mercoledì, maggio 31, 2006

Nota di servizio (feed rss) 

Qualcuno mi ha fatto notare che il feed di iscrizione a Marketing Usabile, si è incriccato, per questo l'ho sostituito e adesso sembra funzionare perfettamente.

Questo potrebbe creare disagio a qualcuno che ora si trova costretto a re-iscriversi. Per questo mi scuso con tutti voi per il disagio.

Se doveste notare altri problemi sul blog, vi ringrazio se vorrete farmelo sapere.

Chi volesse, può anche ricevere i contenuti del blog via mail.

A presto

Progettare la comunicazione multicanale 

Progettare una comunicazione di marketing multicanale richiede una serie di competenze molto specifiche:
  1. la comprensione del concetto quasi "filosofico" del termine multicanale per il marketing ovvero come costruire un sistema coerente integrato e olistico in grado di creare valore per l'emittente e per i destinatari
  2. la conoscenza delle caratteristiche, delle potenzialità e dei limiti dei diversi device e delle diverse piattaforme di distribuzione dei contenuti
  3. la capacità di progettare contenuti per le diverse piattaforme e per i diversi device in modo efficace, efficiente ed economicamente sostenibile
  4. la conoscenza approfondita dei propri pubblici, dei loro bisogni, gusti, preferenze e modelli di fruizione
  5. l'indivuazione di un insieme di metriche e l'utilizzo di strumenti adeguati per la misurazione del ritorno sull'investimento
Purtroppo di questi argomenti si discute ancora troppo poco, per questo vorrei cominciare a farlo qui, su questo blog, con l'augurio che l'argomento possa interessare.

Pronti per la multicanalità? 

martedì, maggio 30, 2006

La misurazione che verrà 

Il product placement sarà solo una delle tante forme di comunicazione che si diffonderà anche nel nostro Paese, finora relegata ad un numero molto limitato di agenzie iperspecializzate.

Emergeranno nuove forme di comunicazione, che possiamo definire embedded, ovvero in cui contenuto editoriale e quello promozionale saranno mescolati, così come accade nelle nuove forme di sponsorizzazione.

Per questi contenuti sarà molto difficile misurarne l'efficacia con i metodi tradizionali, per questo, stiamo lanciando la nostra piattaforma di misurazione per questo genere di contenuti, con un prodotto che si chiama embedded impact.

Siamo molto soddisfatti dell'accoglienza da parte degli investitori pubblicitari. Non si tratta di sola misurazione, ma di una metodologia operativa in grado di assistere le agenzie di comunicazione ed i clienti nell'intero processo di creazione e progettazione dei nuovi contenuti di marketing.

Nella foto: un esempio di virtual advertising da parte della società VAS ltd.

sabato, maggio 27, 2006

Advertising e filtri mentali 

Viviamo in un periodo caratterizzato dall'overload informativa.
La disponibilità di informazione anche di tipo pubblicitaria è nettamente superiore alla nostra capacità di processarla. Pensate a cosa potrà succedere in un mondo mediale caratterizzato dalla presenza di oltre 500 canali televisivi disponibili attraverso le diverse piattaforme.

Se processassimo tutta l'informazione che ci arriva, il nostro cervello ne rimarrebbe travolto, per questo filtriamo l'informazione e rimaniamo attratti solo da quella a cui è realmente siamo interessati o che è in grado di incuriosirci.

Girovagando per la rete mi sono imbattuto in un articolo, di cui non ricordo l'autore, che descrive come l'informazione venga processata nel cervello. Ne ho estrapolato la parte più significativa.

"Maggio 1957 - viene pubblicato un articolo su Scientific American che illustra la scoperta della formazione reticolare alla base del cervello. La formazione reticolare è l'interruttore che permette delle nostre percezioni alle idee e all'informazione. Che ci consente di addormentarci quando vediamo un film o sentiamo la musica ma che ci consente di svegliarci quando un neonato piange in un'altra stanza. Come un computer il cervello ha una funzione serch. E' programmato per essere attivo sulle cose che più ci interessano. Notiamo maggiormente le cose che vogliamo notare. Un oculista, nota maggiormente le persone con gli occhiali, chi si focalizza sul colore rosso perchè lo ama particolarmente, vede solo le macchine rosse. Una persona che è intenzionata ad acquistare una Volvo, noterà solo le Volvo. Si tratta di un meccanismo di filtro molto potente del cervello".

La pubblicità che non notiamo, di cui non ci ricordiamo, è quella che illustra prodotti che non ci interessano o che non ha avuto alcun impatto emozionale su di noi.

Per questo nella maggior parte dei progetti di consulenza su cui sto lavorando, mi sto occupando essenzialmente di due cose:
  1. la misurazione dell'impatto emozionale della comunicazione su tutti i touchpoint
  2. la definizione di nuovi criteri per la riprogettazione dei contenuti di marketing
Attraverso la misurazione dell'impatto emozionale dello stimolo ricevuto da differenti messaggi, utilizzando tecnologie innovative come il biofeedback, sto lavorando con 1to1lab, per la definizione di una nuova serie di parametri per misurare l'attention getting, il potenziale evocativo, l'attenzione attiva, rilevando e amplificando gli stimoli biometrici dei soggetti che fanno parte del campione, traducendoli in curve, in modo da costruire gli Emotional Touch Point, ovvero le parti del messaggio in cui vi è massima rilevanza, coinvolgimento e attenzione.

L'innovativa metodologia è alla base per la riprogettazione strategica di tutti i contenuti di marketing.
La metodologia sembra funzionare, vista la soddisfazione di tante aziende che la stanno testando ed il numero crescente di agenzie pubblicitarie che mi stanno contattando.

Mi fa piacere il poter constatare che sempre più agenzie di comunicazione si stia sensibilizzando a questi nuovi temi che fino a poco tempo fa riteneva, troppo futuribili.

Sto costruendo una serie di nuovi modelli relativi ai criteri di progettazione dei contenuti di marketing di cui mi piacerebbe scrivere prossimamente sul blog.

L'immagine è tratta dal sito Echomalibu.com

giovedì, maggio 25, 2006

Word of Mouth 


L'immagine è di Emergencemarketing

L'analisi del Word-of-Mouth 

Sia chiaro, non ho assolutamente nulla contro il word of mouth, che osservo con grande attenzione da tanti anni. Qualcuno si ricorderà che ne ho scritto già nel 1997 su Web Marketing Tools.

All'estero è un fenomeno che si studia con grande serietà, mentre in Italia, se ne scrive in modo meno rigoroso.

Credo sia utile segnalare questo studio della Lappeenranta University of Technology della Finlandia, pubblicato dal prestigioso Journal of Interactive Advertising, dal titolo "Electronic Word-of - Mouth in online environments: Exploring Referral Network Structure and Adoption Behavior."

Stasera mi butto 


Stasera mi butto - Rocky Roberts

Stasera mi butto
stasera mi butto,
mi butto con te
e faccio di tutto e faccio di tutto per stare con te.
Quante volte io credevo che, e invece no, e invece no.
Tu guardavi tutti meno me
e io credevo invece che
ho deciso che mi buttero' e qualche cosa combinero'
Questa volta non ci sono se,
fermi tutti adesso tocca a me
Stasera mi butto
stasera mi butto,
mi butto con te
e faccio di tutto e faccio di tutto per stare con te.
Se per caso tu non credi che e,invece si',e invece si'
Dal momento che mi vedi qui, mi sembra chiaro,e invece si.
Ho deciso che mi buttero',
ma devi fare qualcosa anche tu.
Questa volta non ci sono se, io non ballo adesso tocca a te
Stasera mi butto
stasera mi butto,
mi butto con te
e faccio di tutto e faccio di tutto per stare con te.
Stasera mi butto
stasera mi butto,
mi butto con te
e faccio di tutto e faccio di tutto per stare con te.
Adesso tocca a te
adesso tocca a te
adesso tocca a te!!!

Marketing non convenzionale? 

In un'intervista che [mini]marketing ha concesso ad una tesista sull'argomento guerrilla marketing, si è guardato bene dal definire in modo troppo circoscritto il marketing non convenzionale.

Il marketing non convenzionale dovrebbe essere un percorso di ricerca di nuove strade non ancora esplorate, mentre in molti casi più banalmente si presenta come il tentativo di vendere nuovi servizi da parte di consulenti senza idee.

Oramai street advertising, ambient advertising, blog, podcast e via discorrendo, non fanno più parte del marketing non convenzionale perché sono già diventati mainstream. Cavalcare la tigre, è sicuramente un atteggiamento molto convenzionale.

Trovo che la parte più interessante dell'intervista a Gianluca sia questa considerazione:
"Io credo che guerrilla sia tutto ciò che cattura l'attenzione e il coinvolgimento, utilizzando in modo alternativo uno sfondo, un paesaggio, un oggetto, che viene modificato, in modo inaspettato".

Per fare marketing convenzionale, bisogna fare innovazione, per quella ci vuole il "succo di cervello".

L'immagine è tratta dal sito Brain Juice

La comunicazione non pubblicitaria 

Sto per preparare un viaggio a Londra per incontrare un paio di agenzie di comunicazione, interessate alle nuove forme di comunicazione commerciale non pubblicitaria.

Su questo tema sembra che ci sia all'estero una maggiore sensibilità, mi domando se le agenzie italiane ne abbiamo mai sentito parlare.

E' evidente che i giovani che si incontrano su Myspace, o sul più recente Stickam, richiedono qualcosa di molto diverso da uno spot pubblicitario.

L'altro lato della comunicazione 

Si dibatte sempre di più in rete di marketing e comunicazione. Il numero dei blog che trattano questi argomenti è cresciuto esponenzialmente da quando ho deciso di aprire Marketing Usabile.

Sono aumentate anche le conferenze, i seminari ed i workshop, sui nuovi temi come il corporate blog, il podcasting e le nuove forme di marketing. La cosa non può che farmi piacere.

Devo tuttavia notare che in Italia troppo spesso il dibattito rimane in superficie e non entra in profondità. I nuovi formati pubblicitari, le nuove forme di comunicazione, sono gli elementi più esterni e visibili di un mondo, quello mediale, in profonda evoluzione.

I manager di aziende con cui sono entrato recentemente in contatto, mi hanno confessato in più casi di essere rimasti disorientati, dall'abbondanza di informazioni ad esempio disponibili in rete e dalla mancanza di strumenti di analisi e di approfondimento sugli impatti meno evidenti dei cambiamenti in atto.

Per molti imprenditori non si tratta tanto di sapere che esistono forme di comunicazione non convenzionale a loro disposizione, quanto di comprendere, ad esempio, i nuovi processi produttivi per la comunicazione di marketing, le modalità di razionalizzare il time to marketing, la riorganizzazione dell'architettura dei contenuti di marketing, la progettazione della comunicazione multicanale e multimodale, i nuovi paradigmi del branding, l'evoluzione dei criteri di segmentazione e di misurazione delle audience.

Mi diceva recentemente un responsabile della comunicazione di una grande azienda: "il mio problema non è quello di aprire un blog, ma di comprendere come riprogettare il mio communication mix, per rendere meglio visibili i tanti contenuti relativi ai miei prodotti e servizi. Vorrei anche capire come usare tutti questi nuovi strumenti in modo da differenziarmi dai miei concorrenti e offrire valore ai miei clienti, altrimenti la mia azienda sarà una delle tante ad aprire un blog. Oggi ad esempio un sito web, lo hanno quasi tutte le imprese, un domani potrebbe succedere con i blog o con i podcast.

Come gli architetti non si limitano a progettare la parte esterna (e quindi più visibile) di un edificio, oggi un consulente di marketing, non può limitare la sua sfera di intervento alle strategie, ma deve entare nell'operativo e deve essere in grado di migliorare anche i processi di marketing, perché sia chiaro gli strumenti sono già delle commodities, la differenza sta nella capacità progettuale.

martedì, maggio 23, 2006

La contestazione della pubblicità 

Come ci fa notare in questo post Marco Camisani Calzolari, aumentano gli attacchi alla pubblicità, avallati anche dai toni un po' populisti di certi blog che invece di contribuire a fare un po' di chiarezza, ritengono che lanciare proclami in virtù della loro popolarità possa essere utile al dibattito. Io non sono di questo avviso, ma questa è una mia opinione del tutto personale, liberi di dissentire.

E' innegabile che la pubblicità abbia una sua funzione molto importante in ogni sistema economico, ma anche in ogni democrazia moderna, ma è altrettanto innegabile che essa abbia un grande bisogno di essere ripensata.

Si sta allargando la base di utenza di alcuni movimenti culturali come Ad Busters, il cui obiettivo è di promuovere il concetto di un consumo più consapevole, attraverso gli stessi canoni stilistici della pubblicità, che viene utilizzata contro se stessa ai fini di denunciarne gli eccessi.

Si può non essere d'accordo con questi movimenti e con autori come Naomi Klein, ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fatto, che la pubblicità abbia raggiunto dei livelli di intrusività, di intolleranza e spesso di elevata fungibilità.

Gli operatori della comunicazione, non possono esimersi dal riconoscere una buona parte di queste critiche, come base per un ripensamento profondo sul significato della pubblicità nell'era digitale.

Quando ci chiediamo a cosa serva la pubblicità, faremmo bene a rileggere i testi classici dei grandi teorici e dei grandi pubblicitari del passato, ma anche a trovare nuovi valori e significati, perché se la maggior parte degli utenti di Tivo, skippa la pubblicità, una ragione dovrà pur esserci.

L'immagine è tratta dal sito di Adbusters

Ripensare la pubblicità 

Ridefinire la publicità 

Mi occupo di comunicazione da tanti anni e sto attualmente rimettendo in discussione in modo sistematico ciò che ho imparato e sperimentato nel corso della mia attività professionale, poichè tutto evolve.

Ho passato un paio d'ore a rileggermi diverse definizioni del termine pubblicità.

La maggior parte di esse, fa riferimento a concetti come, visibilità, attenzione, notorietà.

Altre invece insistono su concetti come informazione, persuasione, promozione, attrazione, induzione all'acquisto e via discorrendo.

A mio modesto giudizio, tutte le definizioni di pubblicità in cui mi sono imbattuto, dovrebbero essere riviste, non perchè questi concetti non siano importanti, al contrario, ma perchè non bastano più.

Prendiamo come esempio, la pubblicità elettorale, visto che la mia casella postale ne è colma.
Ho ricevuto decine di messaggi volti a promuovere i diversi candidati alla poltrona di sindaco di Milano, città in cui vivo e lavoro.

Se la notorietà, l'attenzione e la visibilità erano l'obiettivo, devo dire che tutti i messaggi hanno colto nel segno, infatti conosco oggi i candidati ed i loro programmi, ma è sufficiente?

Non ho trovato finora una sola definizione di pubblicità che includa anche i concetti di fiducia, empatia, credibilità, relazione, entusiasmo, rilevanza, valore.
Sono stato particolarmente sfortunato, poco diligente nella ricerca o forse la pubblicità ha bisogno di cambiare pelle, ridefinire se stessa per essere più accettabile nei confronti di una parte sempre più grande di pubblico che desidera solo evitarla?

Credo che di questo si debba discutere, per il bene della pubblicità stessa.

lunedì, maggio 22, 2006

Identità e comunicazione digitale 


Chi si occupa di comunicazione digitale si sarà ripetutamente scontrato con i problemi relativi alla definizione dei criteri di segmentazione. Quelli tradizionali molto spesso non funzionano in rete, anche perché il più delle volte si ha a che fare con utenti che navigano in forma anonima.

Il tema dell'identità in rete è oggi più che mai dibattuto. Quale è il suo significato?
Manahanwill, cerca di approcciare il tema in modo creativo, proponendo una sua fotografia che dovrebbe svelare preziosi elementi della sua identità.

Cosi si esprime:

"This week's Photo Friday challenge of Identity made me think about myself. What is it that constitutes my identity. How do I want others to identify me? I don't identify myself by my job, my town, my country, driver's license, social security number, or numbers on a credit card or bank account, although these are all indeed parts of my identity they are not the primary parts. My identity is much more than any of those things. It's multifaceted and even this self-portrait only represents some of those facets, but I think they are the prime ones at this point in my life. Let me identify some of the elements in this self-portrait. The open palmed right hand identifies me as friendly and open. The back of the left hand identifies me as a private person when it comes to personal matters such as my marriage. I wanted the shadows to be a little strong to reflect my public and private identies and my light and dark sides, which I further stressed by the choice to use black and white. The speaker over my mouth identifies me as a voice talent and a story teller and also that I can be quite loud. I had to learn to speak up in my family. The camera lens identifies me as a continuing lover and student of photography. The lens and speaker also show a little of how I identify with technology. My nakedness indentifies me as a creation of God and a celestial being. These are all ways in which I self-identify."

Nell'ideazione di progetti di comunicazione digitale, nella programmazione dei palinsesti per la neotelevisione, è importante riflettere in modo non convenzionale sul concetto di identità, focalizzando l'attenzione sui propri pubblici, in modo da identificare nuovi criteri di segmentazione più rispondenti all'evoluzione dei modelli di fruizione dei contenuti digitali.

E' un tema a cui sto dedicando tanta energia e su cui tornerò ad occuparmi qui sul blog.

La promozione turistica oggi 

Sarà perché ultimamente ho viaggiato molto tra Vienna, Bratislava, Francoforte e Cape Town, forse, perchè sto preparando il materiale per la docenza per il corso di marketing turistico all'Università Bicocca, ma mi fermo spesso a pensare alla promozione turistica e a quanto noi in Italia abbiamo da imparare dagli altri Paesi in questo ambito.

Provate a rispondere a questa domanda, "quale è una buona ragione per visitare l'Italia". Qualcuno di voi potrebbe rispondere "le bellezze naturali, i monumenti, il buon cibo ed i vini, o la moda". Mi sono convinto che questo non basta più.

Il mare della Sardegna, compete con i Caraibi e spesso i prezzi sono a sfavore della nostra bellissima isola. Di città artistiche, ve ne sono diverse in Europa, ed in Asia, così come la buona cucina, lo shopping sono l'oggetto della promozione turistica di un numero maggiore di Paesi.

Il consumatore è cambiato, ma anche la concorrenza è diventata più agguerrita, non si può più competere per il turista indifferenziato che non esiste più.

Dobbiamo rivedere il nostro sistema di offerta, ma anche la nostra comunicazione turistica per l'incoming e per i turisti che si trovano già nelle mete turistiche. Dobbiamo imparare ad individuare meglio i target per proporre offerte turistiche più rilevanti e mirate.

Penso che si possa imparare dalla Regione Umbria e dal modo in cui pubblico e privato ad esempio hanno saputo collaborare (tra mille difficoltà), nel progettare un evento internazionalmente riconosciuto come Umbria Jazz.

Credo che sia definitivamente tramontata la promozione turistica generica, il viaggiatore è diventato estremamente sofisticato e chiede sempre di più. Non possiamo non tenerne conto.

La nuova comunicazione di marketing 

Non sono molto d'accordo con quelli che spingono le aziende ad aprire un blog, a progettare un podcast e a fare una campagna di marketing virale senza una buona ragione.

Sfruttare le nuove opportunità di comunicazione che ogni giorno si presentano è sicuramente una grande sfida, ma non è sufficiente se non si è disposti a sperimentare nuovi paradigmi.

Non ho trovato un solo podcast aziendale interessante, molte campagne di marketing virale riescono ad attirare la mia attenzione per pochi secondi e poi cadono inesorabilmente nell'oblio.

Le aziende che usano con maggior successo i nuovi strumenti a disposizione sono quelle che già comunicavano bene con internet, che hanno saputo impostare una strategia di servizio efficace per i loro clienti e che continuano a fare in modi nuovi quello che hanno sempre fatto.

Forse è meglio fare un passo indietro e tornare a domandarsi quale sia il significato di un brand oggi e di come si debba lavorare per creare senso e valore per i propri clienti, perché se non lo sono già, i nuovi mezzi di comunicazione sono commodities.

sabato, maggio 20, 2006

Oltre l'advertising 

mercoledì, maggio 17, 2006

La comunicazione b2b 

Il mondo della comunicazione è in gran fermento, Il 2006 sarà sicuramente ricordato come un anno di importanti cambiamenti.

Ho preparato nell'ultimo mese diversi nuovi progetti , prototipi e modelli che afferiscono alla comunicazione b2c, ma non sto trascurando quella b2b, che a mio giudizio, ha una forte necessità di innovarsi.

La revisione di un mio modello sulla comunicazione b2b dovrebbe essere ultimata a giugno; dai primi risultati, ne sono davvero soddisfatto, mi piacerebbe poi testare presto il nuovo modello su un progetto operativo sul campo.

Sull'argomento il Politecnico di Milano è davvero avanti, i tre tesisti che sto seguendo stanno lavorando su tesi sperimentali molto interessanti, vorrei introdurre il tema anche nelle lezioni alla prossima edizione al Master della Tv Digitale, perchè ancora non ho visto in Italia, ad esempio, casi interessanti di comunicazione digitale b2b, mentre quella b2c comincia a consolidarsi anche nel nostro Paese.

Sarei curioso di tenere sotto osservazione qualche segnale debole, ad esempio comprendere se e quanto sono aumentati gli investimenti da parte di società nel comparto b2b, nel search engine marketing, come piccolo indicatore del loro crescente interesse per i mezzi digitali.

Cercherò di informarmi.

martedì, maggio 16, 2006

Il blog come strumento di pr 

Il blog si sta rivelando uno strumento estremamente efficace di pr. Interessanti sono i casi di promozione di libri. Negli ultimi mesi ho ricevuto come mai prima, ben quattro libri da parte degli autori.

Ho ricevuto oggi il recente libro di Jacec Ludwig Scarso, dal titolo Voce per ogni giorno, ovvero un vero e proprio piccolo manuale che contiene "10 regole e 30 esercizi per potenziare la voce e comunicare assertivamente". Il testo è pubblicato da Armando Editore.

L'autore lavora come consulente vocale alla London Metropolitan University e la London School of Contemporart Dance e Circus Space ed è direttore del Mary Ward Gospel Choir e del London Met Choir, ma è anche un consulente di comunicazione aziendale.

Lo leggerò con interesse e mi sarà sicuramente utile nelle presentazioni e in aula.

Se si selezionano accuratamente i target, se si offre un prodotto o un servizio utile, se si consente la prova di un prodotto o il test di un servizio, il blog senza alcun dubbio può entrare a pieno titolo ai primi posti tra gli strumenti di pr, ne sono assolutamente convinto.

Sviluppare il framework creativo 

Ho scritto qualche tempo fa un post sulla creatività in comunicazione, evidenziando l'importanza non solo dell'idea creativa, ma anche del processo creativo, in considerazione delle nuove possibilità aperte dall'evoluzione tecnologica.

Ha destato particolare interesse la mia presentazione a due piccole ma dinamiche agenzie di pubblicità a Cape Town, del mio modello relativo alla progettazione del framework creativo.

Il mio recente viaggio in Sudafrica mi ha molto incoraggiato nel proseguire in questa difficile strada dell'innovazione. Dedicherò al framework creativo gran parte del mio tempo dedicato alla ricerca per l'anno in corso, anche se non trascurerò il lavoro per lo sviluppo di nuovi prototipi e format di comunicazione.

Strategie impolverate 

La foto è di Tango Hui Vone

lunedì, maggio 15, 2006

I citizen innovator 

Chi è che ne sa di più riguardo ad un prodotto? Una volta si sarebbe detto, la persona che lo ha progettato.

Oggi non è più cosi. Ci sono alcuni utilizzatori che davvero ne sanno di più di alcuni prodotti rispetto alle stesse aziende produttrici.

Who knows the most about a product? The creator or the user? Take, for example, surfboards. There is a whole population of surfers whose everyday focus is to maximize their experience in taking a wave. The best experience is found using the best board. Thus, the experts are the users. Von Hippel shows us that across many industries, information technology especially, users are the best minds to influence change and advancement

Se vi interessa l'argomento innovazione, non perdetevi il manifesto di Eric Von Hippel, responsabile del Technological Innovation and Enterpreneurship Group alla Mit Sloan School of Management sul ruolo dei Citizen Innovator

Far fiorire l'innovazione 


La foto è di Canna W

Per una nuova retorica dell'innovazione 

Solo oggi mi sono imbattuto in un bellissimo articolo di Andrea Granelli, che propone una nuova retorica dell'innovazione.

L'innovazione intesa come filosofia, secondo Granieri, si poggia su tre cardini:

1) l'assunzione di responsabilità
2) il coraggio di innovare
3) la capacità di identificare le specificità in ogni settore

Non avrei potuto scrivere un articolo migliore. Questo è il mio piccolo contributo per la sua diffusione.

sabato, maggio 13, 2006

Segno dei tempi (accessori moda per la donna moderna) 



La foto è di Pinkbelt

Questa povera RAI 

Scrive Blogs4biz:

Stupore e ammirazione. Con lungimiranza non comune in Italia la Sipra, concessionaria della pubblicità per la RAI, ha seguito l'esempio americano e deciso di inserire brevi spot in alcuni dei podcast disponibili sul sito dell'emittente pubblica. L'iniziativa è stata denominata RaiPod e per ora riguarda le trasmissioni Rai più "scaricate", ovvero "Radio anch’io" per Radio1, "Caterpillar" per Radio2, "Prima Pagina" per Radio3. Il debutto è avvenuto ieri con la Fiat nel ruolo di primo inserzionista. L'oggetto della campagna commerciale è la solita Fiat Punto.

Ho avuto il piacere di lavorare con professionisti della Rai e di Sipra e devo constatare che in queste aziende ci sono dei talenti straordinari. Con grande probabilità, l'Italia sarebbe ancora più avanti nel campo televisivo, se il mondo politico facesse un passo indietro e se si lasciasse lavorare in pace le persone, dando loro la possibilità di costruire un progetto di lunga durata, indipendentemente dal governo in carica.

Forse è un pensiero ingenuo, ma questo mio blog è uno spazio privato, quindi non mi creo particolari problemi.

Un sano pragmatismo 

Un'altra brillante vignetta di Doug Savage

Ma non è televisione.... 

L'anno scorso alla conferenza sulle Televisioni Digitali, che coo-organizzai con Cesare Massarenti e Michele Mezza, presi la decisione di proporre un panel in cui si far sedere allo stesso tavolo un relatore di Mediaset, uno di Fastweb, con chi proponeva altri modelli di tv come la tv peer to peer o la user generated tv. (ne ho già scritto abbondantemente in passato su questo blog). L'obiettivo era quello, assieme alla scelta del titolo del convegno, (che declinava il concetto di tv al plurale), di dimostrare che non esiste una solo modello di fare televisione, né una tv di serie A, ma di differenti modelli, rivolti a pubblici differenti, per differenti modelli e contesti di fruizione.

All'estero, gli operatori televisivi, molto pragmaticamente hanno deciso di rimboccarsi le maniche e di cercare di presidiare tutti gli spazi in cui i contenuti televisivi vengono "consumati". Ne ho scritto nella mia recensione dell'ultimo Miptv di Cannes.

Qui in Italia, si fanno ancora le distinzioni. "Ma in fondo quella sul web, non è proprio tv, si tratta di audiovisivi di rete, è neo televisione, quelli sono contenuti multimediali".

Cari operatori italiani, lasciamo un attimo le definizioni agli accademici, possiamo anche metterci d'accordo. Ma vogliamo cominciare a costruire contenuti specifici per il mobile, per l'iptv, per il web o continuiamo a cercare di traghettare vecchi modelli in nuovi contesti?

Ai convegni sulla tv digitale, sento parlare tanto di quanto l'Italia sia avanti, del numero incredibile di connessioni in larga banda, di tecnologie che verranno o forse no.

Non varrebbe la pena di tornare a parlare anche di contenuti o mi sbaglio? Scusate se insisto.

Nuovi modelli di fruizione dei programmi televisivi 

La provocazione è di Maurizio Goetz, la foto è di Brian Arner

venerdì, maggio 12, 2006

Verso nuove frontiere del marketing 

E' un mese molto pieno questo di maggio. Appena rientrato dal Sudafrica, sto progettando tre nuovi corsi di formazione sulle nuove forme di comunicazione per la neotelevisione e intanto sembra destare molto interesse anche a livello internazionale il progetto che stiamo portando avanti con 1t01lab per la misurazione dell'impatto emozionale dell'advertising, tanto che sono state moltissime le reazioni da parte di diversi operatori della pubblicità all'intervista che la rivista Tivu ha fatto a Francesco Gallucci e a me, sulla misurazione del product placement.

Nell'arco di questo primo semestre porterò sul mercato diverse innovazioni di processo e di prodotto nel campo della comunicazione avanzata. Non ne posso ancora parlare, ma spero di poterlo fare presto.

mercoledì, maggio 10, 2006

Marketing estremo 

Un'altra esilarante vignetta di Doug Savage

Pubblicità usabile 

Ho molto apprezzato l'articolo di Mantellini sulla pubblicità riproposto sul suo blog. L'ho trovato pacato ed equilibrato, assolutamente condivisibile.

Dovrebbe essere letto dai pubblicitari e divulgato nelle scuole di comunicazione. Per questo ne consiglio caldamente la lettura.

Il mercato dell'auto in Sudafrica 

Ho recentemente acquistato un auto in Italia e ho dovuto scegliere tra tre possibilità: l'acquisto di un'auto nuova, usata oppure a km zero.

L'intero mio processo di acquisto è stato influenzato da internet (e non poteva essere altrimenti, visto il lavoro che faccio). Ho scelto infatti il modello e ho trovato la concessionaria ovviamente in rete.

In Sudafrica esiste un buon mercato delle auto nuove e usate, ma esiste anche floridissimo mercato che si rivolge a chi desidera un auto nuova ma non può permettersene una.

Si continuano a produrre vecchi modelli a costi molto competitivi con una interessante strategia di rebranding e marketing innovativo.

Ad esempio in Sudafrica si produce il vecchio modello di Golf della Volksvagen, che viene venduta sotto il brand Chico, si rivolge ad esempio ai genitori di neo patentati che vogliono regalare un auto nuova ai propri figli senza spendere troppo, oppure alla classe media che non potrebbe acquistare un modello nuovo.

Ha grande successo la vecchia Toyota Corolla, ora "ribrandizzata" Tazz.

Il marketing di queste auto è molto originale, tanto è vero che molti le hanno acquistate anche se si sarebbero potuti permettere anche i modelli nuovi.

Ho molto apprezzato la creatività delle agenzie pubblicitarie sudafricane, che proprio sul mercato di queste auto, ritengo abbiano lavorato davvero bene.

Le tv digitali 

Per chi non è riuscito a leggere il mio resoconto dal Miptv 2006 pubblicato sulla rivista Pubblicità Italia, lo potrà trovare qui.

venerdì, maggio 05, 2006

Promozione del Sistema Italia 


Intanto che in Italia si discute sulla promozione del Sistema Italia, su come debba essere progettato il portale per la promozione turistica e su come utilizzare internet per promuovere il made in Italy, in Sudafrica non si perde tempo.

Devo dire che il sito di promozione del Sistema Paese Sudafrica, mi piace molto.

Comunque a voi il giudizio.

Impazziti per le Crocs 

Qui a Cape Town, sono tutti letteralmente impazziti per le Crocs. Sono pubblicizzate come i sandali più comodi del mondo. Sono vendute in tutti i colori possibili ed immaginabili.

Non si indossano in casa, come se fossero pantofole, si esibiscono rigorosamente in strada, magari abbinandole al colore degli abiti indossati.

Io le trovo veramente orribili, ma ho deciso che le proverò, se sono veramente così comode come dicono, potrei anche acquistarne un paio.

In Italia non sono ancora arrivate, ma conoscendo i miei compatrioti, ho il presentimento, che potrebbero funzionare anche da noi. In tale caso sarò stato il primo ad averne scritto :)

Per chi ne volesse sapere di più, qui il sito.

Come trasformare un business maturo 

L'industria dell'abbigliamento è a torto o a ragione considerata un'industria matura. Le innovazioni possibili non sono solo quelle di prodotto ma anche di processo.

Oggi ho visitato l'impresa in cui mio cugino Cyril è amministratore delegato. E' una società del gruppo Ackerman, importante catena di distribuzione.

La sua società si occupa di servizi, il core business è il riciclo degli appendiabiti. E' una società tecnologicamente molto avanzata ed ha un sistema logistico all'avanguardia.

Gli appendiabiti vengono recuperati da tutte le filiali del grande magazzino, vengono puliti, smistati e rivenduti agli stessi fabbricanti che forniscono Ackerman al 70% del costo, visto che una volta riciclati è veramente difficile distinguerli da quelli nuovi.

Come valore aggiunto quando Ackerman passa un ordine al fabbricante, vi include gli appendiabiti con già le etichette del capo acquistato suddiviso per taglie. Questa operazione riduce i costi sia del grande magazzino, sia del fabbricante.

Per diminuire i costi di questa attività di recupero, labour intensive, è stato fatto un accordo con una cooperativa che usa lavoratori portatori di handicap a cui sono state esternalizzate tutte le operazioni di riciclo.

Vengono poi utilizzate sofisticate tecnologie per l'etichettatura e per lo stoccaggio utilizzando già da diverso tempo l'RFID.

Gli abiti acquistati dalla catena Ackerman arrivano alle diverse filiali dei grandi magazzini, già inseriti nelle grucce, già etichettate con il codice prodotto e la taglia.

Il guadagno unitario non è elevato, ma considerando che vengono riciclate circa 35 milioni di portabiti all'anno, il business è sicuramente interessante.

Logistica, tecnologie avanzate e criteri innovativi di marketing, qui in Sudafrica sono all'ordine del giorno.

giovedì, maggio 04, 2006

Esplorare nuovi mondi e nuovi territori 

Un'altra grande opera di Mattijn

Servizi finanziari al department store 

Perchè non vendere servizi finanziari o assicurativi in un deparment store?

"Ci abbiamo provato e non funziona, nessuno vuole acquistare un prodotto bancario o una polizza sulla casa", potrebbe essere la risposta di un responsabile marketing italiano di una qualsiasi società del settore bancario o delle assicurazioni.

Edgars, una catena di department store vende in Sudafrica con ottimo successo servizi finanziari, ben progettati, in funzione delle esigenze della propria clientela, creati in collaborazione con primarie società banciarie e assicurative.

Vediamo alcuni esempi: di assicurazione:

Personal Accident Plan - assicurazione contro gli incidenti domestici
Commuter travel - assicurazione per i pendolari

Visto che molte persone non si possono permettere un avvocato, Edgars, offre a prezzi competitivi i servizi dei proprio ufficio legale, con il triplice obiettivo di razionalizarne i costi, di fidelizzare la clientela e di ottenere da essa fonti di revenue aggiuntive.

Molto accattivante il claim che così recita "to win a legal fight, you'll need our legal muscle".

Si sottoscrive al servizio e gli avvocati sono a disposizione, quando serve.

Acquistare servizi finanziari da Edgars, o prevelare contanti dal supermercato Pick'n Pay, sono alcune cose che sono possibili in Sudafrica.

C'è modo è modo 

Ogni imprese nell'elaborare la sua strategia decide la sua politica commerciale e lo comunica nelle diverse forme alla propria clientela.

Si possono dire le cose in modo diverso, anche la forma è importante perché contribuisce alla creazione dell'esperienze dei clienti.

In tanti ristoranti italiani si può leggere sul menù che è "non si accettano assengi bancari o carte di credito, così come sull'autobus è facile vedere cartelli in cui si avvisano i passeggeri che è vietato fumare.

All'estero, ho avuto modo di notare, che si presta molta attenzione anche a questi piccoli particolari, che possono sembrare insignificanti, ma basta davvero poco riprogettare creativamente questi messaggi.

In una catena di ristoranti di pesce a Cape Town, Ocean Basket mi ha molto divertito leggere un'insegna fuori dal locale in cui è scritto più o meno che "visto che in banca i pesci, non sono ben accolti, per questa ragione, i nostri pesci non accettano in questo locale gli assegni bancari".

In una libreria di Cape Town in cui si vendono anche giornali, invece di avvisare i clienti che "è vietato sfogliare i giornali" si è preferito optare per una più morbida avvertenza: "caro cliente, sei gentilmente pregato di acquistare giornali e riviste prima di leggerle".

Avevo già osservato il mese scorso sulla metropolitana di Vienna una scritta che in modo molto simpatico invitava i passeggeri a non fumare: "viaggiare sorridendo, non costa nulla, viaggiare con una sigaretta in bocca costa 40 euro".

Si spendono budget elevati in promozione e pubblicità e poi si scivola sui dettagli della comunicazione quotidiana. Si può dire tutto, ma c'è modo è modo.

mercoledì, maggio 03, 2006

Fare soldi in fretta? 

Un'altra vignetta di Doug Savage

martedì, maggio 02, 2006

Questione di termini 

In Italia si fa molto uso del termine esclusivo. Tutto è esclusivo, ma più in termini formali che sostanziali. Un ristorante, una discoteca o un hotel da noi sono esclusivi se vi è una barriera all'entrata, se è difficile entrarvi. Esclusivo, viene dal verbo escludere, ovvero decidere chi può entrare e chi no, chi ha la facolta di "accedere".

In un ristorante esclusivo ti devi vestire elegantemente, devi ordinare del vino costoso ed un pranzo costoso altrimenti ti guardano male,

Nella nostra cultura "della bella figura", ad esempio, in un ristorante elegante dove si cena a lume di candela non si portano i bambini.

Ho cenato qui a Cape Town al Societi Bistro, un locale elegante nel centro commerciale Waterfront. Il cibo è ottimo, il servizio ancora meglio.

Il termine esclusivo è associato al servizio. Sembra' strano un ristorante esclusivo in cui portare i bambini e la famiglia, ma qui è possibile. C'è il menu per bambini, il seggiolino per i bambini, vengono offerte le mezze porzioni.

Insomma l'attenzione per il cliente è massima. Nessuno giudica il cliente, come da noi, se si ordina solo un primo, o se il cliente desidera accostamenti strani che allo chef "piacciono poco", Tutto quello che il cliente vuole, può avere se è disposto a pagarlo.

Una vera differenza culturale, in Italia il termine esclusivo è legato ancora troppo all'apparenza, mentre qui a Cape Town è questione di sostanza.

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