su Myspace ed un gruppo su Facebook.

Are creatives bad? no, in molti casi Companies are scared to try something different.

mercoledì, dicembre 05, 2007

Nelly torna a casa 



Un altro straordinario mash up di Vj Brewskii audio remix di Schrapnel.

Progettare le esperienze 



Confesso che è sempre emozionante sentire parlare Philip Starck (anche quando si esprime in inglese)

Il buon design unisce funzionalità ad emozioni sia che si tratti di un oggetto di arredamento, di una piazza o di un'esperienza interattiva.

I buoni designer sono fini narratori che non smetteremmo mai di ascoltare, non per quello che dicono, ma per la loro visione del mondo.

La torta 


Dicono gli anglosassoni: you can't have the cake and eat it.
Tradotto: non puoi usare il doppio binario nel linguaggio, quando parli di marketing e non aspettarti reazioni da una parte o dall'altra dei tuoi pubblici.

Si può e si deve anche essere molto critici nei confronti del marketing, ma non ci si può aspettare di piacere in egual misura a chi il marketing lo fa e a chi il marketing lo avversa.

Gli anglosassoni dicono anche: always remember where you come from.

martedì, dicembre 04, 2007

Slow motion 


Slow Motion from Fabian Mohr on Vimeo.

Lasciati rapire dalle immagini e goditi un momento di assoluto relax. Ho trovato questo video e non potevo non condividerlo. Va guardato a tutto schermo.

I migliori video di Marketing Usabile 


Qualcuno dei lettori di questo blog, sembra apprezzare i video selezionati e qui proposti.

Per poterli rivedere senza doverli cercare nei diversi post, ho inserito sul lato destro del blog un widget che porta direttamente al canale webtv di Marketing Usabile: Oltre lo spot.

Enjoy.

La riforma della televisione 



Si parla tanto della riforma della televisione, in ottica prettamente politica. Ma il vero dibattito sui contenuti è inesistente, ci stavo pensando oggi, mentre facevo lezione al Master della Tv Interattiva dell'Università Statale.
  • Quale è il ruolo della televisione pubblica nell'era del digitale?
  • Come cambia il servizio pubblico e come si differenzia dal servizio al publico?
  • Come garantire una maggiore pluralità
  • Quale il ruolo della televisione nella formazione della coscienza del cittadino italiano ed europeo?
  • Come misurare la qualità dei programmi?
Ma di queste cose e di tante altre ne vogliamo parlare sul serio o continuiamo a girarci intorno? Perchè continuiamo a citare l'esempio della BBC se poi non impariamo nulla dalla loro esperienza relativamente al modo di gestire la transizione al digitale?

Il video risale a quest'estate, ma serve solo per dimostrare la qualità del dibattito che in Inghilterra ha avuto luogo e che continua ancora.

La RAI è un'azienda in cui ci sono tanti talenti che non riescono ad esprimersi per colpa della politica.

Cosa dobbiamo fare per avere una televisione migliore?

Customer Service: il film 

La cultura del servizio al cliente 


E' un tema importante. Da quando ho iniziato ad interessarmene, circa 11 anni fa, mi sembra che sia cambiato davvero pochissimo in Italia.

Per chi ritiene che io stia esagerando, basta prendere un articolo del 1995 come questo per verificare quanto le raccomandazioni siano ancora attuali.

Ne riporto qui i punti fondamentali.
  1. Management must make the measurement of service quality and feedback from the customer a basic part of everyone's work experience. This information must be available and understood by everyone, no matter what their level. The entire organization must become obsessed with what the customer wants.
  2. Be very clear about specifying the behavior that employees are expected to deliver, both with external customers and their coworkers.
  3. Explain why giving excellent customer service is important -- not only for the company, but for the world. What does your company do that makes life easier for everyone? What does your product or service add? Be sure to include this in the reasons for achieving customer service excellence.
  4. Create ways to communicate excellent examples of customer service both within and outside the company. Institute celebrations, recognition ceremonies, logos, and symbols of the customer service culture and its values. This is where you want the mugs, buttons, and banners. Have a customer service bulletin board to feature service incidents that were special. Seize every opportunity to publicize the times when employees do it right.
  5. Indoctrinate and train everyone in the culture as soon as they are hired. Disney is famous for this. It puts all newcomers through a "traditions" course that details the company history with customer relations and how it is the backbone of Disney. Your orientation program is a key part of the ultimate success of your customer service efforts. Make sure that it contains more than an explanation of benefits and a tour of the facilities. It can be an important element in planting the customer service culture of the company so it can flourish and grow.
  6. Encourage a sense of responsibility for group performance. Help employees see how their performance affects others. Emphasize the importance of "internal customer service." Help everyone to see that if you don't serve each other well, you can never hope to serve your ultimate customer.
  7. Establish policies that are "customer friendly" and that show concern for your customers. Eliminate all routine and rigid policies and guidelines. Knock yourself out to be a company that is easy to do business with. Never let your customer service representatives say, "Those are the rules I have to follow; there's nothing I can do about it." There is always a way to satisfy the customer. You must give your employees the power to do so.
  8. Remove any employees who do not show the behavior necessary to please customers. Too many companies allow frontline service representatives to remain on the job when they are not suited to a customer service position. If employees don't want to serve the customer in the best way possible, document their behaviors and use this information to help them change or to move them to areas away from customer interaction.
Sembra fantascienza vero?

lunedì, dicembre 03, 2007

Si può inventare la cultura del servizio? 


Vorrei tornare nuovamente sull'argomento servizio al cliente, visto che è un tema a mio parere incandescente.

Ci sono diverse imprese che investono notevoli risorse in piattaforme di CRM che sono destinate a non dare alcun beneficio se non vengono utilizzate nel quadro di una cultura condivisa di orientamento al servizio al cliente.
  • Un amico che lavora come direttore finanziario di un'importante azienda mi ha raccontato di essere molto coccolato dalla banca con cui lavora, mentre sua moglie che ha un conto in un'altra filiale della stessa banca è trattata con sufficienza perchè l'ammontare medio che ha sul conto non è particolarmente elevato.
  • Oggi mi capita di avere necessità di richiedere un'informazione ad uno sportello universitario e ho a che fare con un'impiegata particolarmente scortese che mi apostrofa in malo modo, perchè l'avrei disturbata, mentre sta lavorando. Le faccio notare che anche io sto lavorando, essendo un docente e che trovo intollerabile che qualcuno possa essere così villano. Me ne vado prima di vedere la sua reazione, perchè mi irrita il fatto che gli studenti e i docenti abbiano due livelli di servizio differenti. Mi ero rivolto allo sportello studenti, avendo bisogno di un'informazione di carattere generale. Fino ad ora essendomi sempre presentato come docente, non ho avuto mai alcun problema. Perchè due pesi e due misure?
La differenziazione del servizio discrimina il livello del servizio in funzione delle capacità di spesa del cliente. E' normale che chi viaggia ad esempio in prima classe, possa godere di benefici aggiuntivi, ma non per questo è tollerabile che un cliente che viaggia in economy class, venga trattato male.

In Italia, troppo spesso, i buoni clienti vengono vezzeggiati e tutti gli altri ignorati.

Mi capita che per motivi non dipendenti dalla mia volontà, una task di un progetto a cui ho lavorato non si è potuta concludere interamente. Mi chiama il cliente e con imbarazzo mi richiede un'estensione del progetto, sottolineando l'importanza del gruppo industriale a cui appartiene e facendo leva sulle relazioni future, (leggi sulla possibilità che mi vengano assegnati ulteriori progetti).

Faccio notare che sicuramente la richiesta di estensione del progetto verrà da me presa in considerazione, ma non per motivi relazionali o dovuti alla dimensione del cliente, ma per il fatto che è mia intenzione ricercare la massima soddisfazione del cliente, indipendentemente dalle sue dimensioni. Voglio che sappia che lo avrei fatto per qualunque cliente.

Esiste un atteggiamento diffuso che ogni cliente giustamente non può e non dovrebbe accettare. "Paga poco cosa si aspetta di avere?".

La qualità di un servizio deve essere sicuramente commisurata al prezzo pagato, ma al di sotto di un determinato livello di qualità non si può andare. Se non si è in grado di offrire servizi basic per una clientela che ha esigenze minimali e che ha un budget limitato, si dovrebbe evitare di farlo.

Ogni cliente, piccolo o grande che sia ha il diritto di essere trattato con rispetto. Anche gli studenti di un'università sono clienti e i dipendenti che prestano un servizio sono di fatto i loro "fornitori".

Il vero problema in Italia è che spesso vengono confusi i termini servizio e servilismo.

La cultura del servizio è importante a qualsiasi livello, dovremmo ricordare che tutti noi siamo di volta in volta clienti o fornitori di qualcun altro. Tutti noi amiamo essere trattati con rispetto.

domenica, dicembre 02, 2007

Team Building 

Le organizzazioni perfette 



Le organizzazioni "perfette" sono quelle in cui i grandi talenti vengono valorizzati all'interno di un gruppo affiatato che tende in modo perfetto allo stesso obiettivo condiviso.

Nel video Steve Gadd + Buddy Rich Big Band

Vite creative 



Ci sono persone che hanno sviluppato un particolare talento creativo, ma la creatività è davvero alla portata di tutti.

Come scrive Weisberg: "creative thiking is not an extraordinary form of thinking. Creative thinking becomes extraordinary because of what thinker produces, not because of the "way" in which the thinker produces it.

sabato, dicembre 01, 2007

Spoof Advertising 



Lo spot di Cadbury del "Gorilla" con colonna sonora di Phil Collins è già entrato nella leggenda come caso di pubblicità virale di successo.

Ci vuole davvero tanta ironia per costruire una parodia che non solo riesce a fare il verso allo spot preso di mira, ma anche a presentare le caratteristiche del prodotto in modo efficace e divertente.

Io mi sono divertito e voi?

Update: Ne avevano già parlato Mr White, Stilosophy e Mizioblog ed è interessante notare quanto le reazioni allo spot siano così diverse (da leggere i commenti). Negli Stati Uniti le parodie pubblicitarie hanno una lunghissima tradizione, non è così in Italia, non so spiegarmi il motivo.

Update II Il post è un pretesto per parlare di pubblicità e parodie, non per discutere specificamente dell'efficacia di questo spot. Facendo un breve sondaggio tra amici e conoscenti, sembra che non sia di particolare appeal per un pubblico femminile a cui dovrebbe essere indirizzato.

Non superate quel limite 



Si è vero la comunicazione del farmaco impone diverse limitazioni, ma ci sono anche altre settori in cui la comunicazione pubblicitaria deve cercare di attirare l'attenzione cercando di non debordare da limiti ben precisi.

Mi hanno segnalato oggi uno spot pluripremiato prodotto due anni fa da JM Creative, che mi sembra interessante.

Immagina 



Immagina di sognare Michael Jackson tornare indietro nel tempo e cantare una canzone natalizia insieme a John Lennon, che hanno composto insieme solo pochi minuti fa per gioco, ma che poi ognuno ha fatto propria e lanciato con grande successo.

Immagina di avere fantasia e un po' di coraggio, immagina di riuscire a pensare ad un marketing più creativo, in cui si vedono le cose in modo differente e in cui nulla sarà più come prima.
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